Perché i lucani in questo momento sono inclini al pessimismo sul proprio futuro? Inoltre, ammesso che lo siano davvero, pessimisti, questo sentimento è fondato su basi concrete oppure è frutto di mera irrazionalità, pregiudizio e, magari, di cattiva propaganda?
Quando cammino nella città in cui vivo da diversi anni, Modena, mi capita non di rado di incontrare materani e, più in generale, lucani che a loro volta si sono trasferiti qui con l’intera famiglia al seguito alla ricerca di lavoro o, in alternativa, per ricongiungersi ai figli che, venuti in gioventù in Emilia Romagna per studiare, qui hanno trovato occupazione e non sono più tornati in Basilicata.
Certo, la dimensione economica e professionale non è tutto nella vita ed infatti è in voga sostenere che la felicità abbia natura multidimensionale. Condivido la critica al riduzionismo economicista ma, d’altro canto, è facile il sospetto che la realizzazione nel lavoro e, cosa non secondaria, la possibilità di realizzarsi professionalmente a casa propria, giochi nella definizione della felicità per il cittadino un ruolo gerarchicamente sovra-ordinato rispetto ad altre variabili
Così, non mi ha meravigliato leggere che l’indagine sull’ottimismo (o sul suo contrario, il pessimismo) basata sulla ricorrenza di termini negativi in Twitter, abbia collocato in vetta l’Emilia Romagna e in fondo la Basilicata. In sostanza, secondo i dati raccolti dagli studiosi dell’Università di Milano, quasi due tweet su tre dei lucani esprimono sentimenti negativi, o di tristezza, per usare la terminologia con cui Repubblica ha oggi divulgato lo studio. Invece, meno di un tweet su due in Emilia ha un “sentiment” negativo.
Ho letto qualche reazione piccata al pezzo che Donato Mola ha scritto per Trm e pure qualche critica alla metodologia adottata dai ricercatori. Le reazioni di sconcerto rimandano, almeno in qualche caso, alla storiella del messaggio e del messaggero o, se si preferisce, all’altra storiella della febbre e del termometro: sarebbe bello non avere malattie ma, se queste sono presenti, la persona razionale preferisce essere informata del problema per poi, eventualmente, poter decidere una cura appropriata.
Invece, le critiche “metodologiche” sono più fondate ma, al contempo, perfino più inutili: ovvio che il criterio scelto dai ricercatori per misurare la tristezza dei cittadini sia opinabile, eppure in questo caso c’è una maggiore “oggettività” rispetto ad indagini, piuttosto diffuse in tutti i paesi del mondo, in cui il grado di inclinazione ottimistica viene rilevata con indagini a campione e sulla base delle interviste personali.
E la politica? C’entra forse qualcosa con la tristezza relativa dei cittadini lucani? Anche lì, è sotto gli occhi di tutti, non è che clima e situazione siano delle migliori: quasi l’intero Consiglio regionale è sotto il tiro della magistratura per un’indagine sui rimborsi illeciti percepiti dai Consiglieri e, non solo ma anche in conseguenza di questa tempesta giudiziaria, il Presidente della Giunta si è dimesso ed il Consiglio è stato sciolto anticipatamente. Dunque, crisi economica e sociale accompagnata da collasso del sistema politico, con ampia delegittimazione di gran parte della classe dirigente di questa regione. Così, in conclusione: chiedi pure a me, Materano o Potentino, se sono felice.
Penso che il campione non sia rappresentativo. Twitter, in caduta libera specie in Italia, non è appannaggio di un mass market. Ma sempre più è preso di “mira” da intellettualoidi, pseudo-innovatori sociali, molti politici e moltissimi antipolitici. Qui è il nocciolo. La questione politica lucana è molto discussa ed ovviamente a fronte di 40 inquisiti, c’è una mare di antipolitica che ci marcia e a volte mangia. Al nord non è cosi. Il Welfare dell’Emilia Romagna è di un’altra dimensione. E’ vero che sono più felici perchè vivono in un contesto sociale migliore. Non tanto economico ma appunto sociale. Detto ciò la riflessione del sondaggio non è errata. a Matera e in Lucania in generale si tende sempre a lamentarsi, a piangersi addosso ect. E spesso lo si fa senza neanche conoscere l’argomento specifico tweetato o postato su fb o peggio (come spesso accade nei consigli comunali) senza aver neanche letto i documenti del relatore. Questa fotografia a mio avviso rispecchia la realtà, ma non tenderei come ha scritto Repubblica a cambiare il termine “negativo” in “triste” . Sono due cose molto diverse. Negativo è certo. Triste non ci credo proprio.
Twitter in caduta libera? Spero tu stia scherzando, e soprattutto non dire ad alta voce che fai parte del webteam 2019, altrimenti si spiegherebbero facilmente molte cose.
parlo da uno che ha vissuto per 10 anni in emilia romagna, parlo per esperienza vissuta sulla mia pelle, IN emilia non ero mai incazzato, qui sono sempre incazzato
di errori nella mia vita ne ho fatti molti, ma quello più grosso è stato quello di ritornare nella mia citta.
Caro Mola,
dai tuoi lettori, specie se critici nei confronti di Twitter (si dice così?), mi piacerebbe dicano tre motivi per cui i lucani – quelli comuni – debbono e possono dirsi felici. Se poi leggo sui giornali che gente indagata scrive sui giornali di moralità e cultura e aspira ancora alla candidatura regionale… Che sconforto!
I critici nei confronti di twitter, o comunque critici verso l’idea di misurazioni attraverso twitter, sono in genere utilizzatori seriali di twitter e delle altre reti sociali.
Sicuramente, Hyperbros ha dato il suo piccolo contributo a questo primato negativo di Matera e della Basilicata. Del resto, si possono alle volte scegliere strade più leggere e pop per evidenziare i mali di questa regione ma non vederli o, peggio, non denunciarli sarebbe un crimine contro la Lucania.
Comunque, ho in fondo l’impressione che molti siano infastiditi dalla definizione di “città triste” e dunque dalla etichetta di “cittadini tristi”. Magari il termine “pessimismo” avrebbe suscitato più benevolenza. “Triste” offende il cittadino così come “Conservatore” offende il politico.