DI RAFFAELE TANTONE – L’evoluzione estiva delle proposte politiche sul tema petrolio in Basilicata, sembra essere l’ennesimo sintomo, della mancanza di una Istituzione come il Consiglio delle Autonomie locali, che abbia il compito di coinvolgere i comuni, assicurando la governance su scala zonale di servizi pubblici come i rifiuti, i trasporti, l’istruzione e la sanità.
Si tratta di compiere un salto di qualita’ istituzionale, di creare una camera di compensazione, rispetto a competenze che attualmente sono accentrate in capo ad un ente Regione, che non sembra intenzionato a mollare la presa su questo pezzo di spesa pubblica.
Gli effetti nefasti di quest’accentramento istituzionale e programmatorio,sono certamente evidenti sul tema petrolio, ma anche nei settori agricolo ed energetico, della formazione e dei trasporti,per non parlare dei rifiuti urbani ed industriali.
Quindi la Basilicata esisterà, per citare un interrogativo posto dal blog Hyperbros nei giorni scorsi, se “saprà spogliarsi” di tali risorse e competenze a favore dei territori, e se questi ultimi sapranno organizzarsi per accoglierle.
Si potrebbe obbiettare che In fondo si tratta di obiettivi politico amministrativi,che hanno contraddistinto la programmazione regionale e comunitaria gia’ a partire dagli anni 90.
Ebbene proprio tale circostanza,conferma che qualcosa non ha funzionato negli anni scorsi, e che prevedibilmente continuera’ a non funzionare, se si risponde alle nuove sfide con lo stesso approccio del passato.
Questo forse, e’ il principale limite del ciclo politico del centrosinistra lucano inaugurato nel 1995, non aver dato seguito ai grandi progetti ed alle aspirazioni, che si erano suscitate nella società lucana, tramite la conquista dell’autodeterminazione sui temi: petrolio, acqua ed energia.
Per questo è positivo, che il neo eletto segretario del PD affronti per prima cosa la questione petrolio e “l’ascolto della Val d’Agri”, ma ci sembra opportuno che nel discutere con le comunita locali, la politica ponga sul tavolo proposte ed idee concrete.
Ad esempio sarebbe utile ascoltare la Val d’Agri sul tema Acqua oltre che sul petrolio, per costruire un consenso sulla necessità di messa a sistema di Acquedotto Lucano spa e Societa Energetica, non a caso due soggetti creati proprio in nome della richiamata autonomia idrica ed ambientale regionale.
E non si può ascoltare la Val d’Agri su petrolio, senza sentire la ValBasento che ne accoglie i reflui petroliferi, sarebbe anche l’occasione per fare il punto su Tecnoparco Spa, altra creatura dell’autonomismo regionale, che necessita senz’altro di una ridefinizione dei confini e dei ruoli fra pubblico e privato.
Ed il percorso potrebbe continuare di valle in valle, citando Arpab, altro esempio di cattivo utilizzo dell’autonomia regionale nel settore dei controlli ambientali, o ancora Arbea: ente pagatore che non paga gli agricoltori.
Per tali ragioni, si avverte la necessità di un’istituzione di raccordo con i comuni, ma anche di un luogo di confronto politico esterno all’attuale assemblea regionale, dove la maggioranza di soli due consiglieri espone al rischio di ripetere i compromessi al ribasso del passato.
Ma tale luogo va costruito con la condivisione di proposte chiare, da parte delle forze politiche che aspirano a rifondare le ragioni politiche di una coalizione riformista e liberale in lucania, sapendo bene che le basi culturali ed economiche dei primi anni novanta sono state spazzate via dalla globalizzazione e dai vincoli di bilancio.
In conclusione, visto che ci sono da realizzare dei cambiamenti, e che in qualche modo non si è riusciti a realizzarli negli ultimi 20 anni, sembra auspicabile consigliare un bagno di umiltà e qualche passo avanti su alcune questioni, prima che la realta’ ci presenti il conto!