Sulle dimissioni di Benedetto XVI

papaMi sono chiesto più volte in queste ore se non fosse il caso di aggiungere al coro dei commenti scatenati dalle dimissioni di Papa Ratzinger anche la modesta voce di questo blog locale. Mentre riflettevo mi sono ricordato dell’unica recensione di un film che, a memoria d’uomo, l’editorialista politico Antonio Ribba ha scritto.

La riproponiamo perché, sempre in queste ore, molto si sta discutendo sulla “profezia” contenuta nell’ultimo film del laico regista Moretti.

Crediamo di non sbagliare ripubblicando lo scritto di Antonio dell’ 11 maggio 2011, ancora attualissimo in queste ore. Non solo per la profezia morettiana, ma per la attuale “lettura” che del film il buon Ribba ha fornito. Buona lettura.

I tormenti del Cardinale Melville: la coesistenza di anima e inconscio

(di Antonio Ribba)

Stasera ho visto il bel film di Nanni Moretti, Habemus Papam. Non è un capolavoro ma sicuramente appartiene alla categoria dei film “duraturi”, che non si consumano come un gelato e che quindi restano nel tempo.

Tra l’altro, per quanto il film sia stato duramente attaccato dai critici vaticani, va detto che Moretti ha sempre avuto grande abilità (e anche fortuna) nel saper cogliere attraverso i suoi film i momenti di svolta e di ripiegamento di movimenti (la sinistra giovanile radicale in Ecce Bombo) o istituzioni (il partito comunista in Palombella Rossa; il centrosinistra a trazione Craxiana in Il Portaborse, film di cui però non è regista.) Data questa abilità e sensibilità dell’uomo, magari vedremo davvero un prossimo papa che oppone il gran rifiuto, schiacciato dal peso della responsabilità e dall’umano senso di inadeguatezza al ruolo. Nel comunicare ai fedeli la sua scelta, Melville dice: “non posso guidarvi io, perché io stesso ho bisogno di essere guidato”.

Mi sembra che l’aspetto della psicanalisi non sia davvero centrale nel film, forse più che altro un trucco per inserire il Prof. Moretti all’interno del conclave e costruirvi una serie di gag. Alcune molto riuscite, come la partita a scopa con i cardinali competitivi (nel gioco) o la fulminante battuta sul gioco della Palla Prigioniera, proposto da un cardinale al quale Moretti risponde che il gioco è estinto da almeno 50 anni, altre meno, come qualche battuta da luogo comune sulla Città del Vaticano. Non mi ha neppure entusiasmato la parte, troppo lunga e poco incisiva, sul torneo di pallavolo con i cardinali raggruppati per continenti.

Quello che invece mi ha davvero colpito del film, è il disegno della figura tormentata e umile del cardinale Melville, che ha un crollo psicologico e lancia un grido lancinante di dolore interiore proprio nel momento previsto per l’apparizione al pubblico in San Pietro subito dopo l’elezione. La figura di Melville giganteggia per profondità interiore e livello intellettuale rispetto ai suoi colleghi cardinali in conclave. Raffinato intellettuale, appassionato di teatro (il suo sogno giovanile irrealizzato), che soffre non solo di una crisi personale, che comunque non è certo una crisi di fede, ma che nutre anche dubbi sulla condizione attuale della chiesa. Questi dubbi, critiche, non sono molto enfatizzate nel film, ma vengono espresse dal cardinale mentre vaga in autobus, da solo, per le vie di Roma preparando ad alta voce il suo futuro discorso da Papa. La sua depressione personale e quindi la sua resa finale, sembrano seguire un percorso molto lucido, il che è quasi un ossimoro rispetto ai dubbi e al tormento che caratterizzano il personaggio. L’attore, Michel Piccoli, è davvero molto bravo e intenso in questa interpretazione.

Insomma, concludendo queste mie impressioni su Habemus Papam, forse il film parla più agli atei (come me), e agli agnostici, che ai cattolici. Ma per quanto un credente possa aver piena fiducia nei disegni di Dio e creda nell’anima più che nell’inconscio, la chiesa poggia le sue fondamenta sugli esseri umani. Questi badocams sono fatti di mattoni fragili e hanno natura intimamente contraddittoria. Come dimostrano peraltro molte, plurisecolari vicende terrene di questa grande istituzione.

È anche chiaro che Moretti non ha più l’ispirazione creativa dei tempi di Ecce Bombo, Bianca e La Messa è finita. Ma ad averne ancora di film di questo livello!


Blogger, musicante, lettore, disegnatore e giornalista digitale (in erba).

8 Comments

  1. Giovanni Caserta says:

    Bravo Antonio Ribba. Io che, come lui, credente non sono, resto esterrefatto da un episodio qual è quello, assolutamente imprevedibile, delle dimissioni di un papa, che dice al mondo, pubblicamente, di non reggere alla fatica fisica, psicologica e intellettuale cui lo chiama la sua carica. Ma tutto è relativo. Non si regge ad un qualunque peso o perché chi lo dovrebbe reggere è debole, o perché qualcuno o qualcosa l’ha reso insostenibile. Nel caso specifico immagino papa Benedetto XVI disperatamente chiuso in trincea, a difendere i capisaldi della dottrina cattolica e quei punti fermi che una cultura, e soprattutto un costume (non una morale), non vogliono più, perché volti solo alla conquista e difesa del proprio “particulare”. Penso all’assalto dei divorziati, dei gay, dei sacerdoti che non accettano il celibato, delle femministe che rivendicano l’uso arbitrario dell’utero, di quanti chiedono l’eutanasia, l’incontrollato aborto ecc, i quali tutti, mentre possono farsi difendere dai digiuni Pannella (salvo la buona fede), possono ben anche risolvere i loro problemi in tutta autonomia (rischiando l’Inferno, se sono credenti). E’ un fatto di coscienza e di coraggio. Di certo non possono pretendere l’avallo e l’assoluzione preventiva della Chiesa. Voglio dire che sono con Ratzinger e con la sua strenua difesa di valori su cui la Chiesa fondò sé stessa, come su una pietra, a sicuro beneficio dell’umanità. E mi commuove un uomo che, per coerenza, vedendo il mondo, anche cattolico, pretendere di andare in senso contrario alle sue verità, chiedendo il suo avallo, preferisce uscire di scena, rovesciando il gioco e mettendo i predicatori di nuove verità di fronte alle proprie responsabilità. Un uomo fuori del tempo? Può darsi. Ma stare fuori del tempo non significa, di per sé, stare dalla parte del torto. Normalmente è vero il contrario. Stare nel proprio tempo, infatti, per lo più significa fabbricarsi verità a propria immagine e somiglianza.

  2. Foscus says:

    Dai Caserta, pensare che Ratzinger abbia ceduto perchè non reggeva il peso degli attacchi di gay e abortisti è una bestemmia.
    Il papato è arduo di per se, e forse come molti commentatori hanno notato, sono divisioni e faide interne ad aver pesato. Il dibattito esterno é sempre esisitito, anche più feroce di questo, in epoca risorgimentale o filo-comunista, ma erano motivi in più per rimanere ben saldi invece di cedere, e lo dice anche Ratzinger in una sua intervista:”se mai dovessi dimettermi, sarebbe in un momento tranquillo e sereno, se invece ci fossero sfide da affrontare, quello sarebbe il momento di restare”
    Vorrei inoltre far notare che eventuali recriminazioni gay o divorziste o abortiste riguardano la legislazione italiana, giammai le leggi di una religione, che non sono certo questa a doversi adattare ai mutamenti della società. E mi pare sacrosanto che uno stato abbia le leggi che vuole, a prescindere o anche contrarie a quelle di una religione.

  3. Invece io ritengo le ipotesi del professore più che plausibili.

  4. ezio says:

    Da ateo. Com’è che quando avviene un trauma tale si cercano le motivazioni “umane” e razionali mentre per altre questioni valgono quelle teologiche e/o dogmatiche.
    Vale ancora la scelta del pontefice da parte dello Spirito Santo che illumina i cardinali conclavisti? E se è dogmaticamente così, possiamo affermare che questa volta si era sbagliato?

  5. Questione non di poco conto. Dal punto di vista della Chiesa probabilmente la risposta è che non è lo Spirito Santo ad aver sbagliato. La situazione, dall’ottica religiosa credo sia di una inaudita gravità… Ed il Papa ne è consapevole. Il testo del suo ultimo tweet: «Dobbiamo avere fiducia nella potenza della misericordia di Dio. Noi siamo tutti peccatori, ma la Sua grazia ci trasforma e ci rende nuovi».
    Insomma per quel poco che so e che ricordo ancora, Ratzinger è venuto meno al suo compito e dovere con l’abdicazione. Le ragioni, non sono certamente di ordine religioso, nè di umana debolezza. Secondo me. E sono anche queste gravi. Ma non le conosceremo mai.

  6. ezio says:

    Pietro Angeleri (Celestino V) abdicò quando si accorse di quanto mercimonio avveniva alle sue spalle da parte della Curia e dei potentati che all’interno di essa imperavano a sua insaputa.
    E se emergesse il collegamento della plusvalenza dei 3 mld di euro dalla triangolazione MPS – OPUS DEI – IOR sarammo daccapo al 1394?

  7. AntonioR. says:

    Un non credente, per definizione, non può cercare prove del fallimento dello Spirito Santo. Ma anche per un credente non ha senso: un dogma non è falsificabile da un banale test empirico. Altrimenti non saremmo in campo religioso ma scientifico.
    Qualunque sia la motivazione vera, se ne esiste una, delle dimissioni di Ratzinger e preso atto della sua visione conservatrice della Chiesa, a me il suo sembra un grande gesto. Sempre secondo me, più grande di quello del suo predecessore, che invece scelse di non scendere dalla croce. Per stare all’espressione del più stretto collaboratore di Wojtila.