L’unica risposta di Marcello Pittella alle 10 domande di HyperBros nella quale il candidato alla Presidenza per il centrosinistra citi qualche numero, è quella sui costi della politica e sul trattamento economico dei Consiglieri regionali.
In verità, si tratta di numeri e concetti sparati un po’ troppo in libertà da Pittella. Si tratta anche dell’unica risposta nella quale egli mostri un certo nervosismo, accusandoci di fare disinformazione sulla questione e di non leggere con attenzione le “carte”. Cioè, di non aver studiato a fondo le ampie riforme sui rimborsi e sul trattamento economico promosse dal disciolto Consiglio regionale. Posso tuttavia rassicurare il candidato Presidente: le carte le ho studiate e conosco bene vizi e virtù delle riforme adottate.
Una cosa, subito in premessa: le modificazioni legislative più rilevanti, adottate soprattutto alla fine del 2012, non discendono da scelte autonome del Consiglio regionale di Basilicata ma sono state a questo imposte da norme nazionali. Anzi, queste iniziative di governo e di parlamento nazionale furono adottate, prevalentemente, sulla spinta degli scandali scoppiati in diverse regioni sui rimborsi a consiglieri ed a gruppi consiliari. In pratica, il “commissariamento” delle Regioni è stato una conseguenza dell’incapacità delle Regioni di procedere con iniziative di auto-riforma. Il fatto è che i consiglieri lucani, in verità come buona parte dei colleghi di altre regioni, hanno resistito finché hanno potuto nella difesa delle proprie prebende e dei propri, ormai non più sostenibili, privilegi.
Comunque, Pittella dice essenzialmente due cose:
(a) i rimborsi forfettari per i consiglieri sono stati aboliti da tempo;
(b) gli stipendi dei consiglieri regionali sono stati ridotti del 45%. Entrambe queste affermazioni sono errate.
Sul primo punto, lo sconcerto per l’inesattezza di Pittella è davvero grande, in quanto le nuove norme sui rimborsi prevedono proprio una voce denominata: “Rimborso spese per l’esercizio del mandato” pari a ben 4.500 euro mensili per consigliere. Questo è, precisamente, un rimborso di natura forfettaria. Infatti, ci spiega il dizionario della lingua italiana, si intende per forfait: “Un accordo con cui si stabilisce in precedenza un determinato prezzo, indipendentemente sia dall’ammontare del bene consumato sia dal tempo impiegato a compiere la prestazione”. Definizione che, in particolare nella prima parte, calza alla perfezione per questa situazione nella quale, cioè, il consigliere ottiene una somma fissa prestabilita, indipendentemente dalle spese effettivamente sostenute e dall’ammontare dei beni realmente consumati.
Dunque, il problema che Pittella sembra seriamente sottovalutare, e che è stato sollevato anche dalla Corte dei Conti (che in genere le carte le legge con molta attenzione), è che l’attuale rimborso si presenta come abnorme, non richiede giustificazione delle spese e si configura, di fatto, come una integrazione occulta dello stipendio percepito dai Consiglieri regionali, essendo impensabile che le spese per l’attività connessa al mandato richiedano 54 mila euro netti l’anno.
Sul secondo aspetto, invece, la riduzione di circa il 40% riguarda le spese di funzionamento complessivo per Giunta e Consiglio regionale e questo taglio discende in misura assai marginale dal taglio delle indennità individuali dei consiglieri (taglio che si aggira sul 22% circa del lordo in precedenza percepito). Infatti, il risparmio, piuttosto consistente, di circa 3 milioni di euro annui deriva dalla riduzione del numero complessivo di componenti il Consiglio regionale (da 30 a 20 unità), dalla riduzione del numero di componenti la giunta regionale (da 6 a 4) e dalla forte riduzione dei contributi per i gruppi consiliari.
Ancora una volta, da notare che per quanto ora il candidato presidente rivendichi con orgoglio questi risparmi, in realtà la resistenza della politica lucana è stata nell’insieme assai forte, principalmente per quanto riguarda la riduzione del numero dei consiglieri.
Infine, da sottolineare che per quanto l’importo lordo delle indennità di carica sia stato ridotto, alla fine della storia, però, il salario netto mensile è rimasto inchiodato nei paraggi dei 6.500 euro mensili grosso modo percepiti in precedenza e ciò proprio grazie all’abnorme entità del rimborso spese che è stato previsto dalla riforma.
Vorrei però che fosse chiaro un punto: io non sono un moralista e non voglio ridurre alla fame il povero consigliere regionale ma dico che occorrerebbe, dati anche i tempi cupi economico-sociali che stiamo vivendo, una maggiore sobrietà e, soprattutto, una maggiore trasparenza.
Ripeto quanto già più volte sostenuto, qui su HyperBros e sul Quotidiano di Basilicata, che forse non sempre Marcello può leggermi con la dovuta attenzione, che una parte consistente del rimborso spese per l’esercizio del mandato dovrebbe essere obbligatoriamente destinato alla assunzione di un collaboratore qualificato, in modo da aiutare il consigliere nell’espletamento ottimale del proprio mandato.
In alternativa, si dovrebbe avere il coraggio di ammettere che si ritiene necessario garantire al consigliere regionale uno stipendio da almeno 6.000 euro netti mensili. Ma allora, a quel punto, si riduca l’entità del rimborso spese forfettario e si aumentino le indennità di carica e di funzione. Spiegando questa scelta ai cittadini e alla pubblica opinione.
Chiudo con un consiglio al candidato Pittella: io apprezzo il suo dinamismo e riconosco l’efficacia retorica della sua campagna elettorale però i numeri, così come la verità dei fatti, vanno maneggiati con molta cura.