Regionali Basilicata 2018: Tocca a Margiotta?

Alla luce dei risultati del 4 marzo 2018, con la botta tremenda a Renzi su scala nazionale ed a(i) Pittella su scala locale, il Movimento 5 Stelle può senza alcun dubbio vincere la partita delle prossime regionali lucane

Io non ci troverei niente da dire e, per continuare con il cantautore, non c’è nemmeno niente da capire. Molti all’interno del PdBas sono convinti dell’impossibilità del Marcello bis ma, al momento, si preferisce, come da copione classico, restare sotto coperta.

In sostanza, se le elezioni regionali del prossimo autunno diventano un referendum su Pittella, cosa inevitabile se si ricandida, la sorte del centrosinistra lucano è (quasi) segnata.

Un passaggio necessario per evitare il collasso è la ricomposizione con la sinistra critica, ma di governo, di Liberi e Uguali – Mdp. Alla luce del 6,5% conseguito da LeU alla Camera, una corsa separata darebbe quasi certamente il colpo di grazia alle velleità di governo del Pd.

Ma, ancora una volta, è evidente come Pittella non sia l’uomo giusto per questo cimento. Darei per scontato che Liberi e Uguali non abbia la forza per imporre un proprio candidato. Dunque, a chi toccherà bere l’amaro calice?

Io penso che il candidato del Pd e del centrosinistra debba (e possa) essere Salvatore Margiotta. Come è noto, l’uomo ha dei limiti, non ultimo quello di essere un alfiere del renzismo e, non penultimo, quello di essere tutto fuorché un uomo nuovo. Tuttavia, se il centrosinistra non è in grado di lanciare alla presidenza della regione un esponente della società civile lucana, cioè se come credo non è in grado di perseguire l’ottimalità, allora Margiotta rappresenta un second best realizzabile. Che poi, magari, il Senatore ci sorprenderà e lo vedremo raggiungere in autobus i Palazzi della Regione.

Margiotta ora gioca all’ultrà renziano ma negli anni duemila è stato uno dei perni, dal versante cattolico popolare, dell’alleanza tra gli eredi di Colombo e gli eredi del PCI. Ha buoni rapporti con i Pittella, conditi da una sana dose di reciproca sospettosità, e con l’area Antezza ci si sopporta quanto basta. Peraltro Maria, by simple inspection, potrebbe essere non ostile a, se non proprio contenta di, una candidatura di Margiotta alla presidenza. Ovviamente, l’area cattolica del Pd, De Filippo e Santarsiero in primis, dovrebbe benedire l’operazione anche se per i credenti vale sempre l’antico detto: dagli amici mi guardi Dio. Ipotizzo che Lacorazza e Cifarelli non bramino questa soluzione ma, d’altro canto, non credo dispongano di valide alternative.

Quale progetto politico dovrebbe accompagnare questa candidatura? In genere, un candidato è un progetto vivente, soprattutto se si tratta di politico sperimentato, come appunto nel caso di Margiotta. Il prossimo governo dovrebbe avere tre obiettivi fondamentali: mercato, lavoro e bisogni. Sotto la coltre della retorica Pittelliana, questo governo regionale ha mostrato scarsa capacità d’innovazione. Il Sud e la Basilicata devono liberare la società e l’economia dalla cappa del clientelismo, delle relazioni amicali e dei potentati consolidati. Ciò non richiede superuomini al governo ma, più semplicemente, l’introduzione di più elementi di mercato nel sistema economico regionale. Per esempio, nella ramificata rete delle società e degli enti pubblici. Invece, l’attenzione ai bisogni, cioè la tutela della qualità della vita dei cittadini nei diversi aspetti dell’esistenza, nonché la difesa delle fasce deboli della popolazione, è parte integrante di qualunque progetto progressista degno di questo nome. Infine, la carenza di lavoro e la mancanza di opportunità per i giovani sono altre due piaghe che affliggono il Mezzogiorno. I poteri e le possibilità d’intervento in questo campo, per una piccola regione come la Basilicata, non sono vasti ma ogni opportunità deve essere esplorata.

Vedremo se Margiotta, e più in generale il centrosinistra, saranno all’altezza di questo compito. Se così non fosse, una chance di governo al Movimento 5 Stelle consentirà, senza particolari traumi, una o due legislature di riposo all’opposizione per la coalizione che ha governato la Lucania negli ultimi 25 anni (o forse, meglio, negli ultimi 65).

Antonio Ribba

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