Mi rendo conto, e me ne scuso, che il titolo dice tutto e niente. Ma le riflessioni “atipiche” di questi ultimi tempi che pubblico sul blog e che almeno in apparenza non hanno una grande attinenza con le narrazioni che ci si aspetterebbe facessi di questi tempi forse sono un po’ troppo magmatiche e rendono terribilmente difficile una sintesi chiara.
Intanto va così. Con poco tempo a disposizione per parlare della bella iniziativa organizzata in quel di Potenza (PotenzaSmart). Poco tempo per commentare il “rivoluzionario” Festival di Sanremo e la stanca campagna elettorale, nazionale e locale. Anche da queste parti sono venuti a perorare le proprie cause diversi big. Nell’ultimo periodo e, in ordine sparso, sono passati quasi tutti. Alcuni li ho intercettati, altri no. Angelino Alfano, l’idolo (mio personale) Oscar Giannino, Bruno Tabacci, Pierferdinando Casini, Massimo D’Alema.
Ma la verità, per quanto mi riguarda è che queste elezioni mi hanno stancato e a pochi giorni dal voto, pur essendo col cuore posizionato a destra, non so chi votare. O meglio. Lo so e quindi sarà “atipica” anche la mia scelta.
Un pensiero, prima di affrontare il tema di questo post, lo voglio rivolgere alla memoria di Romeo Sarra, che ho avuto modo di conoscere personalmente lo scorso anno e col quale ci siamo successivamente incrociati diverse volte. E’ vero quel che in moltissimi hanno detto di lui. Una persona buona, disponibile e molto simpatica. Ho avuto la fortuna di conoscerlo grazie al presidente Folino, di cui all’epoca era vice. Ci “prestò” il suo studio materano per registrare una intervista in una caldissima giornata d’estate, coi tempi della politica smorzati dalle ferie e senza condizionatore d’aria. Il prima e il dopo intervista furono piacevoli, commentammo insieme al buon Folino i fatti di questa malandata Regione. E lo facemmo come tre buoni e vecchi amici. Di lì a poco durante un festival musicale per il quale stavo realizzando un reportage, registrai alcune immagini che lo riprendevano mentre danzava coi nipotini in una sfrenata tarantella. E mi disse che non c’erano problemi ad utilizzare le immagini. Non le usai più. La cosa che a distanza di tempo mi colpisce è che era in mezzo ai cittadini di Matera. Era questo principalmente Romeo Sarra. Un materano tra i materani.
Veniamo alle due segnalazioni che volevo fare. La prima viene da Luca Sofri sul suo blog personale e cita a sua volta due notizie di Repubblica.it:
In una, si spiega che durante la campagna elettorale sono molto calate le vendite dei libri e che accade sempre in presenza di eventi importanti: perché la gente è distratta da quelli e legge meno libri. L’altra è la lettera di una lettrice che dice che sulla sua metropolitana non c’era né un libro né un giornale, e tutti giocavano a Ruzzle o mandavano e leggevano SMS, esperienza che conosciamo tutti.
Questo contesto è abbastanza rivoluzionario e costringe a pensare diversamente chi voglia imporre il proprio “prodotto”: è ben diverso capire come battere degli avversari sul tuo stesso terreno o doverli battere in partite che non conosci e che non sono le tue. Ed è ben diverso capire cosa chiede l’utente a un libro o cosa chiede e basta. Traslare progetti e ricerche su questo piano non sarà facile: e c’è sia chi lo sta già cercando da fare, sia chi ancora non si è accorto di niente.
L’altra riguarda da vicino il “blog urbano”. Ed una cosa che Luca De Biase, che tra l’altro ha tenuto un “keynote” a Potenza (me lo sono perso come molte altre cose interessanti in questa indaffarata settimana, sigh!) pubblica sul suo blog. Si intitola “Da informazione locale a informazione territoriale“. E fa il paio con quanto ho riportato dal blog di Sofri.
Forse perchè in questi mesi sto cercando valide motivazioni, forse perchè mi sforzo di vedere una luce in fondo al tunnel (sperando non sia quella di un treno in arrivo, per citare Grillo) ma credo che, con questa barchetta locale che il blog continua ad essere, nonostante tutto, forse, siamo sulla retta via…
L’informazione locale, quella che si occupa della cronaca spicciola della comunità che vive in una città, sembra condannata a non uscire dai limiti di quella popolazione. Ma l’informazione territoriale è destinata a diventare esempio, ricerca di casi, punto di riferimento per altri territori. La globalizzazione è competizione tra i territori. Le politiche di sviluppo sono sempre più chiaramente centrate sui territori. Le comunità territoriali sono dotate di maggiore varietà di opzioni per tentare di alimentare l’energia delle loro popolazioni sulla via della ripresa.
Questo significa che un’informazione territoriale, diversamente da quanto si pensa dell’informazione locale, può ottenere, e anzi dovrebbe ottenere, un’attenzione nazionale importante. Tendiamo a guardare alle soluzioni straniere per ispirarci sulla via delle riforme: ma anche in alcune città e territori italiani si possono trovare esempi e casi da approfondire.