Pittella e il Pd: a questo punto, meglio dirsi addio.

separazione 01Subito dopo le primarie (ma anche prima), ero piuttosto incazzato con i Bubbico e i Folino per alcune scelte politiche sconsiderate, dalla assurda “mediazione” di De Filippo, alla sua nomina a segretario regionale e, più alla radice, per la loro sostanziale incapacità a battersi nel Pd e nel centrosinistra per un rinnovamento politico effettuale. Invece, era cresciuta una certa simpatia per Pittella, del quale non ho grande stima politica ma di cui ho riconosciuto la capacità di battersi in una competizione aperta, magari con qualche colpo basso, per quanto certamente caratterizzata da un grande profluvio di slogan elettorali piuttosto che da adeguato spessore politico-programmatico.

Negli ultimi giorni, però, osservando l’evolversi della incredibile telenovela delle trattative, ho compreso che Mister Pittella sta conducendo un gioco politico che poco mi piace, ma che, soprattutto, temo sia alquanto deleterio dovesse il Pittella diventare il futuro Presidente della Regione Basilicata.

Appare, infatti, ormai chiaro che i Pittella ritengono il Pd e gli altri partiti del Centrosinistra delle “bad company”, cioè delle aggregazioni fallimentari ai fini del consenso elettorale e, dunque, da rottamare o comunque da snobbare. La strategia perseguita consiste nel costruire una coalizione intorno al presunto “Uomo Nuovo” di Basilicata, formata da gran parte dei consiglieri regionali uscenti di area, possibilmente inquisiti; da qualche scheggia un po’ credulona (o magari interessata) della società civile regionale; da altre vaghe liste del Presidente.

Tra queste, spicca la cosiddetta Lista dei Sindaci, coacervo di amministratori di destra e di manca, che nel collasso della politica lucana si sentono ora investiti della missione di rappresentare i territori (e di promuovere finalmente se stessi a ruoli di relativo prestigio istituzionale). Quindi, il Consiglio regionale prossimo venturo che hanno in mente gli strateghi di famiglia è uno assai debole, tanto per la presenza di condannabili e riciclati della politica lucana, quanto per l’approccio atomistico ai problemi della Basilicata che una tale rappresentanza offrirebbe.

A questo punto, punto quasi morto in verità, è allora forse preferibile dirsi addio senza rancori e far emergere agli occhi dei cittadini elettori le differenze di visione e di progetto politico (sperando che in effetti ci siano). Il Partito democratico lucano, la “Bad Company” dei Pittella, promuova dunque una coalizione politica fondata sulle forze del centrosinistra ed aperta alla società civile. Candidi Ernesto Navazio alla Presidenza della Regione, a capo di una coalizione che includa Scelta Civica, il Psi ufficiale e le altre forze della sinistra radicale che si stanno battendo per un rinnovamento totale della rappresentanza consiliare. Piero Lacorazza dovrebbe giocare un ruolo di primo piano in questa coalizione ma il suo profilo, già non fortissimo in partenza, è uscito indebolito dal confronto delle primarie per poter aspirare, almeno in questa fase politica, alla guida del governo regionale.

Navazio lo conosciamo, nel bene come nel male: troppo mobile anch’egli ma senza dubbio uno dei 2-3 politici regionali con una visione del futuro della regione e, aspetto non secondario, uno dei pochi consiglieri uscenti che abbia mostrato di applicarsi con etica alla funzione politica.

In genere, quasi sempre, io sono per il rispetto delle regole del gioco: chi ha vinto le primarie dovrebbe, di norma, essere il candidato della coalizione. Ma la spregiudicatezza di Marcello Pittella, il modello di regione che egli mostra di avere in mente; questa scialuppa di salvataggio che ha lanciato ai naufraghi del disciolto consiglio (ed a se stesso), con sommo spregio di valutazioni morali, mi inducono a ritenere che sia preferibile fermarlo prima piuttosto che dopo.

Sono Bubbico, Folino e Speranza in grado di realizzare questo disegno politico? Non cito De Filippo e Margiotta perché è evidente che buona parte dei loro sodali ha già saltato il fosso, di fatto aderendo alla campagna dell’uomo nuovo. È anche chiaro che un esito di rottura potrebbe indebolire ancor più la già assai fragile Basilicata. Tuttavia, non ho dubbi sul fatto che sul sentiero tracciato dai Pittella ci si sta incamminando verso una legislatura regionale piena di annunci mirabolanti e con poche, o nulle, realizzazioni concrete. Non so se nella crisi epocale che sta vivendo questa regione ci si possa permettere il lusso di non ostacolare la realizzazione di uno scenario politico così deprimente.

8 Comments

  1. gioschi says:

    bella analisi ed anche condivisibile…..io spero, ovviamente, che il finale sia un altro, perchè solo con un rinnovamento (quasi azzeramento) sarà possibile ambire ad un futuro migliore per la nostra regione…non succede, ma se succede……

  2. Franco Ceronchi says:

    Quindi l’autore sostiene che il PD dovrebbe sconfessare il vincitore delle primarie e sostenere alla presidenza un esponenete politico di provenienza centro-destra? All faccia del trasformismo..

  3. astronik says:

    E’ una guerra fra bande…… ci rimetteremo noi lucani, come sempre.
    Una volta la politica era definita “nobile arte”, oggi la si può paragonare ad un circo…..

  4. pietrafesa giuseppe says:

    Rispecchia esattamente quello che io vado dicendo sin dalla indizione delle primarie. Mi piace Navazio e propongo di votare una lista di sinistra con Navazio presidente. Purtroppo questa miserabile destra non lo candiderà, essendosi alleata con Pittella, si gioca al tanto peggio tanto meglio ed allora va bene anche Doino

  5. Ataru says:

    Il problema è che Pittella nella foga della rimonta ha distribuito troppe fiches di quante il banco possa pagare.
    Passi, per modo di dire, l’alleanza con i sindaci dissidenti che solo una settimana prima rispondevano sdegnati a chi insinuava il sospetto che la loro era solo una mossa per trattare con il PD.
    E passi anche l’appoggio di consiglieri uscenti della coalizione di centrosinistra, ma al momento in rapporti burrascosi o inesistenti con il loro partito di appartenenza (Autilio e Falotico ad esempio).
    Era infatti scontato che i vertici regionali del PD e gli alleati storici di sinistra non avrebbero mai avallato l’imbarcare consiglieri di opposizione condannati in primo grado o pesantemente indagati.

    Ciò nonostante io non credo alla rottura perché se è vero che Marcello Pittella si trova ora nella scomoda situazione di non poter garantire i propri alleati, che probabilmente preferirebbero anche la corsa solitaria del loro leader al dover restare fuori dalla sfida elettorale, è anche vero che non può rompere col PD, non tanto per tutelare se stesso, quanto per il fratello Gianni che sta raccogliendo le firme per la corsa alla segreteria nazionale.

    In simile situazione ci sono gli Antezza, con il cuore diviso tra il posto alla Camera di Maria e un Luca Braia che freme per non restare a terra.
    Se il PD fosse un partito serio espellerebbe senza colpo ferire un suo dirigente che facesse apertamente campagna elettorale contro il partito, sopratutto dopo che da Roma gli inviti a ricomporre la frattura non sono mancati, ma sulla serietà e fermezza della segreteria PD ho forti dubbi

  6. AntonioR. says:

    Ataru coglie un punto: la rottura può provenire sia dal Pd, cioè da Folino e De Filippo, sia da Pittella. Se Pittella si incamponisce sulla sua linea del “tutti dentro” è preferibile che il Pd lo disconosca. Tuttavia, vedo che nel pomeriggio di ieri il Partito democratico ha alzato il tiro delle condizioni sul rinnovamento totale e dunque ha lanciato un prendere o lasciare per i Pittella. Se “prendono” si trova l’accordo ed è la cosa più seria. Altrimenti, ripeto, è preferibile presentare due proposte alternative. Anche se, come ovvio, forse la frittata, a questo punto, è ormai fatta.
    Sulla proposta di Navazio candidato presidente del Csx, non mi pare che il soggetto provenga dal Cdx, per quanto un pò mobile, obiettivamente.
    Invece, sul trasformismo, il re è Marcello Pittella, il quale ha stretto disinvolti accordi proprio con esponenti del centrodestra nella campagna per le primarie.
    Indubbio, si stia svolgendo (anche) una guerra per bande.
    Ed è anche vero, come dice Gioschi, che ipotesi di rinnovamento “profondo” sembrano già bruciate.
    Diciamo, in conclusione, che in questa fase, qualche brigante sembra più brigante di altri.

  7. Giovanni Caserta says:

    Chi voleva la distruzione del PD, inventò le primarie, seminatrici e moltiplicatrici di appetiti, odi e discordie. Ci voleva tanto a pensarlo? Non c’era già stato il caso Chiurazzi-Antezza, così infelicemente conclusosi? La soluzione? L’espulsione di chi si è reso responsabile di corruzione e scorrettezza. Ma ci vogliono tempi lunghi e coraggio, tanto più che a decidere, spesso, dovrebbero essere proprio coloro che alla espulsione andrebbero soggetti! Né la Basilicata è terra buona per alternative. Allo stato attuale, ultima ratio, non resta che il commissariamento del partito. E poi? Poi, chissà!

  8. TANTO RAF says:

    effettivamente si chiede a Pittella di non comportarsi come il suo predecessore, cioè di non decidere giunte in solitaria con finti super tecnici, o moratorie sul petrolio che lasciano il tempo che trovano, gli si chiede di condividere le grandi scelte con gli alleati, contrariamente a come hanno fatto i presidenti di provincia o i sindaci di Mt e Pz, che non convocano segretari politici dal giorno dell’elezione.
    il problema è che ste cose, gliele chiediamo anche tramite nuovo segretario del PD, ecco paradosso..

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