Il messaggio passato è che la Regione Basilicata e il Comune di Matera vogliono aumentare le trivellazioni petrolifere, e che Matera in particolar modo ha votato a favore nell’ultimo consiglio comunale e sarà quindi un territorio oggetto di estrazioni petrolifere. Confezionare un messaggio così falso era oggettivamente difficile.
Vediamo invece i fatti nella loro nudità.
FATTO nr. 1: Con il Decreto Legge “Sblocca Italia” del Governo Renzi, convertito in legge dal Parlamento Italiano, all’articolo 38 lo Stato avoca a se le determinazioni di politica energetica nazionale, ed in particolare le concessioni petrolifere. Se fino a ieri queste erano in capo alle regioni, da oggi saranno in capo allo Stato che dovrà regolarsi “di intesa con le regioni interessate”.
CONSEGUENZA: di fatto non si tratta di un aumento delle trivellazioni, ma di un passaggio di poteri, dalla Basilicata allo Stato. E’ comunque ipotizzabile che lo Stato possa concedere i permessi con più facilità di quanto non avrebbe fatto la Basilicata. E’ importante notare come l’articolo 38 parli di “intesa con la regione interessata” e non semplicemente “sentita la regione interessata” che pare lasciare un certo potere di veto alla regione. In realtà, pur se taciuto, il nocciolo del contendere è un altro: se il potere contrattuale è dello Stato, a questi spetterebbero le royalties, invece che alla regione come avviene adesso. Difatti è già oggi così in tutto il mondo, dove le royalties sono incassate dallo Stato centrale (magari a percentuali più alte del 10% della Basilicata) ma non dalle regioni. La vera battaglia tentata, e forse vinta, dalla Basilicata è stata quella di lasciare le royalties in regione nonostante la perdita del potere di rilascio dei permessi ed evitare che anche le royalties prendano la via di Roma, come accade sostanzialmente in qualunque altro Paese.
FATTO nr. 2: Nella Costituzione Italiana vigente, all’articolo 117 è chiaramente esplicitato come “produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia” siano materie dove la potestà regolamentare spetta alle regioni.
CONSEGUENZA: il decreto legge “Sblocca Italia”, nell’articolo 38, riservando la potestà regolamentare allo Stato, pare infrangere l’articolo 117 della Costituzione. Gli enti che ritengono di essere danneggiati dalla legge possono impugnarla presso la Corte Costituzionale. La Regione Basilicata può pertanto impugnare l’articolo 38. I Comuni non possono farlo. Infatti, alcuni consigli comunali hanno espresso richiesta a Marcello Pittella di impugnare l’articolo 38, ma nessuno ha potuto impugnarlo direttamente. Si tratta di un’esortazione, di un principio, di una raccomandazione, con significati solo ed esclusivamente politici e non legislativi. Qualunque cosa accada alla legge, non farà alcuna differenza se un Comune abbia suggerito l’impugnazione o meno.
FATTO nr. 3: E’ parere condiviso e internazionalmente accettato che la politica energetica di un Paese debba essere materia dello Stato centrale, come la difesa, la politica monetaria, l’immigrazione, l’ordine pubblico. E’ sostanzialmente certo che con la nuova riforma costituzionale le materie energetiche passeranno allo Stato.
CONSEGUENZA: Con la prossima riforma costituzionale, la politica energetica passerà comunque allo Stato, a quel punto senza alcuna possibilità di impugnazione, e soprattutto senza alcuna certezza che le royalties delle future estrazioni restino, almeno quelle, in Basilicata.
FATTO nr. 4: Marche, Abruzzo e Sicilia appaiono intenzionate ad impugnare l’articolo 38.
CONSEGUENZA: Anche se la Basilicata dovesse decidere di non impugnare l’articolo 38, la decisione della Corte Costituzionale sarà valida per tutti.
FATTO nr5: il Consiglio Comunale di Matera, dopo tre rinvii, ha discusso dell’argomento in oggetto. Il primo ordine del giorno che chiedeva (dopo essere stato emendato) alla Basilicata la semplice impugnazione, non è stato approvato, ricevendo 15 voti a favore e 15 voti contrari. E’ passato invece un secondo ordine del giorno, che chiede comunque l’impugnazione ma come “ultima ratio”, cioè solo dopo aver provato con altre strade di far modificare la legge, che poi è la decisione dell’assemblea regionale del PD. Una volta approvato il secondo ordine del giorno, sfruttando l’abbandono dell’aula di molti consiglieri, alcuni membri del Consiglio hanno poi chiesto di rimettere ai voti il primo ordine del giorno, grazie ad un articolo del regolamento del Consiglio che prevede la possibilità di rivotare una delibera in parità. Il Segretario ha fatto presente al Presidente del Consiglio temporaneo Cotugno che essendo stato già approvato un ordine del giorno sull’argomento, questo era chiuso e non erano più possibili votazioni sullo stesso argomento, ripescando il primo ordine del giorno non passato, una volta che era stato approvato un secondo ordine del giorno.
CONSEGUENZA: Il Comune di Matera ha difatti chiesto a Pittella, se la legge non dovesse essere modificata, di impugnare l’articolo 38. Certo, la formulazione è bizantina, i rinvii hanno mortificato l’urgenza della questione, ma la delibera parla chiaro. A mio parere è anche corretta l’interpretazione del Segretario: il Consiglio Comunale
dopo aver bocciato il primo ordine del giorno, ha deliberato approvando il secondo. Rivotare il primo avrebbe avuto senso solo se non fosse stato presentato o approvato un secondo ordine del giorno sul medesimo argomento.
FATTO nr. 6: Qualunque cosa avesse deliberato il Comune di Matera, Pittella restava libero di impugnare o meno l’articolo 38. Qualunque cosa decida Pittella, l’impugnazione delle altre regioni rende ormai ininfluente l’impugnazione lucana. Qualunque cosa decida la Corte Costituzionale, questa vale per tutte le regioni e per tutti i comuni italiani, a prescindere dai loro desiderata e dalle loro richieste di impugnazioni.
CONSEGUENZA: Non è vero che il comune di Matera avrà più trivelle perchè il Consiglio Comunale non ha chiesto di impugnare l’articolo 38, per due motivi:
1 – perché contrariamente a quanto si dice, ha chiesto di impugnare l’articolo 38
2-perché a prescindere da ciò, la Corte Costituzionale delibererà per tutto il territorio nazionale
FATTO nr. 7: L’articolo 38 vieta espressamente tecniche di estrazione di shale oil e shale gas, che sono le più dirompenti e inquinanti, e prevede concessioni sperimentali e temporanee in mare.
CONSEGUENZA: Non è vero che viene data via libera al fracking e ad altre tecniche invasive, e per le estrazioni in mare si prevedono passaggi e tempistiche molto più complesse che per le estrazioni su terra.
FATTO nr. 8: le estrazioni petrolifere non sono innocue per l’ambiente e per la salute delle popolazioni che vivono nei pressi dei pozzi e dei centri di raffinamento. Il Governo Renzi pare voler semplificare la concessioni e i permessi di estrazione.
CONSEGUENZA: Pur se la Basilicata riuscirà a trattenere le royalties rinvenienti dalle nuove estrazioni, sarà difatti un contributore netto all’energia del Paese e subirà senza dubbio maggiore inquinamento e maggiori danni alla salute pubblica. Stesso inquinamento e stessi danni se a concedere le nuove estrazioni fosse la Regione invece che lo Stato, naturalmente.
- MISTERO nr. 1: Pittella ha rivendicato l’attuale configurazione dell’articolo 38 come una vittoria per la Basilicata, che in cambio di maggiori estrazioni potrà dotarsi di una rete infrastrutturale all’avanguardia. Peccato che sullo “Sblocca Italia” compaiano molte opere infrastrutturali, ma a parte il bacino idrico del Bradano, nessuna riguarda la Basilicata. Non c’è ad oggi nessun provvedimento del Governo su un Piano speciale delle Grandi Opere della Basilicata.
- MISTERO nr. 2: Pittella ha dichiarato che l’articolo 38 prevede maggiori estrazioni nei pozzi già presenti, o già previsti, ma non l’apertura di nuovi pozzi. Ciò è falso: l’articolo 38 disciplina anche la concessione di nuovi permessi di estrazione, che ormai in capo allo Stato, è facile vengano approvate.
- MISTERO nr. 3: L’articolo 38 fa parte dello Sblocca Italia, che è una legge scritta dal Governo Renzi e approvata dal Parlamento Italiano. E’senza senso mettere sul banco degli imputati il Comune di Matera e la Regione Basilicata, che al massimo potevano suggerire nel primo caso, e impugnare nel secondo, l’articolo 38. Avrebbe avuto più senso protestare contro il Governo o contro il Parlamento (e con i lucani che lo hanno approvato: Bubbico, Margiotta, Viceconte, Antezza, Speranza) che non contro il comune di Matera o la Regione.
- MISTERO nr. 4: L’articolo 38 passa la potestà legislativa della politica energetica dalle regioni allo Stato, e nel nostro caso dalla Regione Basilicata allo Stato. L’articolo 38 non impone maggiori trivellazioni sic et simpliciter. Le proteste di queste settimane contro lo “Sblocca Italia”/”Sblocca Trivelle” pertanto non sono contro le trivellazioni, ma chiedono che la potestà resti alla Basilicata. Ma non è stata proprio la Basilicata a concedere tutte le estrazioni attualmente in funzione e a tutte quelle previste? La gente pensa di protestare contro il petrolio, invece protesta perché vuole che a decidere di trivellare sia la Basilicata e non lo Stato. A tanto è arrivata la disinformazione.