In questi giorni, da ultimi lo hanno fatto lunedì mattina i generali del PD lucano riuniti in assemblea, sono in tanti coloro che provano ad interrogarsi sul significato del “non voto” che ha ispirato, in occasione delle recenti consultazioni regionali lucane, la parte più consistente degli “aventi diritto”. Un contributo interessante per cercare di capire come mai in Basilicata il partito di maggioranza assoluta è quello dell’astensione lo rileviamo in questo articolo di Michela Balzano.
Donato Mola
di MICHELA BALZANO – Le ultime Regionali in Basilicata hanno raccontato di vincitori e vinti. Ma quello che è venuto fuori maggiormente è stato l’astensionismo. Il 53 % degli aventi diritto ha deciso di non votare. Le motivazioni possono essere molteplici. Ma, sicuramente, l’alta percentuale è indice di un malcontento frutto, forse, della disillusione nei confronti degli esponenti politici che i cittadini erano chiamati a votare.Questo è un dato. Poi c’è un altro dato, di cui, forse, si è parlato poco. Perché si può anche decidere di recarsi al seggio e chiedere che venga verbalizzato il non-voto. Una scelta più forte, perché, in questo caso, questa forma di protesta ha un nome e un cognome.
I miei sono Michela Balzano.
Vivo a Gallicchio, sono un’impiegata comunale e mastico politica da quando avevo 14 anni. Le mie ideologie politiche e la mia stessa filosofia di vita sono sempre state legate al partito Comunista e, successivamente, dopo gli anni della scissione, a quello dei Comunisti Italiani. Credevo e credo ancora nella forza dell’impegno quotidiano, al di là di esperienze politiche dirette che, pure ho avuto, anche se non ho mai ricoperto cariche politiche amministrative. Credevo e credo ancora in una politica che renda le comunità protagoniste, i singoli cittadini, uniti nel nome di un impegno comune, insieme ad affrontare i problemi dei piccoli paesi nei quali, come nel mio, davvero ci si dovrebbe sentire come in una grande famiglia. Per questo dedico gran parte della mia vita ai giovani, perché, da presidente della locale squadra di calcio, so che la più grande vittoria è vedere i ragazzi in campo e non, spenti, lungo le strade a non far niente.
E so che ciò in cui io credo, che ho dimostrato con il mio “non-voto”, è ciò in cui credono molti altri che, però, non possono trovare il coraggio di alzare la voce e di manifestare lo scontento.
Cosa si cela dietro la decisione di astenersi o, come ho fatto io, di esprimere in maniera manifesta il mio non-voto? E’ la voglia di credere che ci possa essere una scelta indipendente; la voglia di credere che ognuno di noi possa dare il proprio contributo e che una candidatura sia questo e non la semplice conta dei voti che indicano se e quanto un politico è potente; la voglia di credere che possiamo scegliere di essere rappresentati nelle amministrazioni comunali, provinciali e, in questo caso, regionali, da chi non per forza deve avere legami partitici o amicizie con gli esponenti che vanno per la maggiore; la voglia di credere che la politica sia una missione e non una professione e che, chi rappresenta i cittadini nei diversi rami delle amministrazioni, lo faccia con cognizione di causa e con la competenza che occorre. Io tutto questo non l’ho visto nelle ultime regionali. La voglia di credere che chi lavora nei territori, come le imprese locali, che sono una grande risorsa, non per forza debbano essere legate ad un colore partitico o ad un politico per poter essere sicure di lavorare. Cosa succede se un imprenditore o un sindaco si dichiarano liberi da legami partitici? Saranno lasciati soli? Ora, mi sembra sia così.
Ed è per questo che ho deciso di non votare.
Perché non ho trovato, intorno a me, nessuno che mi potesse rappresentare per quello in cui credo. Vivo, oggi, nella disillusione di una politica di rappresentanza indipendente e mi ritrovo esattamente al centro tra due generazioni che la pensano allo stesso modo: quella di mio padre ottantenne e quella di mio figlio quindicenne che, guardandomi negli occhi, mi dicono che “tanto le cose non cambieranno mai”.
Nel nome di questo, nel nome di un cambiamento che richiede la partecipazione attiva delle comunità, nel nome di un realismo che, però, non è rassegnazione, nel nome di tutto questo è maturata la mia decisione.
Un contributo alla discussione.
“L’astensionismo delle ultime #regionalibas oltre ad essere un’azione di protesta è stato un estremo atto di difesa dell’integrità morale dei lucani”: http://www.kaleidoscopiogiornale.it/primo-piano/la-grande-opera-di-convincimento-%E2%80%9Cdemocratica%E2%80%9D-e-i-piccoli-gruppi-di-interesse