In tema di analisi e di commenti originali, o almeno fantasiosi, noi 4 gatti della cricca dei critici di professione non sempre disponiamo di risorse adeguate. Dunque, per il momento, mi sono riletto questo post di 45 giorni or sono sullo stato di salute della politica lucana. Il trionfale 60% ottenuto da Pittella e dal centrosinistra nelle regionali del 17-18 novembre, non conferma e non smentisce la tesi di fondo dell’articolo. In ogni caso, auguri di buon lavoro ai 20 consiglieri regionali eletti + presidente.
Antonio Ribba
di ANTONIO RIBBA – Nella storia del capitalismo mondiale c’è stata solo una crisi più grave e profonda dell’attuale: la grande depressione economica degli anni 30 del Novecento. Dunque, stiamo vivendo la crisi economica e sociale più grave da 80anni a questa parte. Dentro questa crisi epocale c’è la piccola Basilicata, con il suo di più di problemi, che vanno da una tendenza secolare allo spopolamento (preludio alla sua estinzione), a tassi di disoccupazione da rivolta sociale, fino all’estrema debolezza delle sue istituzioni, da ultimo rivelata anche dallo scioglimento anticipato del Consiglio Regionale.
In un simile contesto, uno si aspetterebbe due cose: che i cittadini accogliessero con i forconi gli esponenti del ceto politico in tour elettorale; che i politici con responsabilità di governo accumulata nel tempo, mostrassero sagacia, umiltà e coscienza del proprio fallimento.
Che i giovani e i meno giovani, almeno per ora, non abbiano preso i forconi dipende dal fatto che c’è una fondamentale differenza tra questa crisi e quella degli anni 30: oggi si parte da livelli di reddito medio assai più elevati rispetto a quelli di un secolo fa e questo, unito ad una maggiore consapevolezza dei disastri che può produrre l’instabilità del mercato, consente di mettere in campo un intervento parzialmente stabilizzatore dei redditi. Al Sud si aggiunge, poi, il tipico welfare in stile meridionale, per cui i redditi e le pensioni dei padri e dei nonni sostengono i consumi, sia necessari che voluttuari, dei figli e dei nipoti. Tuttavia, questa forma di stabilizzazione, a carattere statuale e-o parentale, è pensata, o è comunque idonea, solo per fasi transitorie: se il sistema regionale e nazionale non si rimettono in moto, nel medio periodo, saranno drammi e dolori.
Per quanto riguarda, invece, la reazione del ceto politico lucano, questo non solo non mostra, nei fatti, alcuna consapevolezza della gravità della situazione ma, addirittura, sta mettendo da diversi mesi in campo uno spettacolo di incredibile miseria. Basti un dato: a pochi giorni dalla obbligatoria definizione di liste e di candidati alla Presidenza, non c’è alcuno schieramento, partito o coalizione che sia stato in grado di ufficializzare un candidato governatore, un insieme di liste di sostegno e un programma di governo.
La conseguenza di questo spettacolo dal titolo “non si salva nessuno” che il ceto politico sta mettendo in onda è che, di questo passo, a votare alle elezioni del prossimo novembre ci andranno solo i familiari, gli amici dei candidati e tutti coloro che essendo legati all’esteso sistema pubblico regionale temono, giustamente, il collasso o la rivoluzione. Tuttavia, con la maggioranza assoluta dei cittadini che potrebbe disdegnare le urne e la partecipazione democratica, verrebbero poste le basi per la definitiva cancellazione della piccola Basilicata. Infatti, oltre alla ingovernabilità, che con elevata probabilità affliggerà anche la prossima legislatura, avremo avuto anche un voto con i tacchi dagli elettori sulla rilevanza, tanto della nostra istituzione regionale quanto delle nostre classi dirigenti locali.
Che poi, detto in tutta franchezza, l’attuale miseria della politica lucana altro non è che un grande spot a favore dell’inutilità, se non proprio della dannosità, delle piccole regioni come la nostra.
Un plateale riconoscimento, cioè, della fondatezza dell’asserto secondo cui i piccoli numeri e l’assenza di un’adeguata massa critica rendono inefficiente e costosa per la collettività la preservazione di questi enti.
Frattanto, al cospetto della gravità della situazione politico-economica, continuiamo pure a discutere: se De Filippo promuoverà un nuovo ciclo politico, almeno per se stesso; se la presenza di un Braia sia fondamentale per il prossimo Consiglio regionale; se Folino e Bubbico siano gli alfieri, o piuttosto i traditori, del rinnovamento; se Pittella sia il nuovo o, più realisticamente, il vecchio che ri-avanza; cosa sia oggi il centrodestra rispetto a ieri l’altro, in vista di nuovi, mirabili scenari politici lucani; se Ernesto Navazio riceverà prima o poi una vera proposta di matrimonio o se invece dovrà accontentarsi di essere in eterno l’uomo politico dello schermo; e, infine, se 5Stelle metterà il gatto nel sacco oppure se si tratterà solo, come ormai sembra acquisito, di un altro stanco attore di questa tragicommedia lucana.