L’analisi in politica è tutto, dicevano e pensavano i grandi statisti del passato, da Togliatti a Moro. Nel nostro piccolo di Matera e della Basilicata, dove la confusione politica regna sempre sovrana, ciò appare confermato dai primi vagiti post partum da ballottaggio.
I freddi numeri
Penso che una più adeguata comprensione dei numeri del ballottaggio richieda di considerare insieme voti assoluti ottenuti da Bennardi e Sassone e rispettive percentuali di consenso.
Bennardi è stato eletto sindaco con il 67,5% e quasi 19mila voti. Ha praticamente raddoppiato i voti del primo turno. Ottimo, ma da dove provengono gli oltre 9mila voti che si sono aggiunti al secondo turno? Diciamo subito che al secondo turno non hanno partecipato al voto 8mila materani dei circa 36mila del primo turno. Bene, sembra possibile affermare senza bisogno di grandi studi statistici dei flussi di voto, che (almeno) intorno al 60% dei voti ottenuti da Schiuma (e coalizione, Pd in testa) e da Doria (e sempre coalizione) si siano riversati su Bennardi. Possiamo ragionare in questo modo: oltre 10mila i voti conseguiti da questi due candidati al primo turno; ipotizziamo che di questi tra i 3 e i 4mila abbiano disertato il secondo turno; quasi tutto il restante deve essere andato a favore del candidato sindaco del Movimento 5 Stelle. Cioè, tra i 6 e i 7mila voti.
Se qualcuno è perplesso per questi calcoli, faccia un ragionamento al contrario: ipotizziamo che solo una piccola parte dei voti del Pd, di Schiuma e di Doria siano passati a Bennardi al ballottaggio. Segue, logicamente, la domanda: e gli oltre 9mila voti in più di Bennardi rispetto al primo turno da dove sono arrivati? Dai sostenitori di Sassone? No di certo, visto che Sassone è rimasto lì dov’era, cioè debole, dopo il primo turno: era al 30%, ha chiuso al 32 e spiccioli. Vero che Sassone ha perso 1.400 voti assoluti tra primo e secondo turno, ma è chiaro che una parte degli 8.000 assenti al secondo turno sono anche da ascrivere ad elettori del centrodestra.
Né la parte rilevante del surplus di voti di Bennardi può provenire dai sostenitori di Trombetta e di Braia: i due avevano ottenuto un totale di 4.000 voti al primo turno e non si sono certo spesi al ballottaggio per il vincitore. Inoltre, anche in questo caso, una parte non piccola dovrebbe essersi astenuta. In ogni caso, se anche ipotizzassimo che 2.000 voti del duo Braia-Trombetta siano andati a Bennardi (cioè il 50% di quanto totalizzato dai due al primo turno), resterebbe da spiegare donde provengano i restanti 7.300 voti che si sono aggiunti per Bennardi al ballottaggio.
Riassumendo questa parte: i freddi numeri dicono che il successo di Bennardi è stato decretato dalla scelta degli elettori di centrosinistra, soprattutto simpatizzanti del Pd e di Doria, di votare il candidato sindaco del M5S al secondo turno. Scelta ottima peraltro, che perfino noi di Hyperbros abbiamo invocato e auspicato.
E ora?
L’errore più grande che possono ora commettere Bennardi e gli esponenti della sua coalizione è quello di ritenersi inespugnabili, in quanto aventi una maggioranza netta in consiglio comunale.
Infatti, la coalizione Bennardi ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi pur essendo, nella realtà, a Matera, una notevole minoranza del 27%. Il M5S ottiene 11 consiglieri, più del 33% del totale, avendo ottenuto voti di lista pari al 10,94%! Detta diversamente, il M5S ha vinto le elezioni a Matera, primo perché il centrosinistra storico si è suicidato, secondo perché una parte rilevante del suddetto centrosinistra storico al ballottaggio ha scelto di fare politica e si è schierato a favore del candidato più affine. Senza ovviamente trascurare la logica del sistema elettorale a doppio turno ed elezione diretta del sindaco, che per sua struttura è iper-maggioritario.
Caro Domenico, il consenso è qualcosa di più complesso della semplice somma dei consiglieri di maggioranza. Proprio l’esperienza di Matera dovrebbe insegnare che anche le maggioranze monstre possono facilmente evaporare. Del resto, sia lode a Raffaele Tantone e ai socialisti per la scelta lungimirante fatta a Matera, ma il mio amico Raffaele è, appunto, il segretario provinciale del PSI, non proprio il partito delle vergini politiche! Un partito, sempre il PSI, che negli ultimi anni si è caratterizzato a livello regionale per la fedeltà inossidabile a Marcello Pittella. Ciò, per dire, non propriamente un movimento rivoluzionario.
Bennardi, che si appresta a varare una mostruosa giunta con 9 assessori (ma non si può tagliare qualche ramo, in ossequio al principio di non moltiplicazione delle poltrone?) non deve, ovviamente, inserire in giunta nomenclatura del Pd, ci mancherebbe altro, ma dovrebbe senz’altro aprire la giunta a personalità del centrosinistra largo. Gli sconsiglio di applicare il Manuale Cencelli con PSI – Verdi – Volt – 5 Stelle, mi ripeto, tutte forze largamente sovrastimate in questo Consiglio. Naturalmente, un’apertura della giunta a personalità del centrosinistra implica, cioè si accompagna logicamente, all’apertura di un dialogo politico-programmatico con l’opposizione di centrosinistra. (Conosco già l’obiezione: il programma è stato presentato agli elettori, che ci hanno dato un mandato a governare…… certo certo, non sottovaluto la cosa ma un programma di governo è sempre politicamente dinamico.)
E nel prossimo quadriennio?
Le elezioni di Matera potrebbero, ma non è certo scontato, essere il primo passo assai auspicabile nella direzione di un superamento della esperienza leghista al comune di Potenza e di governo di centrodestra alla Regione Basilicata. M5S + Pd + alleati partitici e civici sono probabilmente maggioranza elettorale sia a Potenza che nella Basilicata. Ma è chiaro che non ci si potrà arrivare per avversità e casualità a vincere in Basilicata. Occorrerà un processo politico e un’alleanza politica e programmatica strutturata. In fondo, è questo il processo che si sta provando a realizzare a livello nazionale, no?
Il M5S dovrebbe perdere qualche ramo secco in Basilicata, in conseguenza della scissione che sta per promuovere Di Battista. Le componenti più estremiste e populiste, amanti della opposizione eterna, alla Pedicini per intenderci, dovrebbero uscire dal movimento. Questo favorirà il processo di sintesi con il Partito democratico. Verosimilmente, anche il Pd difficilmente potrà presentarsi all’appuntamento con il personale politico attuale, tutto immutato, altrimenti si ricreerebbero le condizioni per la rottura avutasi a Matera, cioè con l’impossibilità di accordo con i 5 Stelle ma, in quel caso, e al contrario di quanto avvenuto a Matera, più probabilmente si finirebbe per riconsegnare la regione alla Lega.
A me pare che il M5S a Potenza possa aspirare ad esprimere il sindaco. Sta al Pd, almeno in prima battuta, mostrare la capacità di avanzare un progetto condiviso e una candidatura credibile per riportare la sinistra e il centrosinistra al governo della regione.
Antonio Ribba