In questa fase Folino fa il radicale, forse affetto da un radicalismo etico che, pare, gli abbia rimproverato pure Antonio Luongo. Ma che Folino sulla questione del rinnovamento totale e dell’avvio di un nuovo ciclo politico ci sia o ci faccia, resta vero che alcuni nomi politici della lista De Filippo sono al limite della provocazione e, comunque, rivelano quanto sia vecchia la visione politica del Governatore. Personalmente, di quella lista salverei D’Andrea, per livello intellettuale e serietà politica, ma siamo comunque in ambito di politici che la loro epoca di gloria l’hanno già ampiamente vissuta.
Ho scritto più volte, e detto anche personalmente a Folino, che la sua posizione di rinnovamento e apertura alla società lucana è interessante ed esercita un obiettivo fascino verso l’esterno ma che, al contempo, identificare il rinnovamento per ascendenza politica ereditaria è un limite serio di quella proposta: Piero Lacorazza è il politico più giovane e sveglio della covata, ma dire che con Lacorazza si avvierà il nuovo corso del centrosinistra di Basilicata è azzardato e indebolisce quella posizione, finendo per farla apparire strumentale all’eliminazione del nemico.
Siamo, dunque, all’ultimo atto del sempiterno scontro De Filippo – Folino, i quali incarnano le due vere anime del Partito democratico lucano, la cattolico-dorotea con spruzzata intellettuale il primo e la riformista-manovriera con spruzzata popolare il secondo.
È una guerra senza quartiere, in cui ciascuna falange è convinta di interpretare quel che è bene per la regione e in cui ciascuna non riconosce all’altra una vera legittimazione politica, se non l’essere un mero grumo di potere.
All’epoca in cui Berta ancora filava, cioè all’epoca della copiosa disponibilità di spesa pubblica improduttiva da distribuire arbitrariamente, una sintesi si sarebbe comunque trovata. Invece, ora siamo dentro la crisi economica e sociale più grave da quasi un secolo a questa parte. Il di più in Basilicata è offerto dalla drammatica crisi morale che ha condotto allo scioglimento anticipato del Consiglio regionale. Dato il quadro, questa infinita guerra intestina non potrà che concludersi con la comune rovina delle parti in causa.
Il vero punto, allora, è nel capire se la regione ce la farà a superare questa crisi morale, politica ed economica. Cioè, se le alternative politiche messe in campo saranno credibili e autorevoli.