Entro una decina di giorni occorrerà decidere. La lunga fase di melina e di incertezza, in vista delle elezioni regionali, volge, dunque, al termine. È attualmente in corso, o si è appena concluso, un incontro tra alcune delle gambe del diviso e rissoso centrosinistro lucano.
In sostanza, tutti gli anti-Pittelliani, da Lacorazza a Bubbico, passando per Chiurazzi e Santarsiero, provano oggi a trovare un punto d’incontro, sulla base del principio elementare che correre alle prossime regionali con due coalizioni di centrosinistra è pur sempre meglio che correre con tre.
Ma io mi chiedo: è possibile essere ancora più ambiziosi? È infatti evidente che a meno di miracoli, la riunione odierna non sarà conclusiva, perché Mdp non può che confermare, per ora, il sostegno a Carmen Lasorella, e Piero Lacorazza non può che confermare, sempre per ora, la propria candidatura alla presidenza della regione.
Aperta parentesi: per quanto entro pochi giorni si renda inevitabile una decisione finale, qualche schermaglia e tatticismo, tuttora, non manca. Vito Giuzio è il telefonista ufficiale di Marcello Pittella e sta convocando i riottosi per colloqui “decisivi” col capo. Vito Santarsiero, per quanto dissidente, è pur sempre un democristiano compito e dunque, presumibilmente, concede al capo il colloquio. Invece, Piero Lacorazza, si sa, è un purosangue più bizzoso e quindi si nega.
Torniamo alla seconda (e terza) gamba. Ad un osservatore “neutrale” appaiono chiare due cose: la prima è che se si raggiunge un accordo tra Mdp, Lacorazza e la componente cattolica del Pd in dissidio con Pittella, viene terremotato tutto il Pd, con annessa la candidatura a presidente di Marcello; la seconda è che, di conseguenza, occorre superare le candidature incrociate di Lacorazza e Lasorella. Peraltro, va notato il silenzio degli ultimi di tempi di Carmen, che sembra quasi scomparsa dai radar della politica lucana.
Dopo rapida riflessione, qualche breve chiacchierata e una volta valutati dati e contesto, sono giunto alla conclusione che la soluzione del rebus stia nell’avanzare la candidatura di Roberto Speranza alla presidenza della regione. Sarebbe difficile per Lacorazza negarsi ad una simile candidatura. Non si vede nemmeno la ragione di obiezioni da parte del trio Chiurazzi-Santarsiero-Spada. Speranza è un leader nazionale, per quanto di una piccola formazione, e il Pd, sia locale che nazionale, ha urgente necessità di ristabilire un dialogo politico-programmatico-elettorale con questa componente della sinistra (e viceversa). Quindi, la Basilicata potrebbe essere un altro laboratorio per future intese nazionali.
Ultimo, ma non meno importante, dato che gli esseri umani sono in genere piuttosto egoisti e non trascurano mai troppo il proprio particulare, va considerato che Speranza è un parlamentare e se diventa presidente della regione ottiene un bell’incarico, se invece perde, un incarico di prestigio comunque lo conserva. Tradotto per il colto e per l’inclita: Speranza non ha alcuna necessità di candidarsi anche in una lista per concorrere ad un seggio in Consiglio regionale.
Uno dice, ma allora è così semplice la soluzione del rebus? Non proprio, perché questa sarebbe solo la prima parte della storia. Poi, questa gamba (unita) dovrebbe andare al confronto con Pittella e con quel che resta del Pd più gli alleati storici di Marcello fuori dal Pd (Valvano e il centro mutevole), per provare a trovare un accordo definitivo, in grado di portare al varo di un’unica coalizione di centrosinistra.
Certo, non è facile un accordo, ma di sicuro le orecchie di Pittella, Giuzio, Polese e Valvano sarebbero più aperte nel caso in cui parte delle schegge impazzite del centrosinistra lucano, abbandonate le tendenze centrifughe, dovessero riuscire finalmente a sviluppare una forza centripeta.
Antonio Ribba