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Le perdite sui derivati della Regione Basilicata: un grande problema ancora irrisolto.

I dati ufficiali disponibili al giugno 2013 rivelano che le perdite subìte dalla Regione Basilicata per due derivati sottoscritti nel 2006 con le banche Ubs e Dexia hanno raggiunto i 23 milioni e mezzo di euro. A fine anno, stimando all’incirca altri due milioni e 600 mila euro di perdite nel secondo semestre, saranno oltre i 26 milioni ed alla scadenza dei due contratti, nel 2019, si supereranno, con alta probabilità, i 40 milioni di perdite complessive. A fronte di questi numeri disastrosi, colpisce l’inerzia e la tranquillità con cui la Regione per ora (non) sta affrontando il problema a dispetto, peraltro, dei toni minacciosi ripetutamente utilizzati dalla Corte dei Conti di Basilicata. Questa, infatti, ha ancora di recente argomentato sulla necessità di chiudere questi contratti ed ha avanzato l’ipotesi di un’azione verso i responsabili della scelta di porre in atto operazioni finanziarie con un tale grado di rischiosità per i conti pubblici e, quindi, per i contribuenti.

Ho trattato alcuni aspetti economici dei contratti sottoscritti dalla Regione in un articolo pubblicato sul Quotidiano di Basilicata il 20 febbraio scorso.

Qui riprendo l’argomento, visto che disponiamo ora di dati più aggiornati, sia per quanto riguarda le perdite accumulate che per quanto concerne le previsioni sulla futura evoluzione dei tassi Euribor. Queste previsioni sono utili per stimare l’ammontare delle perdite future in cui incapperebbe la Regione laddove i contratti non fossero sottoposti a revisione o, ancor meglio, risolti.

Sottolineato che io non sono un giurista e che, di conseguenza, non sono in grado di misurare le probabilità di vittoria in caso di apertura di un procedimento giurisdizionale per sciogliere i contratti in corso, noto comunque che gli aspetti (macro)economici della vicenda non sono del tutto chiari perfino agli ottimi procuratori della Corte dei Conti lucana e, quindi, forse vale la pena di approfondire un po’ la questione. In effetti, in un recente documento predisposto dal Procuratore regionale Oricchio (Memoria per la parificazione del rendiconto regionale 2012), si sollevano due preoccupazioni che sembrano tra loro in contrasto: la prima, riguarda il fatto che il debito regionale è prevalentemente finanziato a tassi d’interesse variabili e che, di conseguenza, ciò espone i conti regionali e la programmazione finanziaria ai rischi di future evoluzioni al rialzo dei tassi; la seconda riguarda, invece, gli “effetti altamente aleatori” dell’operazione finanziaria in derivati a mezzo di due contratti di Interest Rate Swap conclusi con le due banche citate. Su questo secondo aspetto, una volta elencati i ripetuti segni negativi per la Regione dei cosiddetti flussi differenziali (per ora chiamiamole, semplicemente, “perdite”), il Procuratore afferma che:

“Tale condizione non può lasciare tranquilli sia l’ente contraente che i soggetti che nel 2006 stipularono i contratti: il primo perché deve valutare ogni azione – anche legale – per risolvere tali contratti ove dimostratisi eccessivamente onerosi, i secondi perché potrebbero essere chiamati da questa Procura a rispondere dei danni eventualmente cagionati all’ente in conseguenza di condotte inescusabilmente negligenti.”

Il punto chiave è il seguente: se indebitarsi a tasso variabile è troppo rischioso per l’ente regione, come appunto rilevato dal Procuratore Oricchio, allora l’operazione sui derivati conclusa dalla Regione è stata (quasi) da manuale. Infatti, il fine perseguito dai tecnici della Regione con i contratti stipulati alla fine del 2006 fu esattamente quello di convertire un mutuo a tasso variabile in uno, più stabile, a tasso fisso. Più precisamente, su un capitale sottostante (nozionale) di circa 212 milioni di euro, i contratti di Interest Rate Swap stipulati prevedevano lo scambio di flussi di pagamento semestrali, fino al 2019, tra la Regione e le Banche contraenti così regolati: la Regione paga un tasso fisso alle Banche del 4,625% e le Banche pagano alla Regione un tasso di interesse variabile (Euribor a 6 mesi) maggiorato di uno spread di 0,185.

In pratica, se per ipotesi l’Euribor semestrale più spread si fosse mantenuto nel tempo al valore di 4,625, allora il flusso differenziale sarebbe stato pari a zero. Ma, come ovvio, così non è andata visto che, tra le altre cose, la struttura dei tassi Euribor varia giornalmente. Dunque, una prima conclusione è che con i contratti derivati sottoscritti alla fine del 2006 la Regione si coprì dal rischio di rialzo dei tassi, trasferendo questo rischio su Ubs e Dexia.

Il problema, però, è che mentre la Regione scelse di coprirsi dal rischio di aumento dei tassi questi, letteralmente, crollarono dopo il 2008, determinando così flussi differenziali negativi (eccesso di pagamenti alle banche rispetto a quanto ricevuto) di ragguardevole entità. I dati sui flussi sono sintetizzati nel grafico sottostante. Ad eccezione del 2008, si sono avuti sistematici segni negativi e stimando almeno altri 2 milioni e 600 mila euro di “perdite” nel secondo semestre 2013, si giungerà alla fine dell’anno ad un totale negativo (cumulato) per la Regione superiore ai 26 milioni di euro.

Il problema è che se un soggetto, o un ente, si copre con un derivato dal rischio di rialzo dei tassi, convertendo quindi il mutuo variabile in un nuovo mutuo a tasso fisso, sta al contempo perdendo i possibili vantaggi ottenibili da future cadute dei tassi che, nel caso oggetto di analisi, vengono quindi incamerati dalle Banche.

Ma non c’è solo la perdita già acquisita, purtroppo. Le previsioni di mercato alla fine del mese di giugno relative all’andamento dei tassi Euribor nei prossimi 6 anni sono, dal punto di vista della Regione, davvero sconfortanti, in quanto sulla base dei dati economici di cui si dispone oggi la previsione è che i tassi rimarranno permanentemente (ed anche nettamente) al di sotto del 4,625. Ovvero, continueranno fino al 2019 cospicui flussi differenziali negativi in danno della Regione Basilicata. Riportiamo anche un secondo grafico, sperando che possa aiutare a comprendere meglio l’origine delle perdite che affliggono l’ente. È, peraltro, inutile sottolineare che queste previsioni sui tassi sono soggette a continui aggiornamenti nonché a bruschi mutamenti. In estrema sintesi, l’andamento dei tassi sulle scadenze brevi e, dunque, la previsione sulla loro evoluzione, dipende dalle scelte di politica monetaria della Banca centrale, scelte a loro volta connesse all’andamento macroeconomico complessivo, in modo tale che i tassi, generalmente, aumenteranno in presenza di ripresa dell’attività economica e laddove vi siano timori di aumento nel tasso d’inflazione.

Come si vede dal grafico sottostante, mentre è ragionevole prevedere una risalita graduale dei tassi nei prossimi anni, questi comunque rimarranno nettamente al di sotto del livello di pareggio con il tasso fisso pagato dalla Regione Basilicata e, quindi, è altissima la probabilità che si rimanga in perdita per tutti i 6 anni di residua durata dei contratti derivati.

Questo grafico chiarisce che nel 2008 si ha un flusso differenziale positivo, cioè un guadagno per la Regione, perché l’Euribor sale al di sopra del tasso fisso che grava sul mutuo regionale. E, in verità, questo è anche l’unico anno in cui ciò si verifica.

Avviandoci alla conclusione: se la Regione avesse scelto nel 2006 di finanziarsi al tasso variabile avrebbe risparmiato un esborso, in termini di minor spesa per interessi, che a fine 2013 sarà superiore ai 26 milioni di euro e che nel 2019 si sarà, probabilmente, collocato al di sopra dei 40 milioni. In tempi di dure restrizioni sulla finanza pubblica e di crisi economica e sociale, questo trasferimento di risorse dalla Regione Basilicata alle Banche d’affari rappresenta una grossa ferita, tuttora aperta.

Da notare che per rendere di più semplice lettura il grafico, ho riportato solo i dati storici sui tassi successivi al 2006. Tuttavia, se si guardasse anche ai dati dal 1999 al 2005, si scoprirebbe che pure in quella fase storica raramente il tasso Euribor varcò la soglia del 4,625%. Ciò suggerisce che per quanto il crollo dei tassi in epoca più recente fosse difficilmente prevedibile nell’autunno del 2006, l’operazione compiuta dalla Regione, e suggerita dai suoi consulenti, bancari e non, sembra presentarsi come molto più appetibile e vantaggiosa per Ubs e Dexia che per la Basilicata.

In pratica, nel 2006, questa specifica operazione in derivati del tipo Interest Rate Swap, sarebbe stata da sconsigliare sulla base di due considerazioni: la prima è che il tasso fisso proposto alla Regione (4,625%) era troppo elevato rispetto alla media storica dei tassi variabili, Euribor; la seconda, è che una copertura dal rischio di rialzo dei tassi variabili è ragionevole nelle fasi iniziali di ripresa del ciclo economico, quando cioè è prevedibile un futuro e consistente rialzo, e non invece nelle fasi più mature del ciclo, quando è cioè probabile che anche la fase ascendente dei tassi stia volgendo al termine. In effetti, escludendo per i rappresentanti delle due banche interessate una vocazione a far da benefattori, sono queste le valutazioni che, verosimilmente, spinsero Ubs e Dexia a mettersi dalla parte della ragione, piuttosto che della regione.

Ora, dunque, che fare? Se si ritiene l’analisi condotta in questo articolo corretta, è chiaro che si dovrebbe ritenere urgente liberarsi del peso di questi contratti derivati. Contratti che potrebbero causare altri esborsi per la Regione sull’ordine dei 20 milioni di euro nei prossimi 6 anni. Altrettanto chiara è la necessità, però, di fare presto in quanto, banalmente, più tempo passa e più aumentano le perdite ma, soprattutto, e questo è un po’ meno banale, se trascorrono altri due-tre anni rimanendo prigionieri dei contratti, ci si avvicina pericolosamente alla scadenza naturale ed, inoltre, in una situazione di probabile tendenza al rialzo dei tassi di mercato. In altri termini, ci manca solo la beffa di passare a nuovi finanziamenti a tasso variabile fuori tempo massimo, rimettendoci ulteriori risorse.

Come già detto al principio del post, non ho competenze giuridiche e quindi non sta a me pronunciarmi sulle possibili strade legali da intraprendere per chiudere i derivati, se per via di (ri)discussione amichevole con le due banche interessate o, in alternativa, con modalità più aggressiva, finalizzata ad ottenere non solo la rottura del contratto ma anche eventuali risarcimenti per le perdite subìte.

In ogni caso, è evidente che uno dei primissimi compiti della futura Presidenza regionale dovrà essere quello di affrontare ad alta velocità il grande problema, ancora irrisolto, delle operazioni finanziarie sui derivati della Regione. Naturalmente, stiamo qui parlando del prossimo governo regionale, perché non ci consta un’iniziativa incisiva, sul tema, dell’attuale. Forse, perché c’è la convinzione che vada tutto bene, sul fronte derivati.

Infine, una nota di merito per la Presidenza e per gli uffici regionali sul tema della trasparenza delle informazioni in questa materia finanziaria. A confronto con le reticenze ed i misteri che avvolgono da due decenni i derivati del Tesoro italiano, in pratica trattati alla stregua di un segreto di Stato, l’approccio della regione è sicuramente aperto e positivo. Certo, e qui volentieri ci ripetiamo, lo è un po’ meno la passività con cui si stanno perdendo ingenti risorse.

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