L’aritmetica politica di Pittella e del Consiglio regionale

Marcello PittellaLa linea Pittella sul Patto di Stabilità, in modo assai sofferto, con una miseria di 11 consiglieri a favore, ovvero poco più del 50% del Consiglio regionale, è passata. È stato dunque approvato il disegno di legge, emendato, con il quale si rompe il Patto di Stabilità Interno e si afferma il diritto della Basilicata ad aumentare le spese, oltre il tetto imposto da una norma nazionale.

Sottigliezze giuridiche, a cui hanno dato un contributo giureconsulti presenti nei gruppi, e proposte di buon senso economico provenienti da componenti dell’opposizione, hanno modificato qua e là il progetto di legge originariamente approvato dalla Giunta regionale. Ma la sostanza non cambia.

Appare chiaro che una delle scommesse di Pittella è stata perduta, visto che non solo è mancata l’unanimità ma che addirittura sono state necessarie trattative in limine mortis per ottenere il consenso della maggioranza dei componenti del Consiglio.

In verità, la strategia di attacco al Patto scelta da Pittella e da una risicata maggioranza del Consiglio è sbagliata, soprattutto in quanto crea aspettative nei cittadini e nel mondo economico lucano che con elevata probabilità saranno, almeno nell’immediato, frustrate. Verosimilmente, stiamo assistendo alla moratoria numero 2.

È vero che la Basilicata ha buoni argomenti politici sul libero utilizzo delle royalties petrolifere ma se questa legge dovesse sopravvivere ai vagli successivi, fino alla Corte Costituzionale, allora vedremmo il proliferare di leggi regionali ad alto tasso di creatività contabile, che di fatto impedirebbero un coordinamento nazionale sui vincoli di finanza pubblica. Quindi, la probabilità che questa iniziativa legislativa sopravviva a se stessa è assai scarsa.

Per di più, la maggioranza di centrosinistra tutto ha fatto in questi primi 6 mesi di legislatura fuorché rivoluzioni. Per caso qualcuno ricorda una qualche riforma di rilievo promossa, o almeno avviata, da Marcello Pittella?

Renzi sta battagliando in Europa, per quanto non mi pare stia proponendo rivoluzioni sulle regole europee che non avrebbe, non diciamo la forza di imporre ma nemmeno di introdurre in un’agenda di discussione tra capi di governo.

Tuttavia, Renzi si è presentato con una buona credibilità al tavolo europeo, avendo avviato una serie di riforme in campo istituzionale ed economico che, condivisibili o meno, danno comunque l’idea di una visione su un insieme di interventi strutturali. Invece, lo ripeto, il carniere di Pittella è tristemente vuoto, per cui diventa anche difficile rimuovere la sensazione che si stia cercando una battaglia simbolica per mascherare un sostanziale immobilismo riformatore.

In realtà, ancora una volta, la strada maestra non è stata seguita, ovvero quella di un documento di indirizzo politico sulla questione “Patto di Stabilità interno e ragioni della Basilicata” che avrebbe avuto, probabilmente, un sostegno unanime dal Consiglio regionale. Certo, una strada meno spettacolare e, dunque, poco “Pittelliana” ma, al contempo, anche molto meno velleitaria. Se ho compreso bene, questa strada alternativa è stata suggerita solo da Rosa e da Romaniello.

A ben riflettere, il Governatore e il Consiglio si sono messi in una strana posizione. Infatti, se la linea della Basilicata è davvero intransigente o, a maggior ragione, se si ritiene che la legge approvata sia a prova di Consulta, allora si cominci da subito a spendere le risorse aggiuntive rinvenienti dalle norme approvate! Cioè, si sfondi per davvero, mettendo al bando le “provocazioni”, il Patto di Stabilità. Se invece questo, come è quasi scontato, non dovesse accadere e se si dovesse scegliere di rimanere in attesa della risposta del governo o di una futura sentenza della Corte Costituzionale, allora non cambierebbe nulla per i prossimi 6 mesi in termini di risorse effettivamente spendibili per la regione. E ciò finirebbe per rendere incomprensibile la scelta di una legislazione regionale d’urgenza da parte della Basilicata.

Certo, il governo nazionale potrebbe restare impressionato da quest’atto di ribellione e fare grosse concessioni a Pittella. Ma, e qui torniamo a un punto precedente, le altre regioni, in quel caso, starebbero a guardare? Tra l’altro, con una contrazione in corso nelle già misere previsioni di crescita per il 2014, il deficit pubblico nazionale in rapporto al Pil tornerà per la fine dell’anno ad avvicinarsi alla soglia del 3%. Dunque, difficile ottenere grandi concessioni da Renzi per il 2014, mentre invece per il 2015 il governo ha già annunciato l’intenzione di rivedere-rilassare il Patto di Stabilità interno.

In conclusione, mi risulta difficile comprendere la strategia politica di Pittella e dei consiglieri che l’hanno seguito. La mia impressione è che più d’uno, al netto dei fedelissimi del gladiatore, abbia subìto l’iniziativa, cercando alla fine del percorso in aula una limitazione del danno.

È davvero un grosso azzardo quello compiuto dal Consiglio regionale e se l’azzardo fallisce, la credibilità della politica e delle istituzioni, già piuttosto bassa, subirà un altro duro colpo.

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