La direzione del Pd regionale? Verso Lauria!

Prima di tutto una censura per il forte ritardo con cui sono iniziati i lavori: la direzione del Pd lucano annunciata per le 16 di ieri, e trasmessa in streaming, è iniziata con ben un’ora e 25 minuti di ritardo. Una sciatteria inammissibile per un partito che vorrebbe (ri)candidarsi alla guida della regione. E non proprio una bella figura di fronte alle 800 persone che hanno seguito la diretta (i dati di ascolto sono stati annunciati da Speranza nelle conclusioni).

Venendo all’esito della direzione, ha vinto il quartetto De Filippo–Margiotta–Pittella–Speranza e ha perso il trio Bubbico–Folino–Lacorazza. La vittoria del quartetto è nella direzione che ha preso il Pd regionale, netta e decisa verso Lauria, e nella scelta metodologica delle primarie che, per quanto suscitino entusiasmi nei giovani Renziani di Lucania, sono state in realtà concepite, ancora una volta, ad arte per consentire la continuità della nomenklatura.

La rabbia incontenibile di Folino e la delusione espressa nell’intervento di Bubbico, rivelano in modo chiaro chi siano i perdenti. Così come l’intervento da statista di paese di Marcello Pittella e quello da vescovo smaliziato di Margiotta, dicono in modo altrettanto chiaro chi siano, al momento, i vincitori di tappa.

Bubbico e Folino, a dispetto di un certo stile politicamente altezzoso e dalla retorica roboante, sono morti di tattica e di associata assenza di strategia politica. La loro opzione preferita era per un candidato alla Presidenza regionale, esterno al Partito democratico ma comunque indicato dagli ex Ds. Storicamente, in Basilicata, questo approccio ha significato la cooptazione ufficiale all’interno del sistema di potere di qualche papavero che ne facesse ufficiosamente già parte. Posizione debole in questi tempi di crisi sistemiche, ai diversi livelli, che richiederebbero battaglie politiche a maggiore intensità e profondità. L’assenza di strategia politica risalta anche dalla strampalata pretesa di ottenere l’investitura per il proprio eletto, esterno o interno che fosse, dal caminetto dei Baroni. In sostanza, la regola dell’alternanza tra Popolari e Ds alla guida della Basilicata, avrebbe dovuto imporre, quasi per diritto divino, la designazione del candidato Presidente da parte di Bubbico e Folino. Ma, evidentemente, così non è andata. Inoltre, il non aver preparato per tempo la strada per una investitura di un candidato della società civile, possibilmente legittimato dalle primarie, spiana ora la strada per una facile vittoria di Pittella.

Una interessante caratteristica del dibattito interno al Pd, così come evidenziato anche dalla riunione di ieri pomeriggio, è che di alcuni temi chiave, da tempo presenti nel dibattito pubblico lucano, non si fa alcuna menzione e, a quanto pare, non ci si riflette neppure sopra: un sistema di gestione della cosa pubblica a forte intensità clientelare; una caduta dell’etica pubblica di cui le recenti inchieste giudiziarie sono solo l’ultima cartina di tornasole; la necessità di introdurre maggiori elementi di mercato in un sistema economico e politico regionale che è troppo “socialista”, burocratico e paternalista; scelte più rigorose sul fronte dei cosiddetti costi della politica e, più in generale, sul fronte delle eccessive spese di gestione connesse a questo sistema pubblico lucano.

In verità, ci sono altri temi di rilievo nel dibattito pubblico, forse perfino più importanti, il primo dei quali essendo senz’altro il difficile connubio tra petrolio e ambiente. Sono temi dai quali sarebbe potuta emergere, nel Pd e nel centrosinistra regionale, una selezione di uomini, nuovi o meno nuovi, con differenze ancorate più a visioni alternative sul futuro della regione che ad appartenenze feudali. Invece, negli interventi in direzione, ed anche in quelli fuori dalla direzione, si preferisce parlare per slogan astratti, quelli apparentemente in grado di motivare le truppe, come ad esempio nell’asserto del segretario regionale Speranza: “Il Pd ha al suo interno le energie per essere all’altezza di un compito storico difficile”. O, su un piano di pura rivendicazione metodologica, come fa Bubbico quando invoca: “La necessità di un salto di qualità nell’analisi politica, salto al quale anche tu Roberto devi contribuire”. Qui l’uso delle virgolette e un po’ eccessivo, ma tutta la sostanza è preservata.

Abbiamo parlato di vittoria di tappa, per Marcello e per i suoi sostenitori. Tuttavia, il Giro di Basilicata è ancora lungo. I Pittella sono una notoria macchina da voti, unendo in modo mirabile i recenti inni alla modernizzazione della politica, cantati un giorno sì e l’altro pure dal neo-Renziano e leader familiare Gianni, con una solida tradizione notabilare di adeguato controllo di voti e clientele. Dunque, i Pittella come grandi favoriti per le primarie di coalizione e probabili perdenti nella conquista del Governatorato? I problemi non sono pochi, e in buona parte ci sarebbero per ogni candidato del Pd ma due, in particolare, sono insidiosi per Pittella e per il centrosinistra.

Il primo riguarda la continuità con il passato, implicita nella candidatura, per una regione che è sull’orlo del fallimento economico e politico: o la coda dei cittadini insoddisfatti si rifugia nel non voto oppure per Pittella e per la sua coalizione non c’è partita. Il secondo problema, non meno insidioso, riguarda la vicenda “Scontrinopoli”: ma davvero si pensa, come se nulla fosse accaduto, di ripresentare gran parte degli uscenti, magari in buona parte rinviati a giudizio? È difficile che il Lodo Luongo, non vengono inseriti in lista i rinviati a giudizio, possa essere sospeso per l’occasione. O si pensa che i Consiglieri regionali siano pesci talmente piccoli da sfuggire alle reti della pubblica opinione?

Infine, una breve considerazione sulla “sofisticata” strategia di Speranza. Egli ha bocciato la linea dei suoi padri, Bubbico e Folino, e del suo fratello Lacorazza. Perché lo ha fatto? Forse non voleva un esterno come candidato, essendo ormai un totus politicus, e forse non voleva nemmeno l’ascesa del suo fratello politico. È tuttavia quasi sicuro che Speranza non ha del tutto chiaro che il mondo, anche il mondo lucano, non è più quello di 4 anni fa, come dimostra il duetto con Folino, ieri in direzione, sulle virtù intrinseche delle primarie e sulla capacità del Partito di riunire le diverse anime, pure all’indomani di un’aspra competizione. Caro Speranza, si trattava, politicamente parlando, di un’altra era geologica.

E Matera? Non ho ascoltato l’intervento di Santochirico ma quelli di Bellitti, Braia e Muscaridola sono stati di notevole povertà politica. Dunque, sembra proprio che all’intendenza politica materana non resterà, meritatamente, che seguire le indicazioni dei leader regionali.

2 Comments

  1. Ataru says:

    Il giudizio sulla povertà politica della discussione è estendibile a tutta la direzione.

    A parte la decisione di indire le primarie a metà settembre, senza per altro essersi pronunciati su regole e base elettorale, non si è fatto nient’altro.
    Rinviando a data da destinarsi le patate bollenti quali consiglieri indagati, alleanze e listino, temi solo sfiorati in alcuni interventi, si è solo preso tempo nella speranza forse che il vincitore delle primarie si affermi con forza e ne esca più forte dal braccio di ferro interno. Ed ovviamente non si è parlato del programma, come giustamente hai fatto notare.

    Alla fine quasi certamente il PD vincerà, più per assenza di reali contendenti, tra un centrodestra evanescente a dire poco e un M5S che non penso abbia già le spalle abbastanza forti per elezioni regionali, che per qualità della proposta politica o amministrativa.

    Due parole voglio spenderle su Speranza, per me un miracolato della politica.
    Sotto la sua direzione il PD lucano non è riuscito a presentare candidature unitarie in alcuni comuni (Pisticci è l’esempio più eclatante), ha candidato alle Politiche l’autore di brogli alle primarie e non è riuscito ad imporre la linea votata dal consiglio regionale nella delicata fase di accorpamento.
    Con questo invidiabile curriculum è avanzato fino al ruolo di capogruppo alla Camera, ma non mi sembra sia riuscito a qualificarsi come figura di riferimento per i compagni di partito.
    Sicuramente ha delle qualità che a me sfuggono, ma capigruppo più deboli ne ricordo pochi.

  2. AntonioR. says:

    Complimenti Ataru: hai detto molto in poco.
    Ho solo un dubbio sul “quasi certamente il Pd vincerà”. Ancora favorito è probabile, ma quasi certamente vincitore è eccessivo. Anche perchè il clima talora dimesso talaltro da cupio dissolvi della direzione, non depone bene per il partito e per il centrosinistra.
    Infine, io non ho lamentato l’assenza di discussione sul programma, che chiunque quando necessario potrà tirar fuori, ma l’assenza di confronto su visioni alternative, se ci sono, su due o tre temi fondamentali per questa regione.
    Che poi a far le lste della spesa sul realizzato di governo o sul realizzabile ce ne sono centinaia, di molto capaci.

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