Uno dei dati più spesso citati dal Presidente della Regione, Pittella, riguarda l’incidenza della povertà in Basilicata che, a suo dire, sarebbe fortemente diminuita sotto la sua presidenza. Tuttavia Marcello, nonostante gli sia stato richiesto più volte pubblicamente, non ha mai citato la fonte dei suoi dati, peraltro sempre apparsi agli osservatori, ai neutrali come agli ostili, come implausibili.
Ma per inquadrare correttamente il problema conviene far riferimento ai dati ufficiali, visto che proprio oggi l’Istat pubblica i dati sulla povertà in Italia nel 2015. La cosiddetta povertà assoluta è, purtroppo, in aumento nel Paese, segno che la grande crisi economica e sociale degli ultimi 10 anni produce ancora i suoi nefasti effetti. In termini di individui, si tratta di 4 milioni e 598 mila persone, il dato più elevato dal 2005.
Per quanto riguarda, invece, la cosiddetta povertà relativa, l’Istat pubblica le tabelle includendo anche i dati regionali e, quindi, ciò rende possibile sia un confronto geografico, tra le diverse regioni italiane, che un confronto temporale all’interno della medesima regione.
La definizione di povertà relativa è la seguente: “Viene definita povera in senso relativo una famiglia di due componenti con una spesa per consumi inferiore o pari alla spesa media per consumi pro-capite.” (Istat, La Povertà in Italia, 2015)
In numeri, e per il 2015: una famiglia composta da due persone è in condizioni di povertà relativa se spende, in media, da 1050,95 euro mensili in giù.
Dal 2013 al 2015 (periodo del governo Pittella) la Basilicata registra, rispettivamente, il 24,3% il 25,5% e il 25%. Ovvero, circa una famiglia su quattro è in condizioni di povertà in Basilicata e, rispetto all’anno di elezione del Governatore, si ha un leggero aumento del tasso di povertà relativa.
In questa triste classifica della povertà, la Basilicata è al vertice in Italia, superata solo dalla Calabria con il 28,2%, e dalla Sicilia con il 25,3%.
Inoltre, il dato lucano, oltre ad essere nettamente superiore a quello medio italiano, (e questo è ovvio) è anche significativamente superiore al dato medio meridionale (e questo lo è meno): 20,4% il dato di povertà nel Mezzogiorno nel 2015 contro il 25% lucano.
La povertà in Basilicata non è nata sotto Pittella, essendo un problema frutto della storica arretratezza economica della regione. Le serie storiche costruite dall’Istat mostrano che nel 2002 il dato era del 27,9% e che un minimo relativo fu toccato nel 2006, con il 23,7%. La povertà cresce fortemente con la grande crisi, superando il 30% nel 2008. Nel 2011, governo De Filippo, l’Istat registra un dato sulla povertà relativa pari al 23,4%. Successivamente, si ha una nuova fase di crescita della povertà, fino al 25,5% del 2014, per arrivare infine al 25% del 2015.
Questa ricostruzione per dire che la povertà è un noto problema secolare lucano e che non bastano due slogan e tre appelli all’ottimismo per risolverlo. Certo, ed è stato ripetuto più volte, mentre sarebbe sbagliato e ingeneroso accollare la responsabilità di questi dati sul governatore e sugli attuali gruppi dirigenti, al contempo è evidente come il ceto politico al potere sia del tutto in continuità di risultati con i ceti politici al potere nel passato. Non c’è alcuna traccia, non diciamo di rivoluzioni, termine che a distanza di 3 anni fa ormai scappare dal ridere, ma nemmeno di discontinuità, tanto in termini di azione politica quanto di risultati conseguiti.
I dati sulla povertà in Italia nel 2015, citati in questo post, sono disponibili a questo link.