La vicenda dell’elezione di Piero Grasso alla Presidenza del Senato, con il voto a favore espresso da una pattuglia di senatori 5 Stelle ha suscitato, come ovvio, variopinte reazioni e commenti.
Grasso è figura di rilievo e di grande prestigio e, dunque, si tratta di un’ottima scelta da parte del Pd che l’ha proposto in quella carica. Poi, come è pure chiaro, lo stallo sul governo possibile rimane tale e quale. Vedremo, quando la crisi finanziaria ed economica tornerà a suonare la carica, cioè a breve purtroppo, quel che accadrà al (e nel) paese.
Tuttavia, qui voglio brevemente trattare del mezzo squagliamento grillino alla prima occasione di rilievo. La quasi totalità delle interpretazioni, inclusa la mia nelle prime ore, ha virato verso la tesi della inesperienza foriera del pasticcio e della divisione del gruppo. Per intenderci, lo spessore della figura di Grasso avrebbe potuto spingere verso una scelta nitida ed alla luce del sole del gruppo 5 Stelle in suo favore. C’è stato, invece, un notevole incartamento ed una divisione, almeno così appare, tra i sostenitori della irriducibile diversità del movimento ed i sostenitori dell’appoggio a Grasso, data anche una ragionevole valutazione comparativa rispetto al suo concorrente, Schifani. Probabilmente, è proprio così: si tratta degli inevitabili problemi strutturali di un partito super-liquido e di politici che giocano ancora nella categoria dilettanti, essendo alle prese con problemi assai grandi e dovendo, peraltro, interagire con super-professionisti della politica.
Ma, devo dire che con il passare delle ore, un dubbio si è insinuato: e se invece gli ingenui senatori fossero in realtà più furbi e strategici di quanto non appaia a prima vista? Va in effetti rilevato che è davvero difficile rinvenire due dichiarazioni o valutazioni o ricostruzioni da parte dei protagonisti della vicenda che siano tra loro coerenti. Per esempio, sfido a comprendere quale sia stata la vera decisione collettiva del gruppo al Senato: Affermazione di un principio di maggioranza e dunque scelta di neutralità con scheda bianca? Oppure, libertà di coscienza e, dunque, liberi tutti? O altro ancora? Insomma, davvero poca chiarezza.
In sostanza, mi sembra che non si possa escludere a priori la possibilità che il gruppo dei senatori fosse in realtà propenso a favorire l’elezione di Grasso ma che, fronteggiando una difficoltà a motivare una simile scelta verso elettori e militanti, abbia evitato di ufficializzare la decisione Urbi et Orbi, mettendo invece in scena uno straziante psicodramma.
Questa interpretazione alternativa, ovvero comportamento strategico condito da qualche lacrima, è stata in verità suggerita, presumo involontariamente, dal capogruppo al Senato Crimi il quale, nel video registrato sabato notte, ha parlato di una scelta dei senatori 5 Stelle sofferta ma che ha visto una posizione unanime del gruppo, convergente “Sulla speranza della non rielezione di Schifani”. Poi il capogruppo prosegue con un esplicito apprezzamento per la libertà di coscienza mostrata nel voto da una parte dei suoi senatori.
Il confuso resoconto di Crimi sembra il verbale di una agitata e non sintetizzabile riunione di condominio. Però, ancora una volta, qui torniamo al dubbio iniziale: fu vera ingenuità? Forse, se non proprio probabilmente, sì, ma comunque trattasi di dubbio che al momento non può essere sciolto in via definitiva.
Vale anche la pena di ricordare che l’assoluta trasparenza delle decisioni a cui aspira, almeno ufficialmente, il movimento può confliggere con quel comportamento strategico che per coloro formatisi nella tradizione marxista si definisce più propriamente doppiezza.
In ogni caso, si è compreso che Bersani e i suoi Pasdaran proseguiranno su questa strada, cioè con la strategia di proporre nomi idonei a turbare i sonni grillini, anche nella futura proposta di governo. Vedremo, dunque, come evolverà lo psicodramma a 5 Stelle in corso.
Certo che, sempre in una prospettiva di governo, pensare che uno dei più importanti paesi dell’Unione Europea possa dipendere, ora dai tormenti dei grillini siciliani ora da quelli degli emiliani, e magari un domani possa essere appeso pure a quelli lucani, è davvero sconcertante.