Indagati e Archiviati di Basilicata al Governo

Titolo alternativo per questo post: “Indagati di Basilicata al Governo, Unitevi!”

Ieri, 22 aprile, il Fatto Quotidiano ha pubblicato a pagina 9 un’inchiesta sugli indagati del Pd, al governo e in parlamento. Si tratta di 18 persone tra viceministri, sottosegretari, deputati e senatori. Stando alle statistiche giudiziarie, buona parte di questi indagati finirà archiviata, prosciolta o al limite assolta.

Nella lunga lista compaiono due illustri lucani, entrambi ex presidenti di regione: il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, e il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo.

Il Fatto Quotidiano - 22 Aprile 2016

Bubbico è stato indagato, con Alfano, per abuso d’ufficio dalla Procura di Roma per il trasferimento a Isernia del Prefetto di Enna, Fernando Guida, con provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 dicembre 2015.

In particolare, la Procura di Roma indaga sulle pressioni che l’ex senatore del Pd, Crisafulli, avrebbe fatto su Bubbico e Alfano, via il segretario particolare di Bubbico, Malagnino, affinché fosse “neutralizzato” il Prefetto Guida, in procinto di commissariare la Fondazione Kore. Da questa Fondazione dipende la nomina del Presidente dell’Università Kore di Enna, cara al Crisafulli. In realtà, a dispetto (o indipendentemente) dal trasferimento, il commissariamento è poi avvenuto ugualmente, il che ha consentito di dire ad Alfano che la questione non sussiste e che il trasferimento non era in realtà connesso alla vicenda Kore. Al momento, va anche aggiunto, non ci sono intercettazioni che coinvolgano direttamente Bubbico. Certo, si deve ammettere, la coincidenza tra le pressioni di Crisafulli su Malagnino e il successivo trasferimento di Guida pare sfidare il calcolo delle probabilità.

Invece, la vicenda giudiziaria di De Filippo è più recente, nella sua pubblicizzazione, e ben nota: ipotesi di induzione indebita nell’ambito dell’inchiesta sul petrolio della Procura di Potenza. Peraltro, lo stesso De Filippo dichiara al Fatto di essere ancora sotto inchiesta anche per la famosa vicenda dei francobolli (“spese pazze”), 1.200 euro, dell’epoca in cui era Governatore.
Sull’inchiesta petrolio continua a circolare la voce, ripresa dalla stampa locale e nazionale, che la richiesta di archiviazione per De Filippo sarebbe imminente.

Fin qui, in estrema sintesi, il quadro giudiziario che riguarda i due illustri lucani. Ora veniamo alla politica. Se dovesse essere confermato che Bubbico ha in effetti subìto, per via diretta o indiretta, le pressioni di Crisafulli per rimuovere un Prefetto, allora a mio parere Filippo dovrebbe dimettersi, indipendentemente da un’eventuale archiviazione del suo caso o dall’assoluzione al terzo grado di giudizio. Si tratterebbe, infatti, di un uso improprio e, dunque, inaccettabile della sua posizione di viceministro (medesimo discorso varrebbe, a maggior ragione, per Alfano). Al momento, a mio parere, non c’è ancora un’evidenza indiscutibile. Ma vedremo gli sviluppi.

Per quanto riguarda, invece, l’eventuale archiviazione della posizione giudiziaria di De Filippo, che sul piano personale gli auguro, non muterebbe di un centimetro la mia valutazione già espressa, che è appunto politica: un sottosegretario, un governatore o il sindaco di un comune non devono mai utilizzare la propria posizione di potere per sistemare figli, amici e clienti, in particolare interloquendo con multinazionali che hanno nei governi locali delle naturali controparti. Se questo invece, come appare evidente, accade, allora si ha una impropria produzione di potere a mezzo di potere. In verità, un modo di concepire la politica tristemente noto in Basilicata.

Vito De Filippo ha sostenuto, in una nostra pubblica discussione su twitter, che molti altri esponenti della sinistra lucana hanno praticato codesta produzione di potere a mezzo di potere (clientelismo). Bene, il mio modesto suggerimento a De Filippo è allora il seguente: si dimetta da sottosegretario e poi, nel tempo libero, scriva un libro sulle assunzioni in ENI e sulla politica lucana dal 1998 ai giorni nostri. Faccia nomi, indichi misfatti, clientelari e non, perpetrati dai DS lucani. In fondo, Vito è un giornalista professionista! (io, invece, sono solo un modesto commentatore).

Posso garantire che sarò il primo a recensire il suo libro-denuncia. Insomma, se non fosse ancora chiaro agli eredi di Colombo, Popolari e DS, non se ne può davvero più: è tempo di fare pulizia politica, non (solo) giudiziaria, in Lucania!

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