La risposta alla domanda “Come finirà?” è la seguente: lo sapremo lunedì 27 gennaio!
Infatti, tutti i sondaggi pubblici hanno decretato il “neck and neck” in Emilia Romagna e, dunque, solo un aruspice potrebbe anticipare il risultato. Certo, circolano in queste ore alcuni sondaggi ad hoc, commissionati dai partiti, buoni per galvanizzare le truppe nelle ultime 72 ore di campagna elettorale ma inservibili per previsioni serie. Rientra in quest’ambito il sondaggio evocato ieri da Salvini, al solito scorretto ma l’uomo è quello che è, che darebbe in vantaggio il centrodestra. Vantaggio della Borgonzoni su Bonaccini? Delle liste del centrodestra? Lasciamo perdere.
Sotto alcuni aspetti il voto di domenica ricorda il voto nel Regno Unito per la Brexit: Londra la metropoli, città aperta per eccellenza, contro la provincia e la periferia minacciata che chiede la chiusura delle mura per difendersi dalle invasioni (delle merci globali, della manodopera, dei migranti). Nel Regno Unito ha vinto per un pelo la periferia, in Emilia Romagna potrebbe vincere per un pelo la “metropoli”, ma vedremo.
Un altro paragone, magari un tantino forte, che si potrebbe fare, si parva licet ovviamente, è quello con la reazione della Vandea, provincia cattolica conservatrice, e di altri dipartimenti, nei confronti del governo rivoluzionario francese nel 1793. Questo esempio di scontro centro-periferia è più ben augurante, rispetto alla Brexit, nei confronti del governatore uscente di centrosinistra Bonaccini, visto che il governo rivoluzionario francese, seppur con molta fatica e al prezzo di forti perdite, riuscì a domare la rivolta delle forze reazionarie.
Naturalmente, ora (o per ora) siamo in democrazia e questo possibile conflitto sarà risolto pacificamente nelle urne. Ho comunque citato la Vandea in quanto, almeno sui tempi medio-lunghi, le posizioni sovraniste – populiste, così forti oggi in molte parti del mondo, sono destinate a soccombere in quanto retrive e antistoriche.
In Emilia Romagna, Bonaccini e il centrosinistra vinceranno nettamente a Bologna e a Modena città, probabilmente a Ravenna, forse anche a Reggio Emilia. A parte Bologna (dove il centrosinistra dovrebbe facilmente primeggiare anche in provincia), è possibile che il voto in queste città riesca a dominare l’esito più incerto nelle rispettive province. Invece, Borgonzoni e la Lega, con il centrodestra, dovrebbero vincere con distacco a Piacenza, Ferrara, Parma e nelle rispettive province. Più aperto, sulla carta, l’esito a Rimini, Cesena e Forlì, forse con leggera tendenza Lega – Centrodestra. Dato il quadro è improbabile possa venir fuori una vittoria schiacciante di una fazione sull’altra.
Le ripercussioni del voto in Emilia Romagna saranno forti sulla politica italiana. In caso di sconfitta di Bonaccini, forse, il governo non cadrà subito ma si indebolirà fortemente e anche per Zingaretti sarà difficile superare la nottata. In questa eventualità, chi in Basilicata ha scommesso sulla lunga vita della segreteria Zingaretti dovrà riposizionarsi e-o cadere con il segretario nazionale. Viceversa, la vittoria di Bonaccini rilancerà anche il centrosinistra e il governo Conte, nonché puntellerà le dirigenze locali che hanno scommesso su Zingaretti. Anche la vita di Italia viva, probabilmente, si farà più difficile (per quanto già al momento non appaia facile). Sono anche prevedibili, in caso di vittoria della resistenza in Emilia Romagna, ritorni alla casa madre da parte di Renziani insoddisfatti.
Da quel che si è detto in quest’ultima parte del post, appare chiaro che la strategia di Bonaccini di puntare tutto sul carattere locale delle elezioni, onde evitare un vantaggio di nazionalizzazione dell’evento per Matteo Salvini, è stata sensata ma, al contempo, disperata. Fortunatamente, ci hanno pensato le Sardine a portare nella campagna del centrosinistra un tocco di novità, passione e pesante leggerezza.
Stefano Bonaccini, che conosco abbastanza bene per vie dirette e indirette, è uno degli ultimi prodotti del funzionariato di partito di origine comunista (nel senso del PCI). Possiamo anche aggiungere che si tratta di uno dei migliori prodotti ancora in circolazione di quella grande scuola politica. Rigore, serietà, competenza e senso delle istituzioni sono sempre stati un tratto caratterizzante dei migliori dirigenti di quella tradizione. In più, in Bonaccini, vi è anche il pragmatismo riformista della scuola emiliana. Naturalmente, come limite, sono presenti nell’uomo sia quella componente di grigiore che quel deficit di carisma che hanno non di rado afflitto i gruppi dirigenti della sinistra politica. Del resto, questi “difetti” erano presenti anche nel grande e indimenticato Enrico Berlinguer.
Bene, a questo punto non mi resta che augurare a Bonaccini, all’Emilia Romagna e a tutti noi, la vittoria del centrosinistra nelle elezioni di domenica prossima 26 gennaio.
Antonio Ribba
La foto che illustra il post è di Di Francesco Pierantoni – https://www.flickr.com/photos/tukulti/49184764152/in/album-72157712105706816/, CC BY 2.0, Collegamento