Ci sono diversi passaggi interessanti nel discorso che Vito De Filippo ha tenuto ieri davanti al Consiglio Regionale, ma, come accaduto anche in passato, i più stimolanti sono quelli ai quali l’uomo di lettere ricorre per celare all’ascoltatore frettoloso quei pensieri che espressi senza il balsamo della letteratura risulterebbero troppo duri.
Bene. Fatta questa premessa, e se non avete voglia di sorbirvi (eppure se avete tempo vi consiglio di ascoltarli integralmente entrambi, qui e qui) i due interventi di Vito De Filippo, vi riporto il passaggio che ha ispirato il titolo (e l’immagine) di questo post.
Ora, in una “bufera” che ha coinvolto tutta l’Italia, serve “una doverosa azione di bonifica” perché “le inchieste non devono travolgere la solidità della Repubblica”: serve una “cesura che consentirà al sistema di ritrovare nuova forza”, ha concluso De Filippo, “e non tribunali del popolo o pulpiti”, perché “non tutto deve essere ridotto in cenere: e a Berlino ci sarà un giudice in grado di chiarire verità e certezze”.
Ascoltato questo passaggio dalla viva voce di De Filippo mi sono subito chiesto che attinenza potesse mai avere un giudice di Berlino con le inchieste di Potenza. Fino a quando non ho scovato grazie alla rete una storia di Bertolt Brecht.
Nella storia del drammaturgo tedesco, ambientata nel Diciottesimo secolo, un mugnaio di Potsdam era incappato nel sopruso di un nobile. Dopo aver cercato, invano, giustizia in tutti i possibili tribunali della Prussia, l’umile mugnaio decise di arrivare a Federico II di Hohenzollern, passato alla Storia come Federico il Grande. E così, a Berlino, il pover’uomo ebbe finalmente giustizia: perché «il miglior giudice è il re»
Ora indipendentemente da questa curiosità, devo dire che non sono poche le volte che ho incrociato il governatore in questi due ultimi anni. E’ sempre stato molto disponibile col sottoscritto e con questo blog. De Filippo è una persona, insieme al suo nemico-amico storico trasferitosi a Roma, che mi ha sempre ispirato fiducia. Così, a pelle. Senza motivo. Ed oggi le cose che ha detto, e il modo che ha usato per dirle, le ho apprezzate molto.
E’ giusto mantenere equilibrio nelle valutazioni di delicate vicende giudiziarie come quella in corso. Ed anche avere rispetto per le persone. Dunque il tuo post è centrato, visto che sul fronte politico spesso abbiamo invece criticato, per le sue scelte, il Governatore. Naturalmente, bisogna anche aggiungere che in questo caso, però, il mugnaio è il Re! Cioè il giudice a Berlino lo invoca la persona più potente di Basilica.
A De Filippo piacciono le citazioni dotte e la mia interpretazione è che “il giudice” invocato nel suo discorso avesse, in questo caso, il senso di invocazione di un giudizio politico piuttosto che giurisdizionale.
Bella comunque l’illustrazione dell’articolo. Magari diventa involontariamente un altro suggerimento per possibili lavori post-politica del Presidente De Filippo.
Infine, da notare che forse sei l’unico in Basilicata a nutrire simpatia, simultaneamente, per De Filippo e Folino!
Caro Mola,
credo che De Filippo ha un grande torto: quello di non sapere come sa di sale, non il pane altrui, ma il proprio. Ho sempre creduto che De Filippo, da me conosciuto, ragazzo ma già politico, in un lontano convegno su Sinisgalli, non si è laureato in filosofia, ma seguendo un particolare corso di laurea, che, molto frequentato a Sant’Arcangelo, va sotto la denominazione di: “E’ meglio far politica, soprattutto se nella DC”. Voglio dire che De Filippo non sa cosa significa guadagnarsi il pane con una supplenza a San Costantino Albanese, mangiando un panino a mezzogiorno e facendo le discese a folle, per risparmiare benzina. Credo che, oggi, abbia solo bisogno di un lungo periodo di riposo, o quarantena, aspettando che sia chiamato e supplicato perché torni. Glielo consigliai a Viti. M’avesse ascoltato! E non aspetti, De Filippo, il giudizio della storia. Ma gli pare che ragazzacci (pur se medici, avvocati, commercialisti di grido – è facile essere di grido in una regione come la nostra – ), che raccolgono scontrini per le strade e ne alterano la somma, possono fare storia? Guai se la facessero! Avremmo una storia senza speranze. Anche per questo bisogna mandarli via. Tutti.