Il mestiere di scrivere… le cose come stanno

il mestiere di scrivereChi scrive è un materano che vive a Matera, o se volete un lucano che vive in Lucania e fa un mestiere che lo costringe a frugarne e conoscerne tutte le pieghe.

Lo fa, anzi lo facciamo anche su questo blog e da più di quindici anni. Siamo empatici, e comprendiamo che deve essere snervante che qualcuno vada a frugare continuamente (sempre nelle pieghe) e ricevere il puntuale controcanto in risposta ad ogni roboante annuncio di successi ed iniziative “per il bene comune”.

Il comitato istituzionale di Matera 2019 promuove il dossier di candidatura? Noi lo bocciamo.

Dai il via alla attesa sperimentazione della ZTL? Quel guastafeste di Foschino si accorge che nulla è stato effettivamente sperimentato.

Crediamo, e spero di rappresentare le altre penne di questo blog scrivendolo al plurale, che l’esercizio del diritto-dovere di critica sia necessario nei riguardi del lavoro di chi è stato eletto, ma è sacrosanto verso chi è stato nominato a governare processi e progetti di un territorio, o parte di esso.

Non vorremmo essere, e infatti non ci mettiamo, nei panni di chi, ad esempio, si trova a dover approvare un progetto edilizio nel quale è impegnato un congiunto imprenditore edile, ma neanche vorremmo essere al posto di moglie e marito entrambi e su fronti diversi “direttori” legati da reciproci interessi.

Solo per questi motivi per noi è più facile (e meno imbarazzante) scrivere e descrivere di come vanno le cose in terra di Basilicata.

A volte purtroppo i conflitti di interesse, che si manifestano con le strette vicinanze alla politica da parte di pezzi di società civile o delle professioni o le parentele ai manager e tra manager, viziano i giudizi. Anche i nostri. Purtroppo è quasi inevitabile.

Ma sono pochissimi coloro i quali possono vantare una completa indipendenza da qualcuno, in Basilicata. E questo è anche causato dal numero di abitanti di questa povera regione.

La fauna che scorrazza nelle sconfinate praterie della “pubblica opinione” è  popolata anche da un’altra specie: quella dei critici di professione, che la direttrice Serino ha tentato di descrivere con originalità come “scoraggiatori di professione” (imparentati alla lontana agli spingitori di cavalli, e scusate la battuta ma l’ironia è necessaria per dimostrare che “non siamo tristi”) che osservano tutto, pesano, analizzano, studiano e manifestano le proprie perplessità in merito alle iniziative partorite dalla classe politica e dirigente di cui sopra.

Una specie in via di estinzione, quella degli scoraggiatori di professione, un po’ bistrattata ultimamente. Noi l’apprezziamo, anche perché crediamo di essere stati iscritti d’ufficio a questa categoria. Ma la nostra è una sottospecie. Ed è quella che argomenta e articola le critiche spesso in lunghissimi e pomposi articoli (o video). Scoraggiano? E perchè dovrebbero scoraggiare? Ma soprattutto chi?

È accaduto con il pensiero critico di Ribba, espresso nei riguardi di quello che ha definito “libro dei sogni” (il dossier Matera 2019) e con il video reportage di Foschino che ha messo a nudo le miserie della sperimentazione Ztl. Leggete e guardate. Ci sono degli argomenti. Puntuali e spesso indiscutibili.

Rispetto a questi temi, che prendiamo ad esempio solo perchè ultimi in ordine di tempo (ma il nostro blog rappresenta nei suoi archivi una casistica abbastanza fitta) abbiamo registrato le quasi puntuali critiche verso i critici.

I più illuminati sanno che conviene a loro innanzitutto tenerne conto (dei critici e delle cose che dicono). E infatti non sono “infrequenti” gli aggiustamenti in corso d’opera, quando possibile, ai progetti criticati.

In altri casi invece le critiche ai critici pur “costruite” con grande competenza di pensiero si limitano all’analisi poetica o “di visione” che non indugia nel merito delle riserve manifestate, ma si concentra su chi le critiche le esprime (scoraggiatori di professione). Verrebbe sin troppo facile, anche per noi accusati di fare di mestiere i disfattisti, iscrivere a nostra volta i “difensori a prescindere” all’interno di famiglie o categorie ben precise.

Correrremmo però il rischio di assimilarli indistintamente ai nostri critici più impertinenti. Quelli che, a corto di argomenti scadono nell’insulto e nella ridicola intimidazione. Costoro attaccandoci in maniera scomposta, difendono se stessi e le proprie carriere, per quanto poco appetibili esse siano.

Potremmo, forse. Ma non lo faremo.


Blogger, musicante, lettore, disegnatore e giornalista digitale (in erba).

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