DI ANTONIO RIBBA – Marcello Pittella ha avviato i preparativi per il funerale di terza classe del PD Lucano-Materano.
Infatti, lunedì scorso, in visita al comitato elettorale di Adduce, ha detto (in parole mie): Nel Partito democratico di Basilicata, in occasione delle tornate elettorali, ognuno fa quel cazzo che gli pare ma poi, finite le elezioni, si torna compagni come prima.
Ci vuole davvero un barbaro coraggio per sostenere pubblicamente simili argomenti! Ma, evidentemente, al nostro rivoluzionario Marcello, il coraggio non manca.
Lucia Serino e Vito Bubbico hanno scritto sul tema editoriali tanto ispirati quanto sconcertati. In buona parte li condivido. Dunque, io qui potrò scegliere un angolo visuale leggermente differente.
Il partito è liquido o liquefatto? Oppure, in alternativa, si tratta solo dello spirito del tempo? Cioè, non esiste più il Partito-Organizzazione in grado di proporre una visione egemonica del mondo e che organizza la vita e le carriere dei propri dirigenti, dalla culla alla tomba? La mia impressione è che queste, in buona parte, siano sciocchezze: partiti più o meno importanti e strutturati esistono ancora in tutta Europa e, inoltre, se guardiamo al Pd nazionale di Renzi, tutto si può dire fuorché si tratti di un partito liquido! Semmai, la fermezza con cui vengono prese e poi attuate le decisioni di maggioranza ricorda l’antico centralismo democratico.
Dunque, la verità è più semplice (e, di conseguenza, più allarmante): il Pd di Basilicata e di Matera, da anni, è privo di un qualificato gruppo dirigente all’altezza del compito del governo, ai diversi livelli istituzionali. Il suo ceto politico vive di rendita sull’accumulazione di potere fatta in un glorioso passato, quando risorse copiose affluivano nei verdi pascoli del clientelismo.
Tuttavia, anche le rendite prime o poi si esauriscono. In aggiunta, la crisi gravissima ha prosciugato negli ultimi anni l’erba per il pascolo clientelare.
La vicenda politica di Matera 2007, con una assai inattesa sconfitta del candidato del centrosinistra, lanciò il primo segnale. Poi ci fu una ripresa, con la vittoria per un pugno di voti di Adduce nel 2010, e la conferma per il Pd, in due distinte elezioni, alla guida della regione, nel 2010 e nel 2013. Bene, io ritengo che la sconfitta alle amministrative di Potenza lo scorso anno e la probabile, a questo punto, sconfitta di Adduce alle prossime elezioni materane, vadano inserite all’interno di una tendenza politico-elettorale negativa di lungo periodo. Cioè, credo, la caduta di Adduce preparerà poi il terreno all’evento politico culminante di questo trend negativo: la sconfitta del Pd e del centrosinistra, o almeno di questo centrosinistra, alle prossime elezioni regionali, tra 3 anni. E a quel punto, il cerchio sarà stato finalmente chiuso.
In sostanza, noi ci possiamo pure perdere nei meandri delle faide, dei colpi bassi e del folclore che affligge la politica regionale ma la stella polare per ritrovare la rotta dell’analisi e della comprensione più profonda dei processi deve essere, ritengo, la seguente: se in epoche di particolare difficoltà si dispone di un ceto politico e-o di gruppo dirigenti molto al di sotto di quanto richiesto dalla fase storica, allora questi gruppi dirigenti sono inevitabilmente destinati, nel tempo, ad essere spazzati via.
Peraltro a me non risultano, ad oggi, reazioni o comunicati a livello regionale alla sconcertante esternazione di Pittella. Né, mi pare, ci siano state veementi reazioni su due piedi, all’interno del cosiddetto comitato elettorale di Adduce.
Va detto che per quanto si sia entrati in una fase più acuta di decadenza del Pd, la malattia del trasformismo nella politica regionale si era già manifestata sotto la direzione di Speranza, un importante dirigente nazionale e, al contempo, un molto evanescente segretario regionale. Poi Pittella, con il suo stile pirotecnico, ha elevato il trasformismo a dottrina filosofica, avviandolo così alla sua fase finale.
Una nota positiva del collasso definitivo del fu Partito-Regione sarà, in effetti, che Marcello, sempre se lo vorrà, potrà tornare a dedicarsi alla vita di statista nella sua amata Lauria, magari ricandidandosi a Sindaco del paese. Invece Adduce, che vanta di tanto in tanto la sua gioventù relativa in questa competizione elettorale, dopo 45 anni quasi consecutivi di politica attiva potrà finalmente ritirarsi in campagna, felicemente pensionato nella sua duplice veste di ex Consigliere regionale e di ex Parlamentare, oltre che di ex Sindaco (ma in questa veste non percepirà vitalizio).
Questo articolo ispira ottimismo, perchè induce a sperare che stia per aprirsi un periodo nel quale le pressioni o influenze clientelari del centrosinistra, in particolare sui materani, saranno molto meno forti che nel recente passato.
Dopo quella che, obiettivamente, a precindere da ogni antipatia o simpatia per schieramenti o persone, può solo essere definita mancata amministrazione Adduce, spero che le prossime elezioni comunali di Matera, grazie a questa nuova situazione, possano eleggere un’Amministrazione degna di tale nome. E di tale Città.