E le decodifichiamo, a modo nostro, in stile libero: la prima è che Vito voterebbe per la candidatura Speranza alla Presidenza della Regione ma, soprattutto, che è stufo della melina intorno alla questione; la seconda è invece una micidiale bordata sarcastica verso i parlamentari lucani, etichettati come assai impegnati a lavorare per il bene dell’Italia (e, dunque, il senso del sarcasmo è che c’è una limitata attenzione alla Basilicata ed agli interessi della regione).
La seconda dichiarazione, letta in chiave politica e psicologica, è importante (che poi, in effetti, il balletto sulla Speranza del salvatore della patria e dell’unità del Pd ha francamente stufato). Infatti, l’attacco di De Filippo svela un giudizio negativo sulla composizione della rappresentanza parlamentare del Partito democratico di Basilicata. Equivale a dire: “se ci fossi io (o se ci fossi andato io) in Parlamento quale maggior spessore politico della rappresentanza lucana”!
Ho scritto che la manfrina Speranza candidato sì – candidato no, ha sinceramente stufato chi non sia di stretto rito Pd ma ora, contraddicendomi, scrivo (più di) qualcosa al riguardo. Roberto Speranza è segretario regionale di quel partito da ben 4 anni, cioè è il dirigente politico apicale del fu Partito-Regione e, dunque, semplicemente: “Se il fascismo è stato solo un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!”.
Come è possibile, cioè, presentare Speranza come alfiere del rinnovamento e del cambiamento? Trattasi, come è evidente, di insulto all’ordinaria intelligenza umana! Se il modello Basilicata è vivo, forte e lotta con noi; se il problema del doppio decennio di governo del centrosinistra consiste solo nel fatto che De Filippo è un 10% più clientelare di Bubbico; se la bufera giudiziaria è un nulla assoluto, penale e politico, allora prendetevi pure l’alfiere Speranza, così come un altro dei venti nomi in circolazione, tutti pienamente corresponsabili del grande successo politico degli ultimi due decenni lucani.
Vorrei dire a Piero Lacorazza, che pure ritengo uno dei più validi e intelligenti dirigenti del Partito democratico, che la programmite, per quanto dinamica e innovativa, non è la cura per questo partito e per questa regione. Infatti, la realtà politica ed economica della regione è tanto più semplice quanto, al contempo, più profonda.
Non ho bisogno di tante parole per esemplificare e mi limito dunque al tema dei temi: l’oppressione della politica lucana sulla società e sull’economia. Prendiamo la storia delle nomine riguardanti le società pubbliche negli ultimi 10 anni, da Acquedotto Lucano alla Società Energetica fino ad Agrobios. Sotto la Presidenza Bubbico e sotto quella di De Filippo.
Con la direzione del partito affidata a Luongo oppure a Folino, a Lacorazza oppure a Speranza. Senza trascurare Margiotta ed altri all’epoca della direzione della Margherita. Ebbene si scoprirebbe che secondo le norme recenti contenute in un decreto legislativo di attuazione del pacchetto “Anti-Corruzione”, voluto dal vituperato Governo Monti, la totalità di quelle nomine sarebbero state illegali, vigenti le nuove norme di inconferibilità di incarichi manageriali per personale politico impegnato in cariche politiche, elettive o esecutive, nei due anni precedenti.
La proposizione può sembrare eccessivamente assertiva: tutte, ma proprio tutte le nomine? Ma, in effetti, è davvero così. Vediamo: nel 2002 Santochirico passa dall’incarico di assessore all’urbanistica a Matera, abbandonato pochi mesi prima, a quello di Presidente del neonato Acquedotto Lucano, sotto il Governatorato Bubbico.
Poi, nel 2005, si candida e viene eletto consigliere alla Regione Basilicata, lasciando l’incarico ad Acquedotto. La sua nomina alla Presidenza di Acquedotto fu una decisione di Folino, all’epoca segretario regionale dei Ds, per esigenze di unità e di allargamento a sinistra del Partito. Lo dichiara pubblicamente, e platealmente, lo stesso Folino in una video-intervista ad Hyperbros del giugno 2012.
La storia delle nomine più recenti in Acquedotto ed in altri enti e società regionali, ad opera di De Filippo, con la direzione politica di Speranza, è ben nota e la loro alta coerenza con il perverso stile commistorio passato è pure nota. Ma, ripeto, la lista dei nominati (riciclati) da incarichi politici verso società (con eventuale ritorno) è densa: Colangelo, Mitidieri, Viglioglia, Adduce, Petrone, Gentile. E ho citato solo i campioni più rappresentativi.
Quelle norme recenti sulla inconferibilità sono state pensate da governo e parlamento per rimuovere i lacci delle clientele locali e per ridurre il peso dell’inefficienza economica che l’invadenza politica e partitica impone sull’economia locale. Il problema è diffuso in tutte le aree del paese ma in Basilicata ha toccato, senza dubbio, vette sublimi di perversione.
È chiaro che al fine di garantire una maggiore efficienza, oltre alla crescita del tasso di competenza manageriale, occorrerà rivedere anche a fondo l’attuale struttura societaria, multi-frammentata, nell’erogazione dei servizi di utilità pubblica regionale. Ma, almeno per me, è altrettanto chiaro che coloro che hanno avuto preminenti responsabilità negli ultimi 20 anni ai diversi livelli di direzione politica e amministrativa, non hanno grande credibilità nel chiedere mandati e incarichi per attuare le indispensabili riforme.
Dunque, Piero, e te lo dico con affetto e stima, il prossimo giro resta non in panchina ma direttamente in tribuna. Magari, approfitta dell’eventuale periodo sabbatico da incarichi politici per completare gli studi universitari, ai quali tieni molto. In quanto a Speranza, lasciamogli pur godere la gloria transitoria di questi prestigiosi incarichi nazionali. Infine, in quanto a Pittella Junior, consentitemi di non dire nulla e di stendere direttamente un velo pietoso sull’ipotesi di una sua candidatura alla Presidenza della Regione Basilicata.