Ormai è arrivato (il congresso): tra circa tre mesi, il 3 marzo, si svolgeranno le primarie aperte per eleggere il nuovo segretario del Partito democratico
Potremmo chiederci, anche se il quesito non riveste importanza epocale, come si posizioneranno i piccoli e i grandi notabili del Pd di Basilicata. La questione, indubbiamente, può avere qualche importanza anche in relazione alla dinamica delle elezioni regionali lucane ed alle connesse scelte del centrosinistra locale.
Per esempio, dovesse vincere il congresso Zingaretti, cioè dovesse essere lui il nuovo segretario nazionale, è plausibile una probabilità diversa da zero per la riconferma di Pittella quale candidato alla presidenza della regione? Per intenderci, questo non significa che una vittoria dell’asse Minniti – Martina possa portare alla riconferma di Marcello ma, perlomeno, ci potrebbe essere una probabilità diversa da zero. Diciamo tra il 10 e il 20%.
Per fare un altro esempio, citiamo il caso di Lacorazza: oggi con un piede dentro e l’altro fuori dal Pd di Basilicata, ma dovesse scegliere il cavallo vincente, poniamo un Zingaretti, rientrerebbe a pieno titolo nei complessivi giochi politici del partito lucano. E si potrebbe continuare con altri esempi.
Naturalmente, mi si potrebbe obiettare: ma è solo una questione di posizionamenti e di lotte di potere? Ovviamente, no. Per quanto non sia ancora chiaro se tra i tre principali candidati alla segreteria nazionale ci siano differenze fondamentali, è certo che si dovrà discutere di visioni e si dovranno esporre linee politiche e prospettive per il paese. Diciamo, tuttavia, che in questo breve post mi occupo più dell’aspetto “sangue e merda” della politica (per dirla con una famosa frase di Rino Formica).
Chi sta con Zingaretti in Basilicata?
(Quasi) certamente con Zingaretti si schiererà in Basilicata Vito Santarsiero, che è attualmente vicino a livello nazionale a Franceschini. Vito Giuzio, il capogruppo Pd in Consiglio regionale, arriverà invece al sostegno a Zingaretti via condivisione con Piero Fassino. Altri sostenitori di Zingaretti saranno gli Orlandiani di Basilicata. In verità, un piccolo dubbio riguarda ancora il leader di questa corrente in Basilicata, ovvero Roberto Cifarelli. Al momento, possiamo dare al 70% la probabilità di adesione di Cifarelli. Personalmente, per logica, ritengo che alla fine questa sarà la sua scelta. Il che porterà a cascata su Zingaretti le adesioni di Adduce e della componente materana della corrente Cifarelli – Adduce. La residua incertezza porta, eventualmente, ad un sostegno a Martina.
Piero Lacorazza si interroga su quale sia la scelta migliore tra Zingaretti e Martina. Un problema di Lacorazza è la ricaduta politica sulle regionali di Basilicata. Detta diversamente, chi tra i due offre maggiori garanzie di sbarramento all’ipotesi di Pittella candidato presidente? Messa così, la risposta parrebbe essere scontata, visto che la candidatura Martina proviene da una costola Renziana. Ma ci potrebbero essere anche altre valutazioni da parte del consigliere regionale. Dunque, io direi che, sempre per logica politica, Piero starà con Zingaretti. Ma attribuiamo a questa scelta una probabilità del 70%. Anche in questo caso, il restante 30% è per l’ipotesi Martina.
Chi sta con Martina?
Martina è molto attivo nella ricerca di proseliti in Basilicata. Tuttavia, al momento, l’unica certezza è rappresentata dal trio Chiurazzi-Scarnato-Spada. Poiché le vie del Signore sono infinite, l’approdo di questo gruppo a Martina avviene via vicinanza a Matteo Richetti. Richetti si è ritirato, o comunque è sul punto di farlo, per convergere su Martina. O, diciamo meglio, Richetti convergendo su Martina finisce per ricongiungersi con Delrio, uno degli ispiratori-sostenitori della candidatura di Martina. Se la storia dovesse finire qui, pur riconoscendo il peso che la corrente Chiurazzi ha in provincia di Matera, i consensi per Martina non potrebbero essere copiosi in Basilicata. Ma, con la seguente precisazione: ho dato 70% di probabilità alla convergenza di Lacorazza e di Cifarelli su Zingaretti, ma il calcolo delle probabilità suggerisce che la probabilità congiunta dell’evento (entrambi su Zingaretti) è “solo” del 50%.
Segue che, in fin dei conti, non è probabile ma non è nemmeno impossibile che uno dei due, tra Roberto Cifarelli e Piero Lacorazza, decida per il sostegno a Martina. In questo caso, il quadro, almeno in parte, cambierebbe.
Infine, chi sta con Minniti?
Semplice, con Minniti sta il resto del mondo, cioè gran parte dell’antica galassia Renziana lucana. In sostanza: Margiotta e Locantore, via Lotti; De Filippo e Castelgrande, via Maria Elena; Antezza e Braia, ancora via Lotti; e ultimi, ma non in ordine di importanza, i Pittella & friends, ovvero Polese, Robortella e altri, sempre via Luca Lotti.
Si direbbe una corazzata in grado di portare Minniti alla vittoria in Basilicata. Vittoria probabile, sì, ma in quali dimensioni? Sognano il 70% dell’epoca Renzi ma, io penso, che se lo sognano! A parte qualche defezione, i Giuzio e soprattutto i Chiurazzi, è tutta da verificare l’attuale consistenza “elettorale” di questo gruppo di notabili. Sicuramente, almeno i Pittella, sono parecchio ammaccati. E perfino Luca Braia appare, almeno in questa fase, un tantino (politicamente) disorientato.
Io dico che dalle informazioni disponibili, condite da qualche ragionamento, si può stimare che oggi Minniti stia un po’ sopra il 50% in Basilicata, mentre Zingaretti potrebbe stare nei paraggi del 40. Il resto a Martina. Tuttavia, se alla fine uno tra Lacorazza e Cifarelli dovesse optare per Martina, questi sarebbe intorno al 20 e Zingaretti sotto il 30%.
Nell’attribuire a Zingaretti un buon risultato anche in Basilicata, do per scontato che una manina siano disponibili a darla i sinistri fuoriusciti dal Pd, che in regione hanno un discreto seguito. In effetti, questo è un altro degli aspetti politici legati alla vicenda congressuale del Pd: una vittoria (nazionale) di Zingaretti aprirebbe in modo deciso allo scenario di un centrosinistra ampio e ricongiunto, che può significare un’alleanza tra Pd e componente Speranziana di LeU, oppure direttamente un ritorno alla casa madre (sempre degli Speranziani).
Dunque, perché questa componente della sinistra dovrebbe guardare al congresso del Partito democratico in modo distaccato? Ciò, sempre in omaggio alla logica politica.
Antonio Ribba