Il bello (e il ballo) della partecipazione in Basilicata: elettori Pd un mese sì e uno no alle urne.

Elettori PDdi ANTONIO RIBBA – Il direttore de La Nuova del Sud, Parrella, osserva nel suo editoriale odierno che il Partito democratico lucano (ma in verità anche quello nazionale) è in perenne campagna elettorale. Una rapida verifica mostra che le cose stanno proprio così.

Quantifichiamo, dunque, la richiesta di partecipazione che i dirigenti del Pd di Basilicata hanno rivolto ai propri iscritti e simpatizzanti negli ultimi 12 mesi. Si parte con le primarie del novembre-dicembre 2012 per la scelta del candidato premier del centrosinistra, in vista delle elezioni politiche. Sembra passato un secolo, ma queste vedono la vittoria di Bersani, con la Basilicata che si conferma nettamente, forse per l’ultima volta, un feudo D’Alemian-Bersaniano.

Nemmeno il tempo di allacciare le cinture che si riparte, poche settimane dopo, con le Parlamentarie di Capodanno, convocate per selezionare i candidati al Parlamento, date le liste bloccate via Porcellum che impedirebbero la libera scelta dei cittadini. Non uso l’indicativo perché a dispetto della consultazione tra iscritti e simpatizzanti, di fatto, all’incirca la metà dei parlamentari verrà poi scelta dalla direzione nazionale del partito.

Qualche giorno per prendere fiato e poi subito l’avvio della campagna elettorale per le elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013. L’esito è noto: Bersani consegue una vittoria di Pirro, manca una maggioranza al Senato e così vengono varate le larghe intese sotto la regia di Napolitano, “costretto” ad un secondo mandato presidenziale.

La sconfitta di Bersani rimette in pista Renzi, il quale stavolta decide di prendersi la segreteria del partito e ciò fa ripartire una giostra congressuale con annessa macchina delle primarie, per le quali si voterà la prossima settimana, ad un anno esatto dalla competizione con Bersani.
La Basilicata ha poi, nell’ultimo anno, un suo specifico tormento aggiuntivo di democrazia partecipata, in quanto le dimissioni di De Filippo portano ad elezioni regionali anticipate, tenutesi il 17-18 novembre 2013 e precedute da sanguinose primarie nel mese di settembre, con scontro all’ultimo voto tra Pittella (eletto poi governatore) e Lacorazza. Ma questa è una storia nota e recente.

Dunque, riassumendo, si tratta di ben 6 competizioni in 12 mesi, tra primarie ed elezioni. Un notevole impegno partecipativo, richiesto soprattutto ai cittadini simpatizzanti del centrosinistra. E non finisce qui, perché tra pochi mesi ci saranno le elezioni europee e probabilmente nel 2015 nuove elezioni politiche, con quasi sicure nuove primarie nell’autunno del 2014.

Uno dice: bene, anzi benissimo, in quanto si realizza la diretta partecipazione degli elettori alle scelte sulla leadership ai diversi livelli. In parte è così ma in parte questo è il frutto della frantumazione della leadership politica che incapace, o impossibilitata, a dirigere, delega ad un’orgia di primarie la soluzione di tutti i problemi.

In verità, con 6 consultazioni in Basilicata (per il Pd e per il centrosinistra) in 12 mesi, si pone anche un altro problema. Stimando non meno di 5-6 settimane di impegno dei gruppi dirigenti di vertice nella preparazione e poi nello svolgimento di ciascuna delle diverse campagne elettorali, si conclude che per almeno i due terzi del tempo, se non di più, il ceto politico lucano vincente è stato assorbito nelle campagne, a discapito dell’attività di governo o consiliare o parlamentare. Decisamente troppo.

Forse, è anche per questo che nelle dichiarazioni post voto delle regionali, dal Presidente Pittella ai Consiglieri Lacorazza e Santarsiero, tutti hanno sottolineato la necessità di una stringente tempistica realizzativa degli impegni di programma.

Una osservazione finale: a dispetto (o forse anche a causa) di queste ripetute convocazioni di elettori e di simpatizzanti c’è una chiara parabola discendente nella partecipazione al voto, sia alle elezioni vere (come da consistente caduta alle ultime regionali), sia alle primarie di rilievo nazionale. Questo è meno vero, per il momento, per le primarie locali in Basilicata. Comunque, si deve anche ammettere che il dato locale di “eccesso di primarie e votazioni” è drogato da alcune casualità ed è (quasi, quasi, quasi) irripetibile.

Noi possiamo solo sperare (“sperare” date le rilevanti responsabilità di governo degli esponenti di questo partito) che il gruppo dirigente del Pd, locale e nazionale, non si stia specializzando nella creazione di una sofisticata e permanente macchina elettorale che serve ad oscurare la sostanziale incapacità del saper governare. Del resto, questo fu già detto dell’avversario politico degli ultimi 20 anni, molto abile nel condurre le campagne elettorali ma poi semi-disastroso, risultati alla mano, nell’arte del governare.

One Comment

  1. Giovanni Caserta says:

    Ho già scritto una volta che un genio maligno ispirò le primarie per il PD. Non servono mai a scegliere il migliore. Non solo. Comportano mesi di odi e rancori che non si esauriscono a primarie compiute. Né vanno sottovalutati gli sprechi di energie e di denaro, che andrebbero meglio dedicati ai problemi della regione e della nazione.Il popolo del PD, peraltro, non è quello superiore e distaccato della destra. Chi, nel PD, ha parteggiato per il candidato perdente, difficilmente va a dare il suo voto a quello vincente. Spesso sceglie il non-voto. Il problema, a mio parere, è quello del sistema elettorale che ha introdotto l’elezione diretta del cosiddetto “Premier” nazionale, anche se la Costituzione non lo consente, e l’elezione diretta del cosiddetto “Governatore” regionale. Senza volerlo, con una Costituzione repubblicana, si sono introdotti devianti elementi di monarchia, di cui si pagano le conseguenze. Come è vero che, dopo un ventennio fascista, si è potuto avere un ventennio berlusconiano!

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