Il baratro, lo scontento e la ragione.

Pubblichiamo per gentile concessione della neo-direttrice del Quotidiano di Basilicata, Lucia Serino, l’editoriale di Antonio Ribba.

ribbaPartiamo dalla Basilicata per poi arrivare, rapidamente, a Roma. Ci sono due eventi emblematici nel voto politico lucano: il primo è il trionfo dei Grillini nelle città, primo partito a Potenza e con un particolare boom a Matera, dove il movimento supera il 30 percento ed è nettamente la prima forza; il secondo, è la cocente sconfitta che il Governatore deve incassare in casa sua, a Sant’Arcangelo, dove il Pd quasi dimezza i suoi voti, finendo surclassato nel risultato elettorale perfino dal (ex) moribondo Pdl lucano.

Visti i risultati del 24 e 25 febbraio, appare quindi chiaro come la regione sia diventata, in senso politico, pienamente contendibile per la prima volta da quasi vent’anni a questa parte. Inoltre, il risultato rende anche evidente che la futura alternativa al Partito-Regione non sarà rappresentata dall’aggregazione di tutti gli scontenti di sistema, dai Popolari Uniti di Cannizzaro ai Fratelli di Basilicata Rosa e Venezia, possibilmente con il supporto di avanguardie intellettuali ad elaborare pensiero critico. Invece, saranno gli scontenti anti-sistema del Movimento 5 Stelle a contendere al centrosinistra l’amministrazione di Potenza nel 2014 e, successivamente, il governo della città di Matera e della Regione nel 2015.

Rilevato che il Pd ha conservato il terzo deputato e il terzo senatore per qualche centinaio di voti, ritengo che per meglio comprendere il significato della dura botta subìta si debba riflettere, aldilà degli impietosi numeri assoluti e percentuali, su un dato di fatto: il Pd nella lista della Camera aveva schierato i suoi “fuoriclasse” al gran completo, incluso il braccio destro di Bersani e leader nazionale emergente, il Presidente del Consiglio regionale ed il Governatore di Basilicata. Con il complemento di alcuni riconosciuti Signori (e Signore) dei voti del materano. Ma, a sorpresa, il partito è andato marginalmente peggio alla Camera rispetto al Senato. A me sembra che questo suoni, più che come una definitiva bocciatura, che alla fine le elezioni le hanno pur vinte, come il rintocco della campana dell’ultimo giro.

Secondo me, e lo dico senza troppi giri di parole, affidare le chiavi del futuro governo regionale ai Grillini implicherebbe il salto dalla padella nella brace. Senza dubbio, alcune loro posizioni, riferite soprattutto alla spinta verso una maggiore etica della politica, sono meritevoli di attenzione da parte delle forze della sinistra politica ma, nell’insieme, il grado di populismo e la spinta protestataria così diffusa nel Movimento 5 Stelle lo rendono strutturalmente inadatto al cimento del governo.

Il punto è, allora, se il Pd deciderà il proprio suicidio politico, non nei prossimi anni ma nei prossimi mesi. A tal proposito, un fatto di sicuro illuminante è che nelle scorse settimane i migliori strateghi di quel partito stessero valutando il se e il come recuperare alla causa del potere perduto alcuni transfughi, in particolare quelli raccolti nei Popolari Uniti. Questo mi sembra un buon esempio di quel politicismo a progettualità limitata che, per quanto abbia funzionato bene in epoca di vacche grasse, almeno a fini riproduttivi della nomenclatura, ora è diventato del tutto insopportabile se non, appunto, alquanto dannoso. Anche il tradizionale e perverso clientelismo ultra-quarantennale del ceto politico lucano poteva esser sopportato dai cittadini, ma su questo va riconosciuto anche un buon grado di complicità da parte della società civile, in presenza di un pascolo rigoglioso di risorse pubbliche nonché di condizioni economiche e sociali di contorno non troppo negative. Quel contesto non esiste più e l’azione dei gruppi dirigenti è chiamata ad uno sforzo di rinnovamento terribile.

Un ruolo particolare, in questa fase difficile, ritengo spetti al Presidente della Regione. Infatti, De Filippo, sperando abbia compreso la situazione, dovrebbe cantare, portando la croce. Dovrebbe, cioè, fin da subito predisporre egli stesso il terreno per un futuro rinnovamento del governo e della politica regionale. L’alternativa ad un’azione attiva e lungimirante è una resistenza passiva, insieme a tutto il gruppo dirigente del Pd, in attesa della inevitabile caduta.

Arrivando, infine, a Roma, la legislatura appena cominciata è già, di fatto, finita. Da quanto scritto sulla dimensione regionale, dovrebbe esser chiaro che non vedo la possibilità di accordi di programma (quali, poi?) con i Grillini. Pensare, come dichiarato ieri sera (lunedì) a Porta a Porta da Miguel Gotor, intellettuale molto vicino a Bersani, di poter concludere un’alleanza di governo con 5 Stelle, vuol dire avere una comprensione inadeguata del baratro sociale ed economico in cui è precipitato il Paese. E, soprattutto, vuol dire sottovalutare il fatto che le strade possibili di uscita dalla crisi sono tutte collocate all’interno della dimensione politica ed economica europea. Una sinistra riformista che operi per indebolire questo quadro europeo è destinata al fallimento, suo personale e, cosa ben più drammatica, dell’Italia. Del resto, tornare immediatamente al voto, e con questa legge elettorale, significherebbe generare nuovo caos e duratura instabilità politica. Dato il quadro sembra, dunque, inevitabile tentare la strada di un accordo in Parlamento, non tanto basato sull’elaborazione di un programma condiviso, che infatti trattasi di un’operazione impossibile, quanto piuttosto su un numero limitato e qualificato di riforme del sistema istituzionale e della rappresentanza democratica. Per poi tornare al voto, al più tardi, nella primavera del 2014.

Naturalmente, la strada della ricerca di un accordo su alcune riforme fondamentali in grado di dare maggiore stabilità al sistema politico e istituzionale è comunque impervia. Così come è altrettanto chiaro che i problemi del malessere sociale non sono risolvibili (solo) con l’ingegneria istituzionale. Prima però che qualcuno mi ricordi che ben altri sono i problemi italiani, rispondo che in Grecia mi piacerebbe andarci sì ma, possibilmente, solo da turista.

Antonio Ribba

One Comment

  1. AntonioR. says:

    Scrive su Twitter @Salvatore_Manta:
    “Ribba scrive “aldilà” al posto di “al di là”. Lapsus freudiano o larvato consiglio al #Pd?#grammatica # ortografia”

    Lapsus o larvato consiglio al Pd? Nel dubbio, lasciamo pure nel post l’errore.