DI ANTONIO RIBBA – Stando alle cronache, il taglio temporaneo per i vitalizi degli ex consiglieri regionali sta suscitando reazioni veementi e minacce di ricorsi ai tribunali da parte degli interessati. Dunque, il Consiglio regionale, varando questa norma, sta richiedendo un equo contributo di solidarietà a un settore privilegiato della società lucana oppure sta iniquamente attaccando degli intoccabili diritti acquisiti?
“Pacta sunt servanda” ha scritto ieri, indignato, Nicola Savino. Ed è noto come anche uno dei più prestigiosi collaboratori di questo blog, Giovanni Caserta, consigliere regionale dal 1975 al 1980, ritenga iniqui, e quindi non giustificabili, interventi di taglio del reddito per i politici in pensione.
Per chiunque abbia nozioni minime di economia, il vitalizio previsto per i politici italiani, sia consiglieri regionali che parlamentari, è sempre apparso una concezione ai confini dell’assurdo. Basti solo pensare che qualche migliaio di soggetti ha iniziato, mediamente, a percepire una pensione tra i 55 e i 60 anni. E che pensione! Con 5 anni di contributi siamo intorno ai 1.800 euro netti mensili, con 10 anni oltre i 3.000. E via aumentando. Per comprendere perché si tratti più di privilegio consolidato che di un diritto acquisito, sarà sufficiente chiedersi: oggi, se un lavoratore dovesse versare il medesimo ammontare di contributi, quale pensione si attenderebbe di percepire? Ed a quale età? La risposta è che occorrerebbe aspettare i 67 anni (aumentabili nel tempo in base alle aspettative di vita) e che l’ammontare di pensione, sempre a parità di contributi versati, sarebbe all’incirca di un terzo rispetto a quanto percepito dai nostri vecchi politici.
In sostanza, chi ha concepito quelle norme per i vitalizi del ceto politico, nel corso degli anni 70 e 80, ha concesso privilegi inammissibili e lontani da un obiettivo di equità. Andrebbe in effetti loro chiesto: ma come vi è venuto in mente di concepire simili norme? Pensavate forse che il Convitato di Pietra (la contrazione delle risorse a disposizione del sistema) ) non si sarebbe mai materializzato a presentarci(vi) il conto?
Già, ma chi sono i responsabili di quelle norme strampalate sui vitalizi? In larga parte sono gli stessi politici, ripeto parlamentari e consiglieri regionali, che oggi (e già da diversi anni) godono del vitalizio. Quindi, diritti acquisiti che essi stessi hanno in larga parte disegnato in passato per il loro futuro.
Quindi, pur comprendendo alcune loro ragioni, io inviterei Giovanni Caserta e Nicola Savino, personaggi pubblici e politici seri del passato per i quali nutro sincera stima, a ragionare con equilibrio sulla questione e, soprattutto, a mettere da parte l’idea di ricorsi giurisdizionali contro il taglio. Ricorsi che, peraltro, ho il sospetto vincerebbero con elevata probabilità.
Infine, che dire del “coraggio” con il quale il Consiglio (i Consigli) regionale ha disegnato il taglio? A mio parere si conferma che è sempre più facile legiferare, con responsabilità, sacrifici per gli altri che per se stessi. Faccio questa affermazione, avendo seguito con attenzione in questi ultimi anni la sistematica riottosità con cui i consiglieri e i parlamentari hanno attuato misure di contenimento delle indennità ed altri interventi sui cosiddetti costi della politica. Che, comunque, ci sono stati, ma pur sempre realizzati, nella gran parte dei casi, sulla spinta della forza maggiore esterna e solo di rado come espressione di capacità di autoriforma del sistema.
Infine infine, salutiamo anche Salvatore Adduce, politico di lungo corso e Sindaco vincente di Matera 2019, che ha appena maturato l’età della pensione da consigliere regionale e da parlamentare. Dovesse perdere la battaglia per il suo secondo mandato, auspichiamo non si aggreghi ai “ricorrenti” contro il taglio dei vitalizi e che, invece, si goda la meritatissima pensione!
E’ difficile rispondere in breve su un argomento tanto sensibile, cui tutti, caro Ribba, anche quando non ne hanno diritto, si dichiarano sensibili. Cercherò di farlo al meglio, per flash.
1. Sono stanco e arrabbiato per essere ritenuto poco meno che un ladro, possessore di indebito danaro
2. Sono stufo di essere ritenuto un untore cui tutti si permettono di dare la caccia
3. Godo degli effetti di una legge preesistente alla mia nomina a consigliere regionale, quindi legge non mia, né da me votata (nessun conflitto di interessi)
4. La mia posizione non è diversa da quella di molti baby-pensionati, magistrati, prefetti ecc ecc, tutti in certo qual modo privilegiati, cui nessuno chiede niente
5. Oggi ho un vitalizio mensile di E 1.700 (ero più euro meno), lorde, contro un vitalizio iniziale di 2.300, lorde (euro più euro meno)
6. Ho dunque già ceduto 600 euro al mese, 30%, per un totale di ben 7.200 E all’anno
7. Chiedo che il 30% sia detratto a tutti gli impiegati d’Italia
8. Sono sinceramente preoccupato del fatto che una ulteriore detrazione possa compromettere il mio sistema attuale di vita, proprio mentre vado verso anni sempre più carichi di imprevisti, certamente non felici
Si consideri che:
1. Ho fatto il consigliere regionale da pioniere (1975-1980), senza mai riscuotere l’indennità, che, riscossa dal partito (PCI), serviva a finanziare il partito (PCI)
2. Ho fatto il consigliere regionale riscuotendo, a fine mese, l’equivalente di professore di Liceo, superiore a quella dei miei colleghi consiglieri comiunisti, che, se non avevano altro lavoro cui avevano rinunziato, riscuotevano l’equivalente del salario di un operaio metallurgico (è quanto dire che il PCI riconosceva i diritti acquisiti!)
3. Per sopravvivere, considerate le spese legate alla funzione di consigliere, per cui i consiglieri attuali ricevono 4.000 euro al mese, mi sottoponevo con i miei colleghi di partito (Berberino, Montagna e Venezia, prima donna in Consiglio) ad un sistema da extra-comunitario (cui chiedo scusa per il riferimento)
• Viaggiavo con abbonamento in treno (Ferrandina Scalo – Potenza) o in pullman (partenza da Matera alle ore 6,30). Se usavo il treno, allo Scalo arrivavo con la mia macchina (una Fiat 128)
• Mangiavo panini al bar della Regione o consumavo il pranzo al ristorante dei ferrovieri
• Qualche pasto l’ho consumato a casa di Beppino Grezzi, prof. di matematica, consigliere regionale, anche lui PCI, persona squisita, ora defunta, che mi piace ricordare insieme alla moglie Maria Antonietta Sole, sempre dolce e sorridente, anche lei defunta
• A casa di Beppino Grezzi qualche volta ho passato la notte (una volta a causa di una lunga nevicata che non mi permetteva di tornare a Matera)
• Altre volte ho dormito nelle stanze del gruppo PCI, ove, come soldati, disponevamo di brande
• Non ho mai dormito in albergo
• Quando eravamo contemporaneamente impegnati (giorno del Consiglio Regionale) allo Scalo di Ferrandina incontravo Barberino, Venezia e Montagna (proveniente da Policoro) e, per risparmiare, “facevamo”, a turno, una sola macchina
• A fine mese, il buon Ciccio Turro, sempre austero, da vecchio “compagno” mi staccava, con aria sussiegosa, l’assegno – equivalente dello stipendio da professore
• Spesso l’assegno non era disponibile per mancanza di cassa.
In conclusione:
Dichiaro che, se il Presidente Lacorazza vuole ancora “punirmi”, preferirei dargli il tutto. Se non altro otterrò il vantaggio di liberarmi da ogni senso di colpa. Leggo anche che il Presidente Lacorazza vuole fare “cultura lucana” con i soldi degli ex consiglieri e che, tra l’altro, vuol realizzare un archivio degli scrittori lucani. Se questo è il suo obiettivo, dichiaro, sin da ora, che mi impegno a fargli pervenire una lunga nota bibliografica sull’argomento. Intanto può cercare su Basilicata. net, alla voce “scrittori lucani”. Fra l’altro, troverà anche trenta mie schede su trenta nostri autori, scritte in italiano e in inglese.
Caro Professore, “ladri” a causa dei vitalizi non lo pensa nessuno. Nè questo tono é minimamente presente nel post.
In quanto al legiferare per sé, ovvio che il riferimento non era a individui singoli ma alle assemblee legislative che hanno legiferato sulla questione a varie riprese.
Devo anche dire che questi interventi un pò troppo mirati non del tutto mi convincono, mi riferisco al prelievo speciale per gli ex consiglieri. Ciò detto, mi pare pure un pò esagerato l’attacco personale a Lacorazza, visto che si tratta di una linea concordata nel coordinamento tra le Regioni.
Colpisce l’accorata difesa del vitalizio da parte del prof Caserta, ma ritengo che sia a sua volta difficilmente difendibile
Premetto che lo stimo sinceramente come uomo di cultura, e di lettere in particolare, ma questo non mi impedisce di non condividere affatto le sue ragioni e voglio spiegare perché come già accaduto su questo blog nelle occasioni in cui vi siete occupati di questo tema.
Innanzitutto credo che il prof. personalizzi eccessivamente la cosa, ma la norma non va vista alla luce del suo vissuto e, come tutte le leggi, deve guardare alla maggiore equità possibile verso tutti i cittadini.
Il discorso, che può essere indigesto per chi non gode di questo privilegio, deve guardare al generale e non al particolare, e su questo vorrei si esprimesse. Per cui chiedo:
1)È giusto che un gruppo ristretto di cittadini autoreferenti goda di una pensione dopo soli 5 anni di contribuzione, mentre gli altri ora debbono sgobbare per 42?
2)È giusto che i diritti acquisiti non valgano per tutti coloro che hanno subito la Fornero, ma valgano per poche categorie di cittadini?
3)È giusto che si debba far continuare a pagare agli italiani d’oggi ed in particolare ai giovani, le scelte economicamente sventurate della classe politica di quegli anni? Fa bene a citare nel punto 4 altri obbrobri dell’epoca quali le baby pensioni dopo 16 anni di contribuzione ma, come tutte le cose umane, un errore non può giustificarne un altro, da qualche parte bisogna pur cominciare a correggere.
4)Ma che diavoleria è questo benedetto principio dei diritti acquisiti, dietro al quale ci rifugiamo tutti quando non vogliamo che le cose cambino? Ogni nuova legge non modifica vecchie norme e vecchi diritti precedenti? Ogni latifondista si sarebbe dovuto opporre alle riforma agraria in base al principio, ogni esproprio, ogni nuova tassa toglie qualche diritto acquisito precedentemente, per paradosso ogni re si sarebbe dovuto opporre alle repubbliche. In democrazia, quando la maggioranza vuole un cambiamento, esso deve avvenire, e qui la maggioranza è bulgara, come si diceva una volta.
Quanto al punto 3 del prof., resta il fatto che i politici si sono auto beneficiati perché han fatto la norma per se stessi, e se pur vero che i consiglieri dell’epoca Caserta l’hanno ereditata, è anche vero che non hanno mosso un dito per modificarla in un’epoca spendereccia che guardava solo al presente e non calcolava il futuro prossimo venturo.
Al punto 7 va solo ricordato che una cosa sono gli stipendi, una cosa i vitalizi.
Al punto 8 credo che le considerazioni, per quanto giuste, valgano per tutti i pensionati d’Italia, e voi politici (o meglio ex-politici) non siete più cittadini degli altri. Un privilegio resta sempre un privilegio.
Circa le considerazioni sulla particolarità dell’essere consigliere comunista all’epoca, se da un lato posso provare apprezzamento per lo spirito maggiore di sacrificio a cui vi sottoponevate rispetto ad un classico democristiano, dall’altro penso che sapevate in partenza di rinunciare in parte allo stipendio, né più né meno di quanto fa un 5stelle oggi, non vi prescriveva il medico di andare a fare il consigliere comunista lasciando per 5 anni la vita civile, quella stessa vita civile che le rende una ulteriore pensione pari agli altri cittadini. Né sarebbe pensabile chiedere un sacrificio ai vecchi democristiani perché trattenevano tutto per se e non agli altri.
Sono infine d’accordo col prof Caserta sull’ultima considerazione circa un utilizzo migliore di questo ventilato contributo di solidarietà. Perché è giusto anche ricordare che Lacorazza, non sua sponte, ma sull’onda nazionale di protesta, ed in analogia a quanto già fatto da tanti Consigli regionali, vuol solo introdurre un contributo di solidarietà e non l’abolizione del vitalizio
Concludo dicendo che sono anch’io un pensionato, ed ammetto un mio parziale privilegio che è quello di essermi pensionato con un sistema misto retributivo contributivo che sicuramente prende più di quanto da al sistema. Ma personalmente, se le condizioni dell’INPS dovessero diventare così disastrate da necessitare di un ricalcolo di tutte le pensioni con più giusti criteri contributivi, nella speranza che i nostri figli possano ricevere qualcosa, non scenderei in piazza a reclamare i miei diritti acquisiti.
Che brutta cosa richiamare i valori del PCI che fu per difendere dei privilegi di casta (altro non sono) nel senso più dispregiativo del termine.
Vero, non sono gli unici privilegiati, ma due ingiustizie non si elidono a vicenda e da chi non perde occasione per ricordare i tempi gloriosi di un partito che davvero metteva in primo piano il benessere delle masse, mi aspetterei altra reazione più comprensiva di tempi davvero difficili per molti.
Il vitalizio ha un senso solo se inteso come compenso per chi sacrifica lo sviluppo di un’attività privata – per esempio un’azienda o uno studio professionale – per occuparsi del bene pubblico.
Per chi svolge attività di rappresentanza politica occupando un posto di lavoro statale non è giustificabile, almeno per importi così alti.
Il fatto, poi, che il PCI ritirasse all’epoca il compenso, così come oggi fa 5stelle, lo trovo assolutamente inopportuno, anzi ingiusto: è lì che inizia l’ambiguità per la quale i soldi dati ai politici non sono leciti. Da questo punto di vista, dispiace per il Professor Caserta, universalmente stimato. Ma a fronte di uno che ha svolto con impegno e disinteresse il mandato e per il quale il vitalizio sarebbe più che giusto, ci sono 100 politici che hanno svolto il mandato come esclusivo interesse personale, in aula si sono limitati a riscaldare il banco, negli uffici di rappresentanza fungevano da spingi-pratiche amministrative se non da organizzatori o catalizzatori di illeciti. Questi 100, del resto, ci hanno lasciato la Basilicata in condizioni di sottosviluppo. Lo stesso dicasi per Matera: chi ha veramente fatto, e fatto bene, è eccezione, tutti gli altri sono stati con le mani in mano.
Andiamo a vedere: di tutti quelli che gridano “non toglietemi ciò che mi spetta”, c’è qualcuno che ha sacrificato fiorenti attività imprenditoriali o studi professionali, rischiandone il declino, per occuparsi seriamente di politica? Credo di no. Del resto, non si può neanche dire che li abbiamo sempre scelti noi, visto che spesso sono imposti senza che possiamo esprimere preferenze.
Sono dunque totalmente d’accordo con l’altro Professore, autore del post.
Al limite, andrebbe studiato un meccanismo che dia un ottimo vitalizio solo a chi per la politica è costretto a trascurare un’attività o realtà imprenditoriale privata ben avviate.
Ai lettori di hyperbros;
– a tutti i nemici degli ex Consiglieri regionali, mossisi alla ricerca di facili applausi e che, per questo, blaterano di immaginarie “pensioni d’oro”;
– a qualche Giovanna d’Arco,a cui non pareva vero di poter partire, lancia in resta, per la guerra;
– a quanti ritengono che i diritti acquisiti siano una follia e che folle fu chi, a difesa della persona, li concepì (compreso l’ex consigliere Erminio Restaino, che non conosco e che mi dicono essere uomo politico lucano di grande potere);
– a quanti pensano che bisogna pur cominciare a fare pulizia, naturalmente dalla casa d’altri
– a tutti costoro umilmente dedico (Fedro IV,10):
“Giove, creandoci, ci caricò di due bisacce:
l’ una, piena dei vizi nostri, la mise dietro, sulla schiena;
l’altra, piena dei vizi altrui, la mise davanti, sul petto.
Ecco perché non vediamo i nostri vizi;
siamo, invece, severi censori dei vizi altrui”.
PS Perché, caro Mola e caro Ribba, perché non cambiamo di posto le bisacce? Perché Erminio Restaino non ci dice delle sue entrate e dei suoi incarichi politici?
Un saluto.
G. Caserta