Questa mattina ho letto l’intervista di Roberto D’Alimonte, rilasciata a Repubblica, sul tema del giorno: l’Italicum, ovvero la proposta di riforma Renzi-Berlusconi della legge elettorale.
D’Alimonte è stato il consigliere principe di Renzi in questa trattativa ed è uno stimato politologo. In questo post dirò brevemente la mia sull’Italicum ma confesso che l’aspetto che più mi ha incuriosito dell’intervista è la stroncatura che il professore fa del sistema delle preferenze, che tanto sta appassionando, invece, la componente ex Ds. In effetti, in base alle dichiarazioni degli ultimi giorni, questa delle preferenze potrebbe diventare una trincea parlamentare della sinistra Pd nella fase di discussione e di voto del progetto di riforma che, come è noto, prevede liste corte e bloccate.
Nel leggere l’intervista, mi ha colpito in particolare il seguente concetto, condito pure da qualche significativo dato, fornito da D’Alimonte:
“Ai sostenitori delle preferenze vorrei ricordare che in Lombardia solo il 14 per cento degli elettori le ha usate, alle ultime regionali, contro il 90 per cento degli elettori calabresi. Allora mi domando: le preferenze favoriscono il voto di opinione o sono uno strumento di chi fa politica con metodi clientelari, se non addirittura criminali? E poi: le preferenze alzano a dismisura i costi delle campagne elettorali, portano corruzione e indeboliscono i partiti che diventano comitati elettorali”
In effetti, i concetti espressi da D’Alimonte non sono del tutto nuovi, trattandosi di pregiati cavalli di battaglia storici dei nemici delle preferenze, club al quale mi onoro di appartenere. Quel che mi ha intrigato, però, è il fatto che in Basilicata si siano svolte poche settimane fa le elezioni regionali, per cui ho ritenuto valesse la pena cercar di capire se noi siamo più vicini, per così per dire, alla Lombardia oppure alla Calabria. Ho, dunque, fatto qualche rapida elaborazione sui dati di preferenza e su quelli di voto complessivo per le liste, espressi in occasione delle elezioni regionali lucane del 2013. Questo è, in breve, il risultato.
Gli elettori del Partito democratico in provincia di Potenza esprimono un rapporto preferenze-voto di lista pari all’86,5%, mentre in provincia di Matera siamo “solo” all’85%. Cioè, Calabria ti inseguiamo e Lombardia ti stacchiamo! Ma uno dice: tranquilli che ora un po’ di voto d’opinione lo scoviamo nelle due liste che si richiamano al Gladiatore. Risultato: in provincia di Potenza l’89% per cento degli elettori della Lista Pittella ha espresso anche una preferenza; in provincia di Matera, dove il voto d’opinione è stato nella circostanza veicolato da Maria Antezza e da Vincenzo Viti, siamo, sempre per la Lista Pittella, al 93%. Ovvero, Calabria ti stracciamo!
Peraltro, tutti gli altri partiti e liste presentano risultati simili a quelli del Pd e della Lista Pittella, con la relativa sorpresa di Sel, ben oltre l’80% in entrambe le province. L’unica e non inattesa eccezione è rappresentata in Basilicata dal Movimento 5 Stelle, che mostra a Potenza ed a Matera un rapporto preferenze-voti totali, rispettivamente, del 58 e del 53 per cento.
Naturalmente, si possono fare molte altre elaborazioni più fini e ragionamenti più sofisticati ma, onestamente, mi pare che ci sia poco da lottare contro questi risultati!
Dunque, mi chiedo in coda di post: può un cittadino italiano, e del Mezzogiorno in particolare, ritenere in tutta coscienza che il male assoluto dell’Italicum Renziano sia l’assenza del voto di preferenza? Devo avvertire che se qualcuno osasse a me materializzarsi, sostenendo questa tesi, lo proporrei senz’altro per un trattamento psichiatrico!
La legge elettorale Renzi-Berlusconi non mi entusiasma. Infatti, io sostengo sistemi elettorali di tipo maggioritario più semplici e logici, che non a caso sono in vigore nelle migliori democrazie occidentali, basati su piccoli collegi uninominali nei quali ciascun partito, o coalizione, presenta un unico candidato e, dunque, dove la “preferenza” dell’elettorale consiste nello scegliersi direttamente il proprio rappresentante. Invece, questi sistemi di tipo più mediterraneo, come lo Spagnolo e, appunto, l’Italicum mi sembrano più in linea con una certa inclinazione plebiscitaria storicamente presente in questi paesi.
Ciò dichiarato, penso tuttavia che sarebbe folle il ritorno al sistema proporzionale puro, per di più con preferenza, che flagellò la Prima Repubblica. E che, peraltro, garantì pure una discreta mole di lavoro alla magistratura.
Quindi, in conclusione e tornando al folle amore per le preferenze mostrato in questa fase dalla componente Ds, perfino in qualche sua propaggine lucana, mi chiedo se essi davvero pensino sia possibile rifondare in Italia una moderna sinistra riformista partendo da queste nostalgie tardo-democristiane per il meccanismo di preferenza e, soprattutto, insistendo in queste perverse inclinazioni neo-clientelari.
Caro Professore,
il suo ragionamento non fa una grinza.
Ma lascia l’amaro in bocca a chi serba in cuor suo l’ingenuo desiderio di poter dare un giudizio esplicito su politici e amministratori in fase di voto.
E’ vero che le liste bloccate hanno questo fondamentale difetto, che tu segnali (ti do del tu, come da prassi del web!). Difetto non da poco. E’ per questo che io preferisco il sistema basato su collegi uninominali. Certo, anche in quel caso se il giudizio sul candidato è negativo si crea l’imbarazzo dello scartare, eventualmente, l’intera lista oltre al candidato. Insomma, il sistema elettorale perfetto non esiste.
Però, sono convinto che il peggio sia un ritorno ad un sistema proporzionale puro, con in più le preferenze! Ciò mi spinge a ritenere che l’Italicum, purchè corretto con una soglia più alta per il premio di maggioranza, del 38-40%, possa rappreentare una soluzione accettabile.
Sempre sulle preferenze, e seguendo il tuo ragionamento, mi chiedo tuttavia se le migliaia di voti ottenuti alle ultime regionali lucane dal giovane ingegner Robortella riflettano un giudizio positivo su questo politico. Forse, (e sottolineo forse) sul suo papà!