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Dopo la rinuncia di Giuseppe Conte dell’incarico conferito dal presidente della Repubblica Mattarella di formare un Governo – a seguito del “No” del capo dello Stato a Paolo Savona come ministro dell’economia – riceve l’incarico l’economista Carlo Cottarelli, per formare un “Governo del presidente”.
#Quirinale: dichiarazioni alla stampa del Presidente della Repubblica Sergio #Mattarella al termine delle #consultazioni pic.twitter.com/0pPcPZewwT
— Quirinale (@Quirinale) 27 maggio 2018
Cottarelli ha lavorato in questi giorni ad un governo snello, con pochi ministri, che dovrebbe (o avrebbe dovuto) presentare al Quirinale in tempi strettissimi e senza preventive consultazioni.
#Quirinale: le dichiarazioni alla stampa del Presidente incaricato Prof. Carlo #Cottarelli al termine dell'incontro con il Presidente #Mattarella pic.twitter.com/DNdJY9t2c2
— Quirinale (@Quirinale) 28 maggio 2018
La bocciatura del Capo dello Stato all’esecutivo “legastellato” ha suscitato nei giorni scorsi forti reazioni, in moltissimi hanno voluto dire la loro (soprattutto) sui social: Tweet, post su Facebook, manifesti di giuristi, prese di posizione di sindaci e governatori che in diversi casi sono sconfinati nell’insulto e nelle minacce indirizzate alla più alta carica dello Stato, tanto che la Polizia Postale ha avviato delle verifiche sugli utenti più violenti.
Politicamente, i più arrabbiati con il presidente della Repubblica messo sul banco degli imputati per non aver accettato Paolo Savona come ministro dell’Economia sono Luigi di Maio – che ha invitato il M5S a una mobilitazione il 2 giugno a Roma nel giorno della Festa della Repubblica, scatenando a sua volta la reazione del PD che si è stretto intorno al capo dello Stato. Di Maio ha anche paventato l’impeachement prima del ritorno alle urne.
Matteo Salvini da parte sua ha rilanciato proponendo una raccolta di firme per l’elezione diretta del Presidente, difendendo comunque Mattarella “Ha sbagliato, ma niente insulti” prendendo di fatto le distanze dai 5Stelle che chiedevano sostegno alla messa in stato d’accusa davanti al Consiglio di Stato. Salvini ha anche tentato in varie dichiarazioni rilasciate e nel corso delle sue dirette social su FacebookLive dai tetti di Roma, di rassicurare i mercati: “Non vogliamo il disastro dell’Italia, non volevamo far casino ma ridiscutere le regole Ue”.
Nel Pd cresce intanto il fronte di chi pensa che sia meglio andare alle elezioni entro agosto, da Orlando a Guerini. Di Maio: il prima possibile.
Ma non trascorre molto tempo che scoppia un nuovo “caso”. Il commissario europeo al Bilancio, il tedesco Oettinger, in un’intervista alla Deutsche Welle sostiene che “lo sviluppo negativo dei mercati potrebbe spingere gli italiani a non votare più a lungo per i populisti”.
Poi la testata tedesca si scusa e parla di “tweet sbagliato”, ma è immediata la reazione, di tutti i partiti italiani (dalla Lega che chiede le dimissioni, al Pd che definisce “inaccettabili” le sue parole), e delle più alte istituzioni europee.
Il presidente della commissione Ue Juncker parla di “commento sconsiderato” e il presidente del Consiglio europeo Tusk chiede di “rispettare gli elettori italiani”. Intanto lo spread tocca 320, poi ripiega fino a 260. L’euro è ai minimi da dieci mesi sul dollaro, Piazza Affari perde il 2,4%. Ma ‘non ci sono giustificazioni, se non emotive’, dice il governatore di Bankitalia Visco.
E’ in questo quadro che gli italiani guardano all’appuntamento delle 16.30 tra Cottarelli e Mattarella.
Il premier incaricato sale al Colle per presentare la lista dei ministri, anche se, pure il PD anticipa, per voce del segretario reggente Martina l’astensione sulla fiducia al governo per rispettarne la neutralità.
Si rafforza l’idea di un governo nato morto. Senza fiducia neanche delle minoranze in parlamento, tutto si rimette in discussione. E così anche Carlo Cottarelli frena: sale al Quirinale, ma non scioglie la riserva. Tornerà in mattinata di oggi: “Serve altro tempo per i ministri”, spiega. Ma a mettere in Stand-by l’esecutivo del presidente sarebbe il consolidarsi dell’ipotesi di voto “immediato”, il 29 luglio. Anche in questo caso si tratta di una data senza precedenti.
Mentre la Lega e Salvini si rivedono per un nuovo “vertice”, il PD si affretta in vista della scadenza elettorale che si prospetta all’orizzonte puntando a un listone unico, ma è scontro sull’apertura a sinistra. Degno di nota – per stemperare il dramma – è il Tweet di Carlo Calenda che promette “solennemente” che non “litigherà” con nessuno del suo schieramento (ma chiede una deroga per Emiliano).
Prometto solennemente che non “litigherò” con nessuno del mio schieramento. Chiedo una deroga per Emiliano. ? https://t.co/Ie77e7APJE
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 29 maggio 2018
Gli ultimi tentativi di evitare un nuovo voto nel caos il 29 luglio vengono da Luigi Di Maio che (con una giravolta) si dice pronto a “rivedere la posizione” del M5s, cerca di chiudere le ostilità verso il Quirinale, “l’impeachment non è più sul tavolo” dice e rilancia il governo con la Lega: “Se abbiamo sbagliato, lo diciamo. Si rispetti la volontà del popolo”. Anche Giorgia Meloni cambia idea sull’esecutivo M5s-Lega: “Siamo stati critici, ma arrivati a questo punto siamo disponibili a rafforzare quella maggioranza con Fdi per uscire dal caos”. Appelli che, per ora, Salvini sembra non raccogliere: “Ci hanno impedito di fare un governo che rappresenta 17 milioni di italiani”, dice nell’ultimo comizio della giornata a Siena.
Al punto in cui siamo il caos con ogni probabilità (e come suggerisce il collega di blog) è destinato a regnare per un bel po’ su queste vicende. Aspettiamo dunque ancora Mattarella per capire dove stiamo andando.