….Dal politicismo esasperato non nasce niente, dal letame nascono i fior.
Domanda: servono, e se sì a cosa, gli Assessori esterni nelle Giunte regionali? Risposta: sì, possono servire, nel caso siano necessarie elevate competenze tecniche, eventualmente assenti nel Consiglio regionale.
Un buon esempio viene, seppur su un piano differente, dai governi nazionali. Prodi nel 1996 chiamò all’Economia Carlo Azeglio Ciampi; sempre Prodi, nel 2008, Tommaso Padoa Schioppia; Letta e Renzi, nella corrente legislatura, Pier Carlo Padoan. All’Italia servivano (e servono) tecnici di prestigio internazionale alla guida dell’Economia, fondamentali per un paese che fronteggia da decenni un elevato debito pubblico e che ha dunque la necessità di interloquire in modo autorevole con i rappresentanti dei governi e delle istituzioni internazionali.
E tornando alla Basilicata? Dato l’identikit dell’Assessore esterno fatto al principio del post, politici come Braia, Pietrantuono e Cifarelli di certo non lo soddisfano. Politici di qualità forse, tenaci lavoratori probabilmente, ma “interni” anzi “internissimi”!
Per una regione alle prese con gravi problemi ambientali e che ha croce e ricchezza da petrolio, un’ idea tecnico-esterna potrebbe essere al limite quella di un Assessore all’Ambiente e al Petrolio.
Ma venendo a una proposta: in Basilicata si deve fissare tassativamente a quattro il numero totale di assessori e prevedere la possibilità, al massimo, di una nomina esterna al Consiglio regionale riguardante una figura di elevata qualificazione tecnica e professionale. Ciò fissa una volta per tutte il numero totale di Consiglieri regionali + Assessori stipendiati dalla Regione a 21-22 unità. Ricordo che attualmente sono 24. Dunque, il risparmio certo di spesa pubblica ottenuto su un’intera legislatura è intorno al milione di euro, potendo tuttavia raggiungere i 2,5 milioni.
Mi dice Lacorazza: gli Assessori esterni esistono da molti anni, te ne accorgi solo ora? Come a chiedere: stai strumentalizzando la questione?
Piero e molti altri non hanno ben compreso che dal 2008 è cambiato il mondo, avendo avuto la più grave crisi economica e sociale da quasi un secolo. Quella iniziata nel 1929 fu chiamata Grande Depressione, questa è stata etichettata come Grande Recessione. L’Italia ha subìto conseguenze più pesanti dalla crisi rispetto ad altri paesi anche, o forse soprattutto, in virtù del suo debito, che ha impedito l’uso di una politica fiscale espansiva a fini di contrasto della recessione e che, addirittura, nel biennio 2012-2013, ha visto il varo non di un pacchetto di stimoli, come sarebbe stato necessario, ma di un pacchetto di severe restrizioni per ridurre il deficit e così fugare i timori diffusi sulla sostenibilità del debito pubblico.
Le conseguenze di quella stretta sono state molto pesanti per i cittadini, per i lavoratori e per i pensionati.
Peraltro, sull’uso politico delle scarse risorse pubbliche la Basilicata gode di una solida tradizione e le recenti elucubrazioni politiciste sono tutte dentro quella gloriosa tradizione. Infatti, come avviene dall’epoca di Colombo, proseguita poi coerentemente con Luongo e con i Ds, sistemare 10-15 tra colonnelli, ufficiali e attendenti, utilizzando Parlamento, Regione e sottobosco di Enti, utili ed inutili, è sempre stato il suggello di ogni alleanza e fine “strategia” politica. Ma a lungo andare, dico ai nostri strateghi e statisti, dal politicismo esasperato non nasce nulla di buono.
In verità, la limitazione (o anche l’eliminazione) degli Assessori esterni ha molto senso politico ed economico per la Basilicata, visto anche l’uso svilente che ne è stato sin qui fatto. Nell’ultima legislatura Pittella ha dapprima nominato 4 figure vicine alla sua famiglia nell’intento di dare una botta alle rissose correnti del Pd locale, per poi ripiegare sul più classico politicismo manovriero lucano e dunque utilizzare le nomine di Assessori esterni per premiare le correnti Pd ed extra Pd a lui più care. Insomma, a quanto pare, le preziose prerogative del Presidente sono state utilizzate a più riprese per farsi i ca…si propri.
Un uso piuttosto spregiudicato e personale delle istituzioni, come sottolineato anche da Speranza in una conversazione privata di qualche tempo fa.