Qualcosa sul carro occorre scriverla in questo blog, che negli anni ha sempre seguito la festa patronale di Matera. Ebbene, il manufatto in cartapesta e tempere, e chissà quale altri “intrugli” colorati è semplicemente bello e maestoso. Per una volta, e spero così di non inimicarmi gli altri maestri cartapestai materani che negli ultimi decenni si sono cimentati nella difficile e impegnativa impresa, abbiamo un carro che è stato disegnato e progettato con estrema consapevolezza di forme e soprattutto colori.
C’è un progetto dietro e c’è una conoscenza delle tecniche pittoriche e del disegno che in pochi da queste parti possono vantare. I rilievi, i fregi, le statue, i pannelli decorati sono in armonia tra loro. Andrea è riuscito a segnare una cesura, di quelle che spero lasceranno il segno.
Poi c’è da raccontare la sua passione per Michelangelo (del quale ha tatutato sul polso la firma). E come Michelangelo ha una sua scuola di “allievi”. Perchè questa è un’altra cesura col passato di non poco conto. Andrea Sansone, come nella bottega di ogni buon artista rinascimentale, ha permesso ad un gruppo di ragazze e ragazzi di lavorare direttamente al manufatto, di costruirlo e decorarlo, e di apprendere ed imparare le tecniche.
Quest’anno ho il privilegio di poter raccontare questa festa da una posizione estremamente ravvicinata, e lo sto facendo cercando di coglierne gli aspetti più curiosi, forse spesso anche in ombra. E’ cambiato qualcosa, nel modo di “fare” il carro e nel modo di “raccontare”.
Elena, Annalisa, Francesca, Uccio, Alessandro, Giuseppe, Peppino, coordinati da Andrea sono diventati “le facce da carro”, nome inventato dallo stesso Sansone per fare “gruppo” e definire scherzosamente questi materani, alcuni dei quali giovanissimi e che in passato avevano trovato le “porte chiuse”, inaccessibili se non fai parte di una “famiglia di cartapestai”.
Andrea ha segnato così l’ennesima cesura col passato. Li ha presi a lavorare con sé, ed ha raccontato anche tramite “social network” quel che stavano facendo insieme. Lo ha fatto con le t-shirt indossate durante il lavoro.
Ha costruito un carro, e me lo ha detto personalmente nel corso di una intervista, che non dovrà essere distrutto ma “smontato”. E da oggi l’assalto al carro significherà salirci sopra, e in qualche modo contribuire a riattualizzare con le grammatiche del nostro tempo, la tradizione più antica forse, di questa città. Una tradizione che unisce, laici e religiosi. Giovani e vecchi. Maestri e apprendisti.
Da ieri sera è questo il punto di svolta, segnato simbolicamente da questo “carro in cartapesta”. Il sindaco Adduce ha detto una cosa non banale, e lo ha fatto in “dieci secondi”.
Il “mini” reportage girato su Instagram con brevi video è qui
Download video: MP4 format
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