10 domande alla candidata presidente Maria Murante
- Cara Candidata Presidente Murante, ci spieghi la strategia politica di Sel in queste elezioni regionali: non volevate indagati tra i candidati alle primarie, invocando anche rinnovamento nelle liste, ma poi avete rifiutato il vostro sostegno a Lacorazza, in fondo non lontano dalle vostre posizioni, così finendo per favorire la vittoria di Pittella. Ora il rischio concreto, dal vostro punto di vista, è che Pittella diventi presidente della regione e che voi non otteniate sufficienti voti per essere presenti in Consiglio regionale. Si fa fatica a identificare, la vostra, come una strategia vincente ed in grado di favorire il rinnovamento in Basilicata. Non crede?
- Avete non poco pasticciato anche voi con la presentazione delle liste e con la scelta all’ultimo minuto della candidata alla presidenza per la coalizione Basilicata 2.0. Lei non ritiene che la credibilità di un progetto di cambiamento stia anche in un maggior rigore e tempestività nella definizione delle scelte politiche che riguardano alleanze e candidati?
- Il vostro programma, un caso non certo isolato, ha il difetto di presentare le proposte in forma di spot, evitando di indicare i tempi, i modi e le risorse per realizzare gli obiettivi. Lei non pensa che questo approccio un po’ propagandistico alla presentazione di idee e progetti renda meno credibili agli occhi dei cittadini i programmi elettorali?
- Sempre in relazione al tema “promettere non costa” colpisce, per vastità e ambizione, la vostra proposta di reddito minimo garantito. Il progetto, con un ammontare previsto di circa 600 euro mensili, per una platea stimata tra i 30 e i 50mila cittadini lucani, implica una spesa che può arrivare fino a 300 milioni di euro annui. Ci può spiegare con quali tagli di spesa, o comunque con quali risorse, intendete finanziare la realizzazione di questa importante misura?
- Leggo nel vostro programma che la coalizione sostiene l’idea di una revisione dell’attuale legge elettorale che preveda l’abolizione del listino e l’introduzione della cosiddetta doppia preferenza di genere. Dunque, proponete di conservare l’attuale sistema elettorale basato sul voto di preferenza. Mi chiedo perché scartiate l’ipotesi di un sistema elettorale basato su piccoli collegi uninominali, rappresentativi dei territori. Da notare che i collegi uninominali sono del tutto compatibili con una rappresentanza di tipo proporzionale. Quindi, le chiedo perché siate abbarbicati all’arcaico (e poco diffuso nel mondo democratico) meccanismo delle preferenze e delle circoscrizioni ampie.
- In riferimento alla vostra proposta sulla doppia preferenza di genere, e riconosciuto che le liste di Sel hanno forse la maggior proporzione di donne candidate nel confronto con le altre forze politiche, devo tuttavia notare che il 75% dei vostri candidati è di genere maschile. Non che io sia un fanatico sostenitore delle quota rosa, ma mi arrovello sul perché lei, così come altri candidati alla presidenza, a parole sosteniate quel che nei fatti non siete in grado di realizzare!
- Una curiosità: nel programma è scritto che il nuovo Statuto regionale, la cui approvazione è necessaria dopo due decenni di stallo, dovrà contemplare anche una riduzione del numero di assessori componenti la giunta. Tuttavia, poiché è già stata introdotta di recente una nuova norma che ha portato da 6 a 4 il numero di assessori, le chiedo se si tratti di una svista o se pensate davvero di ridurre ulteriormente questo numero.
- Chiedo anche a lei se è favorevole ad una revisione dell’attuale normativa sui rimborsi per i consiglieri regionali che preveda l’obbligo di destinare una parte rilevante dei 4.500 euro mensili, attualmente erogati in modo forfettario, per l’assunzione di un collaboratore che fornisca supporto all’attività politica e legislativa del consigliere regionale.
- Cosa ne pensa della proposta, pubblicata sul Quotidiano di Basilicata e finalizzata a ridurre gli spazi di occupazione dei partiti sull’economia pubblica regionale, di accorpare le 3 società pubbliche, Acquedotto Lucano, Acqua Spa e Società Energetica Lucana in una unica società a capitale pubblico maggioritario ma con l’ingresso di capitale privato?
- Dichiarate di volervi impegnare per una moratoria sulle estrazioni petrolifere, argomentando che la vostra iniziativa sarà più seria di quella presa un anno fa da Vito De Filippo. A dire il vero, a me pare che la moratoria di De Filippo sia inciampata sulla Corte Costituzionale piuttosto che sulla scarsa serietà dei proponimenti di Consiglio e di Governatore. Dunque, le chiedo come pensate di attuare un blocco sulle nuove estrazioni che superi la nota obiezione del Governo nazionale e della Corte Costituzionale secondo cui questa non è materia su cui possa decidere in solitudine la Regione Basilicata.
R.1: Non so se la strategia di SeL sia vincente o perdente, ma so che essa è coerente con quanto negli anni abbiamo sempre denunciato rispetto ad un quadro politico lucano sempre più lontano dai bisogni e dalle criticità che andavano affermandosi nei territori della Basilicata. Ma procediamo con ordine: all’indomani delle dimissioni del presidente De Filippo e dell’inedito scioglimento anticipato del consiglio regionale – dimissioni e scioglimento che avvenivano all’indomani dei fatti di cronaca noti oramai a tutti come ‘rimborsopoli’ – avevamo accolto proprio quel grido di allarme lanciato dal presidente dimissionario che ratificava, con un atto così importante, la crisi e il fallimento delle classi dirigenti lucane. Quelle classi dirigenti che avevano governato la Basilicata per diciotto anni e che consegnavano una regione in cui era covata una questione morale grande quanto un macigno. Questione morale – avevamo denunciato immediatamente – come questione politica e non solo come questione legale. Perché nelle dimissioni di De Filippo e nello scioglimento anticipato del consiglio vi era intera tutta la questione delle grandi contraddizioni di questa regione: dalla eccessiva vicinanza della politica al mondo degli affari alla gestione della spesa pubblica finalizzata alla sola aggregazione del consenso; dalla brusca interruzione della spinta modernizzatrice che pure sembrava aver presidiato le scelte del primo centrosinistra lucano alle geometrie variabili delle alleanze che oramai contraddistinguevano l’odierno centrosinistra. E, dalla presa d’atto di un fallimento di tali proporzioni avevamo provato ad indicare una via di uscita che, partendo dal tema del rinnovamento e da alcuni punti programmatici chiari, si provasse a riaprire la partita dei nodi irrisolti. Questo non è stato possibile perché si è scelta la strada innanzitutto dell’autoconservazione, arrivando prima a svolgere delle primarie in cui si candidavano le due filiere contrapposte del ‘partito-regione’ e poi a candidare alla carica di presidente il vicepresidente uscente, che attraverso un paradosso degno del peggiore dei trasformismi, si presenta quale innovatore. In realtà sappiamo che parliamo di autoconservazione e del tentativo di inaugurare, intorno alla sua figura, un nuovo blocco dei moderati.
R.2: Nessun pasticcio, tranne che l’attivismo mediatico di chi, non avendo argomenti politici su cui confrontarsi, prova ad intorpidire il dibattito nella speranza di ricavarne beneficio. La notorietà dei personaggi a questi uffici basterebbe da sola a liquidare la vicenda. Ma per amore di verità provo a chiarire il quadro. La sottoscritta era la candidata naturale di BASILICATA2.0-#LASCELTAGIUSTA, ossia di una coalizione che, partendo dalle drammaticità che attraversano la Basilicata, prova a riconnettere esperienze diverse, quali quelle di Sinistra Ecologia e Libertà, Rifondazione Comunista, Azione Civile e Liberiamo la Basilicata del Tenente Di Bello. Solo che negli ultimi giorni ci era stata una interlocuzione con la dr.ssa Silvana Arbia che però non ha retto alla verifica politica e programmatica. Naufragata la interlocuzione con la dr.ssa Arbia è naturalmente ritornata in campo la mia candidatura su cui, lo ripeto, si era già lavorato.
R. 3: Penso che la vera propaganda sia quella diffusasi in questi ultimi anni circa l’indicare tempi apparentemente precisi circa la realizzazione delle proprie proposte programmatiche salvo poi non centrarne nemmeno uno di questi tempi. E questo avviene perché non sempre sono prevedibili i tempi in cui si potranno realisticamente realizzare le riforme e gli atti che si propongono. Il programma dovrebbe essere un atto d’indirizzo su cui misurare un’azione di governo e/o amministrativa nel medio periodo. Ovviamente questo non significa non avere una scala di priorità. Innanzitutto penso alla necessità che abbiamo, di fronte alla crisi economica che attraversiamo e che mangia, quotidianamente, decine e decine di posti di lavoro, ad un provvedimento che congeli gli attuali livelli occupazionali partendo da quelle aziende che, negli anni hanno beneficiato di fondi pubblici. Questo è il primo atto per provare ad arginare, prima che sia troppo tardi, l’emorragia occupazionale. Così come subito dopo va elaborato uno statuto regionale: è inconcepibile in ritardo che scontiamo. Ed ancora abbiamo l’urgenza di un nuovo piano energetico, perché è inaccettabile il tentativo in atto di una ‘petrolizzazione/desertificazione’ dell’intero territorio lucano.
R. 4: Stupisce perché nonostante stiamo sempre a parlare d’Europa, in realtà la conosciamo poco. Ecco perché stupisce più la nostra proposta di reddito minimo garantito che non il fatto che l’Italia – insieme a Grecia, Spagna e Portogallo – è una delle poche nazioni europee a non avere forme di sostegno al reddito… ed è anche uno dei paesi in cui la precarietà e il lavoro nero imperversano come in nessun altro paese. Siccome invece noi riteniamo che uno dei primi atti utili a ridare innanzitutto dignità a chi non ha nessuna forma di sussistenza sia quella della garanzia di un reddito, il quale servirebbe immediatamente anche a combattere lavoro nero e precarietà (spesso ammantata di flessibilità ma che di flessibile ha solo il livellamento verso il basso dei diritti) ci siamo messi un po’ a studiare… e le risorse ci sarebbero partendo da un altro punto del nostro programma e c he attiene alla ricontrattazione delle royalties delle estrazioni petrolifere esistenti.
Oggi l’80% di esse – ricordando che siamo l’unico paese al mondo a ricevere in qualità di royalties la miseria di un 7% – è assorbito da una sanità organizzata prevalentemente su base clientelare e di filiera. La ricontrattazione delle royalties, insieme a una riorganizzazione della sanità, libererebbe risorse sufficienti alla realizzazione del reddito minimo.
R. 5: La riforma della legge elettorale che prevediamo si inserisce in realtà nel più generale e articolato progetto di dotare la Basilicata di uno Statuto (com’è per il resto delle regioni italiane), attraverso il quale ridiamo un nuovo assetto istituzionale all’amministrazione regionale il quale parta dalla realizzazione di un solidale federalismo dei municipi e dei territori e dall’ampliamento degli spazi di democrazia. Qualcosa che và in altra direzione rispetto all’attuale legge regionale con la presenza del listino, ma anche in direzione diversa dei collegi uninominali, ai quali si arriva per nomina e non per elezione. Saremmo di fronte ad una finta restituzione decisionale ai cittadini.
R. 6: Perché a differenza Sua io sono una fanatica sostenitrice delle quote rosa. La verità, al di là della battuta, è che la questione delle quote rose parla di una problematica molto più ampia che attiene, in generale, alle condizioni di agibilità per la donna nella sua partecipazione alla vita pubblica. Non è un caso che tanto nelle attività politiche quanto in quelle lavorative a pagare il conto più alto sia la partecipazione/presenza femminile: anche nelle nostre liste, nonostante – come ci riconosceva – siano quelle che riscontrano una maggiore presenza di donne. La proposta della doppia preferenza e delle quote femminili per legge sono solo due tasselli sulla strada della definitiva rimozione di tutti quegli ostacoli che oggi impediscono una più ampia e paritaria partecipazione femminile alla vita pubblica.
R. 7: La necessità di uno statuto regionale prescinde dalla regolamentazione dell’assetto istituzionale che il nuovo statuto dovrà contenere. Sarebbe sciocco pensare che si argomenti la necessità di uno statuto regionale con la sola riduzione della composizione della giunta. E lo è tanto di più perché stiamo parlando della carta fondamentale di una istituzione. Oggi la riduzione del numero degli assessori avviene, per l’appunto, attraverso una norma straordinaria… noi chiediamo che avvenga attraverso una formalizzazione statutaria dell’assetto istituzionale e amministrativo della regione.
R. 8: Come SeL siamo favorevoli a tutti quei provvedimenti che intendano rendere assolutamente trasparenti le spese della politica e, contemporaneamente, capaci di sottrarre arbitrarietà ai singoli in materia di lavoro, anche sotto forma di collaborazione. Per cui ben venga una legge che interviene a tutela della trasparenza e del lavoro di tante giovani risorse che vedono il proprio lavoro quotidiano bistrattato da precarietà e mancato riconoscimento. Partendo da una considerazione: che la politica è il sale della democrazia e la democrazia ha dei costi che non sono negativi, basta renderli chiari e trasparenti.
R. 9: Siamo pronti a discutere dell’argomento mettendo i piedi nel piatto e dicendo che siamo favorevoli all’accorpamento, mentre rimaniamo assolutamente contrari all’ingresso di capitale privato… ingresso che si configurerebbe come contraddizione rispetto a quanto deciso con un referendum dalla stragrande maggioranza del popolo italiano.
R. 10: Innanzitutto bisogna chiarire che noi abbiamo definito ‘farsa’ la moratoria bocciata dal Consiglio di Stato non per i suoi contenuti, ma per l’iter che l’aveva accompagnata, visto che già vi era stata la bocciatura di un’altra moratoria simile e che aveva interessato la Regione Abruzzo. Proprio in quei giorni in cui la moratoria veniva approvata noi denunciavamo come non avesse respiro, denunciandone, così com’era formulata, la incostituzionalità. Ed è proprio sulla scorta degli errori del passato che proponiamo una legge che decreti lo stop a nuove estrazioni, contemplando il mantenimento dei giacimenti come risorsa strategica, ovviamente attraverso la ricontrattazione delle royalties.